Ci si aspettavano un paio di stelle, cioè Cooper Flagg e Dylan Harper, e molti buoni giocatori e invece c’è un gruppo di veri leader tra i freshman che quest’anno stanno facendo davvero divertire gli appassionati del college basket. In molti hanno subito mostrato tutto il loro talento prendendo in mano grandi squadre senza soffrire hype e livello più alto di gioco, anche in un trend generale della Ncaa che punta maggiormente sull’esperienza piuttosto che sul reclutamento. Tanti coach hanno scandagliato il portale dei transfer per assemblare le loro squadre e proprio per questo sorprende ancora di più l’impatto che sta avendo questa classe di freshman.
Le certezze
Una valanga di attenzione mediatica come non si vedeva dall’arrivo di Zion Williamson e la canonica prima scelta del draft già assegnatagli ancor prima di giocare un solo minuto di pallacanestro collegiale. Non banale la vita di Cooper Flagg e non si può che partire da lui per parlare delle certezze di questa stagione: leader praticamente di tutte le voci statistiche di Duke, si è confermato un giocatore totale capace di leggere le partite come il più maturo dei senior, alzando il livello del suo gioco contro gli avversari più forti. Qualche incertezza nel tiro da 3 e qualche persa nei momenti finali hanno ricordato al mondo che ha appena compiuto 18 anni e che ha ancora margine di miglioramento ma il futuro è tutto suo e anche un bel pezzo di presente. Chi invece ha mascherato totalmente la sua età è Dylan Harper, al momento il giocatore con più impatto nel college basket. Tre sole partite sotto i 20 punti per una guardia inarrestabile ogni volta che decide di arrivare al ferro, è stato il più continuo e nel complesso il più forte freshman visto quest’anno, al punto che la #1 di Flagg non è più così al sicuro.
Se i destini di Rutgers dipendono da Harper, quelli di Arkansas sono nelle mani di Boogie Fland che ha seguito John Calipari da Kentucky ai Razorbacks e ha subito fatto divertire tutti. Play funambolo se ce n’è uno da 6 assist a partita, è fatto e finito per l’Nba che lo aspetta a braccia aperte. Assieme a lui tra i piccoli, Tre Johnson si è confermato realizzatore puro ed è uno dei miglior tiratori della Division I, nonostante la brutta stagione di Texas. Tra i lunghi, invece, la mano sinistra di Asa Newell è un altro dei piaceri per la vista e sta portando Georgia fuori dall’anonimato, e se parliamo di centri efficienti non si può non citare Derik Queen, che sta divertendo i tifosi di Maryland dalle movenze originali
Compito più difficile ce l’avevano due tiratori che per motivi diversi potevano fallire e invece stanno entrambi facendo molto bene. Tutt’altro che semplice avere subito un ruolo da protagonista nella squadra bi campione Ncaa, e con un coach come Dan Hurley, e invece Liam McNeeley è partito sempre in quintetto dalla prima partita ed è il secondo miglior realizzatore di Uconn, anche se ora un infortunio alla caviglia gli farà perdere tutto gennaio. Non facile anche prendersi spazio e tiri in una squadra che ha Cooper Flagg e tante guardie con punti nelle mani e invece Kon Knueppel è per Jon Scheyer una certezza dal primo giorno ben riposta, al netto di un paio di partite in cui ha spadellato male.
Le sorprese
Sono quattro guardie arrivate con fari non così puntati su di loro ad aver stupito per la facilità con cui si sono inserite nel college basket e soprattutto hanno subito fatto salire il livello della loro squadra. Il caso più eclatante è quello di Jeremiah Fears, 40/o nella classifica di Espn per la classe 2024 e ora serenamente nei top 5 per rendimento tra i freshman. Attaccante vero, che ogni tanto manda palloni in tribuna, il suo gioco da 4 punti per battere Michigan è uno degli highlight dell’anno, ma è il record di Oklahoma a dire come sta giocando questo ragazzo che, con 18 punti a partita, ha distrutto i pronostici che volevano i Sooners 15/i su 16 nella conference. Labaron Philon ha trovato il suo posto fisso in un quintetto di Alabama pieno di stelle senior anche per le sue qualità difensive ed è una delle armi in più di coach Nate Oats.
Se Auburn è a mani basse una delle squadre più forti dell’anno, lo deve anche a un ragazzo che ha personalità a tonnellate e che Bruce Pearl utilizza come primo cambio dalla panchina: Tahaad Pettiford ha giocato le sue migliori partite contro le avversarie più forti, sempre in doppia cifra contro squadre del ranking, e gambe e mano (42% da 3) lo rendono un attaccante completo. L’ultimo – e meno quotato – è John Mobley che si è preso la guida di Ohio State nel giro di poche partite con un mortifero 44.3% da 3, anche se le sue prestazioni sono un po’ in calo. Più o meno dal niente è venuto fuori anche Thomas Sorber, lungo di Georgetown dalla buona mano che ormai è dato tra le sicure scelte del primo giro.
Illinois merita un capitolo a sé perché la sua grande stagione finora poggia su un’asse play-centro dall’Europa dell’est che sta rendendo in modo incredibile: Kasparas Jakucionis è il leader di coach Brad Underwood e guida la squadra in punti, assist e recuperate. Per rimbalzi e stoppate bisogna invece andare in Croazia: per le complicate regole Ncaa tecnicamente è un sophomore visto che ha già giocato da pro, ma Tomislav Ivisic è al suo primo anno di college basket. E’ il fratello (gemello) del centro di Arkansas ma il suo gioco, compresa la sua mano sinistra, è decisamente più efficace di quello di Zvonimir. Se i due europei sono titolari fissi, esce invece dalla panchina Will Riley ma anche il suo contributo è una delle chiavi per la presenza nel ranking di Illinois che, con tre freshman di questo livello, è l’alternativa a Duke per gli amanti delle squadre giovani.
Il meglio deve ancora arrivare
Non è ancora tempo per parlare di delusioni, metà stagione non basta per giudicare ragazzi appena arrivati a un livello superiore. Alcuni di loro hanno sofferto il rendimento complessivo sotto le attese della loro squadra, a partire da Jalil Bethea che si è perso nel disastro di Miami per proseguire con Drake Powell, che non ha ancora trovato il suo posto a North Carolina. Meglio il suo compagno Ian Jackson che, dopo un inizio difficile, dalla seconda metà di dicembre ha tirato fuori un ventello dopo l’altro, mentre Vj Edgecombe di Baylor, senz’altro uno dei più attesi a inizio stagione, ha mostrato due gambe esplosive ma una mano da arrotondare, così come Ace Bailey ha senz’altro tiro ed eleganza ma anche ingenuità da ragazzino.
Non ci si aspettavano certo 20 punti a partita da Khaman Maluach ma 10 rimbalzi sì, e invece Jon Scheyer lo tiene in campo meno di 20 minuti, anche causa falli, perchè il centrone del Sud Sudan non sta dando quella solidità sotto canestro che ci si aspettava. Sempre restando a Duke, Isaiah Evans ha giocato finora un tempo alla grande (il primo contro Auburn) e un sacco di partite anonime, mentre a Kentucky non si stanno disperando granchè per la scelta di Karter Knox di seguire John Calipari ad Arkansas visto che è la copia sbiadita del fratello Kevin.
Discorso a parte per Egor Demin, probabilmente il prospetto europeo più atteso (oltre che il più pagato) che ha vissuto i primi mesi in una realtà tutta nuova come il mondo mormone di Brigham Young tra alti e bassi, condizionato anche da un infortunio al ginocchio che lo ha fermato per alcune partite. Classe purissima oltre che taglia fuori misura per una guardia, il russo è un talento sul quale si può solo puntare perché ha movimenti e visione di gioco non comuni. E allora vale davvero la pena dargli tempo, così come tutto il tempo del mondo se lo merita Jayden Quaintance, il più giovane giocatore della D I con i suoi 17 anni e mezzo che ogni tanto fa vedere cose da stropicciarsi gli occhi.