Sabato 22 febbraio CBS titolava “Michigan State’s new reality: it’s Jase Richardson’s team”. Ed è così, gli Spartans non solo sono tra i favoriti per aggiudicarsi la stagione regolare della Big Ten, cosa che non accadeva da anni, ma stanno brillando grazie alle performance di un freshman: Jase Richardson.
Nel nome del padre
Il ragazzo di Denver è entrato al college come 25esimo nella classifica Espn 100 dei migliori prospetti. Ma avendo scelto Michigan State sapeva che coach Tom Izzo non è di quelli che regalano molti minuti ai giocatori al primo anno. Richardson si è però ritagliato partita dopo partita lo spazio che meritava. Se il cognome Richardson vi sembra di averlo già sentito, beh sì ci avete beccato. Jase è il figlio di Jason, che ha avuto una lunga carriera NBA ma che soprattutto ha vinto un titolo Ncaa nel 2000 con la maglia di Michigan State, allenato anche lui da Izzo. Insomma, papà Jason sapeva benissimo in che mani stava mettendo suo figlio Jase.
Il ragazzo è una guardia di 190 centimetri con un corpo muscoloso che spesso gli permette di arrivare con potenza al ferro. Oltre alle doti atletiche, marchio di famiglia, visto che Jason ha vinto due gare delle schiacciate NBA, non manca nemmeno un’altra dote ereditaria: il tiro. Dopo un inizio di stagione un po’ timido, adesso Jase si prende le responsabilità quando la palla scotta e sta mettendo in mostra grandi doti. C’è la sua firma nell’importante vittoria fuori casa contro gli arci-rivali di Michigan, partita nella quale ha fatto il bello e il cattivo tempo. La sua media stagionale di 10.8 punti e 2.7 rimbalzi è salita al record stagionale di 21 punti e 6 rimbalzi contro i Wolverines.
Al di là delle singole prestazioni, stupiscono la costanza nella crescita e la solidità del gioco, che ad esempio è andato migliorando in difesa. Anche il minutaggio si è alzato, nonostante Michigan State sia tra le squadre che fa il maggior uso della panchina, con 10 giocatori in doppia cifra per minuti giocati (chi sta meno in campo è Xavier Booker con quasi 15 minuti).
Un leader inaspettato
E così il ragazzo è riuscito a fare anche meglio di suo padre, che nel suo anno da freshman partiva regolarmente dalla panchina. Richardson junior invece nelle ultime 5 gare è stato promosso in quintetto. “It’s been special,” ha detto Richardson commentando le performance nelle ultime 5 gare. “It’s been really special these last three, four weeks, especially getting to start, to try to adjust to my new role.”. Una crescita così inaspettata e repentina che ha sorpreso anche noi, che facciamo mea culpa di non averlo inserito nella nostra analisi sui migliori freshmen dell’anno.
The best part about Jase Richardson is that he keeps scoring in bunches, while continuing to shoot it at a low volume.
He has now had 5 games of >15 points while shooting greater >58.3% from the field:
– vs Michigan: 21 points on 7/12
– vs Oregon: 29 points on 9/13
– vs… pic.twitter.com/54COSIsNLe— Justin Thind (@JustinThind) February 24, 2025
Il nuovo ruolo lo sta gestendo bene. La vittoria contro Michigan, dopo un primo tempo in cui la squadra aveva subito l’attacco dei Wolverines, come detto ha portato la firma del giovane Richardson e questo con il placet del coach. “It is what I want because I think the players know, I told him at the end of the game, I want the ball in his hands”.
L’allenatore ha poi voluto incorniciare la partita con un complimento non da poco. “Jason had a good game here in 2001”, ha detto Izzo, ma ha aggiunto “I’m not sure he had as good a game as Jase had, but he had a couple monster dunks here. His dad should be proud of him. I mean, the kid played his ass off”. Ed ecco l’incoronazione. Avvenuta dopo la migliore gara stagionale e di fronte ad almeno 15 general manager NBA. Benvenuto tra i giocatori che contano Jase.