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Loyola, missione compiuta

Autore: Manuel Follis
Data: 25 Mar, 2018

Kansas State è riuscita almeno a perdere in maniera dignitosa. L’ultimo sforzo (profuso in maniera confusionaria e comunque tardiva) non è servito per salvare il punteggio (è finita 78-62) ma almeno la faccia. Per il resto, fino a 9 minuti dalla fine, la gara è servita solo per mostrare a quei pochi che ancora non se n’erano accorti che squadra eccezionale sia Loyola-Chicago. Solo altre tre volte nella storia una testa di serie n. 11 è arrivata alle Final Four. LSU nel 1986, George Mason nel 2006 e VCU nel 2011.

Il meglio nel momento migliore

I ragazzi di coach Porter Moser hanno giocato la miglior gara del loro Torneo nel momento più importante, tirando con percentuali strabilianti (27/47 dal campo e 9/18 da 3), sfruttando le mancanze di Kansas State, il cui piano partita (rallentare il più possibile il ritmo) ha lasciato un po’ perplessi e non ha sortito comunque alcun effetto positivo. I Ramblers hanno messo in mostra il meglio del repertorio: corsa e attacchi in transizione alternati a movimenti ragionati del pallone, precisione nell’esecuzione e difesa attenta e chirurgica. Il tutto con una faccia tosta che davvero, al di là di Sister Jean, sa di squadra che giocava in missione. Una missione peraltro compiuta: sono tornati alle Final Four dopo un’assenza che durava dal 1963.

Nuova partita, nuovo eroe

Loyola ve l’abbiamo presentata nel dettaglio quando quasi nessuno (di sicuro in Italia) ne conosceva storia e caratteristiche. La squadra forte per il collettivo, con 5 giocatori in doppia cifra di media, ha usato la March Madness come fosse uno showroom, mostrando prima le doti clutch di Donte Ingram (contro Miami), poi la leadarship del play Clayton Custer (contro Tennessee), poi l’efficacia realizzativa di Marques Townes (contro Nevada) e infine le doti balistiche di Ben Richardson, che finora al Torneo era 1/9 da 3 mentre è stato l’eroe della gara contro Kansas State: 23 punti (career high) con 6/7 dall’arco, 6 rimbalzi e 4 assist.

Effetto Krutwig a rimbalzo

Kansas State ha giocato con poche idee e quelle poche confuse. Per 30 minuti non ha avuto alcuna risposta difensiva alla circolazione di palla di Loyola, peraltro finendo per perdere anche la battaglia a rimbalzo (36-28) con Ingram e il freshman Cameron Krutwig che hanno mostrato ancora una volta di saper proteggere il loro canestro (32 rimbalzi difensivi vs 17). Il lungo dell’Illinois peraltro continua a giocare con un’intelligenza sopra la media, molto utile come passatore tanto quanto come finalizzatore nei pressi dell’area.

Kansas State, triste ma non troppo

I Wildcats si sono aggrappati a Barry Brown (14 punti ma con 0/4 da 3) trovando però poco dagli altri, a parte Xavier Sneed (16 punti con 6/10 dal campo e 4/6 da 3), la nota veramente positiva di un Torneo comunque andato oltre le migliori previsioni per Kansas State. La squadra ha mostrato ampi margini di miglioramento, non ha senior nel roster e l’anno prossimo potrà sfruttare il talento di Dean Wade, il sophomore, miglior giocatore della squadra, assente in tutte le gare della March Madness a parte 8 minuti giocati contro Kentucky.

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