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March Madness, ecco la finale che tutti volevano

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 7 Apr, 2024

UConn contro Purdue, Hurley contro Painter, Clingan contro Edey: questa sarà la finale della March Madness 2024. Il recap delle semifinali vinte rispettivamente contro Alabama e NC State.

 

UConn, semplicemente più forte – È la partita in cui hanno rincorso per più tempo, in cui hanno concesso più punti, che è stata in equilibrio per più tempo con gli avversari a sparare triple a più non posso (11/23). E comunque UConn prosegue la sua corsa di vittoria consecutive alla March Madness con un +14 ai danni di Alabama raggiungendo la seconda finale consecutiva.

Gli Huskies sapevano di non potersi permettere una partita con scarse percentuali da tre o con un primo tempo da pochi punti: 50% tondo tondo al tiro, 40% da tre in una partita offensiva in cui c’è stato spazio per tutti: l’inizio di Stephon Castle, sfidato al tiro (2/2 subito per poi chiudere con 21 punti), le sfuriate di Cam Spencer, le triple in transizione di Alex Karaban, le escursioni a canestro di Tristen Newton e il finale di Donovan Clingan. UConn ha dato fondo a tutte le sue risorse, trovando risposte positive praticamente da tutti portando l’intero quintetto in doppia cifra. A questo si è unito il fatto di non aver mai concesso la transizione ad Alabama (0 punti in contropiede ai Crimson Tide) e una difesa che nel complesso ha alzato il livello negli ultimi dieci minuti di gara.

Mark Sears ci ha provato in tutti i modi (24 punti con 9/14 dal campo), affiancato dalle ottime percentuali dalla lunga distanza dei compagni. La chiave per la squadra di Nate Oats era quella di mantenere ottime percentuali anche per non scatenare la transizione degli Huskies. Non aveva fatto i conti con un esecuzione a metà campo ai limiti del perfetto dell’attacco di UConn. A pesare anche la differenza di tonnellaggio che ha caricato di falli Alabama e portato tanti punti extra dalla lunetta agli Huskies (14/18 contro il 9/11 dei Crimson Tide).

 

Purdue rimane sulle orme di Virginia – Serve solo un ultimo passo ai Boilermakers per ripetere una parabola identica a quella degli Hoos nel 2019, da numeri 1 battuti al primo turno da una 16 (e sonoramente presi a pernacchie da tutti) a campioni NCAA nel giro di un anno. Purdue fa fuori la cenerentola NC State con un 63-50 piuttosto autorevole ma senza brillare eccessivamente in una gara che era sembrata non esser mai davvero iniziata durante i primi dieci minuti.

A NC State erano andate per il verso migliore davvero tante cose per inanellare 9 vittorie consecutive a marzo: i segni che questa serata sarebbe stata, ahi loro, molto diversa si sono presentati praticamente da subito, fra Michael O’Connell che si azzoppa da solo, DJ Burns quasi costantemente col fiatone e Mohamed Diarra che si fa scippare alcuni rimbalzi nei primissimi minuti. Ciononostante, i Wolfpack sono riusciti a dare battaglia a lungo grazie a una difesa eccellente, un Ben Middlebrooks tremendamente efficace dalla panchina e qualche persa da mani di burro che Purdue raramente commette.

I grandi istinti da scorer di DJ Horne però da soli non potevano bastare (la squadra di coach Keatts ci ha messo ben 24 minuti a guadagnare i primi liberi) e alla lunga la guardia ha cominciato a fare cilecca (20 punti ma con un 8/21 dal campo alla fine). È anche così che i Boilermakers hanno potuto cementare il proprio vantaggio (+6 all’intervallo) con crescente tranquillità nel corso del secondo tempo. Zach Edey, pur messo a dura prova il più possibile, ha finito per stravincere la sfida con Burns (20 punti e 12 rimbalzi per il gigante canadese) mentre nel backcourt ci ha pensato soprattutto Lance Jones a piazzare giocate decisive (14 punti con 5/12 dal campo) e controbilanciare un Braden Smith mai tanto opaco (1/9 al tiro, 6 assist ma anche 5 perse). Non è stata la migliore Purdue (40% al tiro, mai così male in questa March Madness), ma la truppa di coach Painter alla lunga si è dimostrata concreta e cinica più che a sufficienza.

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