Non c’è stato scampo. Dopo sei edizioni, i Mondiali U17 non hanno ancora conosciuto altra vincitrice all’infuori di Team Usa. Anche stavolta il gap, specialmente fisico, è stato troppo ampio da colmare per le avversarie. E dire che la finale contro la Spagna è stata molto tirata e che, per la prima volta, l’MVP giocava sì negli USA, ma non era americano.
Con la forza del caos
Si potrebbe dire che Team Usa abbia vinto le partite di questo Mondiale grazie alle seconde linee. Jeremy Fears, Ian Jackson e Cooper Flagg spesso cambiavano l’intensità, la fisicità e la direzione delle partite. Con loro in campo, coach Sharman White disponeva la difesa press con cui spezzava in due l’equilibrio dei primi minuti. A fare un’ottima impressione è stato l’ultimo della lista, Flagg, finito insieme all’altro classe 2005 Koa Peat nel quintetto della competizione.
15enne di 206 cm con un corpo ancora nella fase di crescita, è stato capace di unire un animo da tuttofare ad un’elasticità che l’ha reso un’arma totale in difesa dove sembra essere piuttosto completo, tra il pattugliamento dell’area e letture lontano dalla palla. In attacco ha sfruttato tutto il divario fisico e la sua abilità in transizione per accumulare punti, ma è proprio lì che stanno i margini di crescita più ampi. Andrà alla Montverde Academy l’anno prossimo e ha già dichiarato che Duke è la sua università dei sogni. Tutti hanno visto la prima rubata, ma in pochi hanno visto la tripla stoppata contro l’MVP del torneo, Almansa, per chiudere la finalissima.
Cooper Flagg brings home the gold for USA Basketball in the FIBA U17 World Cup with a crazy stat line of 8 steals, 4 blocks, 17 rebounds, 10 points and 2 assists to take down Spain. Incredible tournament for the 15-year old showing his exceptional basketball instincts. pic.twitter.com/3WLezaW7gA
— Jonathan Givony (@DraftExpress) July 10, 2022
Fears, invece, è un playmaker sotto il metro e novanta della classe 2023 che giocherà a Michigan State. É stato un’iniezione di adrenalina dalla panchina: primo passo immarcabile, arresto e tiro dal mid range e un atletismo sottovalutato l’hanno reso uno dei giocatori più decisivi, anche nel parziale di 21-3 che ha deciso la tirata finale contro la Spagna.
In questa spedizione di Team Usa c’era anche il miglior prospetto della classe 2023, ovvero DJ Wagner, conteso tra Louisville e Kentucky. Ambidestro, dotato di un buon floater e di una discreta calma nel gestire un attacco, Wagner ha mostrato altruismo, qualche bella giocata ma nessun lampo incredibile. Non è sempre facile imporsi in un contesto così pieno di talento.
Sempre nella classe 2023, Team Usa poteva contare anche su un corpo adulto come quello di Sean Stewart, prossima recluta di Duke. Un 4 formato bulldozer che ha imposto la sua fisicità in entrambi i lati del campo, mostrando anche una buona mano dal mid-range.
I talenti più puri, però, sembrano essere i più giovani. Insieme a Flagg, è un altro classe 2025 a rubare l’occhio, Koa Peat, nato nel 2007. É uno di quei lunghi estremamente mobili capaci di attaccare con entrambe le mani il canestro. Non brilla per atletismo o verticalità ma ha un buonissimo controllo del corpo che lo aiuta ad arrestarsi in spazi ristretti e a scaricare la palla. Deve lavorare molto sul tiro, poco presente nel suo arsenale offensivo.
Overtime Elite alla ribalta
Togliendo la lente di ingrandimento da Team Usa, anche il resto del mondo ha mostrato giocatori interessanti. Alcuni sono già negli Stati Uniti. Uno di questi è l’MVP, Izan Almansa, lungo della Spagna da Overtime Elite che è andato molto vicino a spezzare l’imbattibilità di Team Usa ai Mondiali U17. Anno di nascita 2005, ma già dotato di un corpo definito (207 cm per 100 chili), Almansa è un lungo che ama giocare negli ultimi metri del campo. Mobile e veloce per contestare i tiri sotto canestro, intelligente nei tagli e nel farsi trovare pronto in attacco dove spesso lucra moltissimi punti in transizione. Le sue caratteristiche migliori però sono altre: il fiuto a rimbalzo offensivo, con la quale aveva pesantemente indirizzato l’inizio della finale contro Team Usa (11.9 rimbalzi di media) e le letture in attacco, dove lo abbiamo giocare di tocco per mandare fuori giri le difese avversarie, molto attente su di lui.
L’altro giocatore di Overtime è Alexandre Sarr, fratello di Olivier passato per Wake Forest e Kentucky. Sarr è un futuro unicorno, un centro per le dimensioni con un gioco da guardia. Tiro da tre, perlopiù usato come esca con cui poi arrivava al ferro, incredibile agilità e un ball handling che lo rende immarcabile in attacco.
Da sottolineare anche il duo dal Real Madrid: lo sloveno e capocannoniere della competizione Jan Vide, guardia di quasi due metri dal tiro sopraffino che ha già ricevuto il paragone con Doncic, e Hugo Gonzalez Pena, ala all-around che ha giocato una grandissima finale. Però nessuno dei tre, compreso Sarr, è entrato nel quintetto finale della competizione: oltre Flagg, Peat e Almansa, sono stati il playmaker tascabile della Spagna Lucas Langarita e la guardia realizzatrice della Francia Ilane Fibleuil a strappare il posto.
Alexandre Sarr vs Slovenia tonight:
13 pts
4 blk
2 reb
2 stl
2 assSevenfooter with a great potential on both ends of the floor. @stgwadateam @defaut_zero @MaxJacoby @NolinjoIzabrani dogodine u Partizan pic.twitter.com/zgs4r9bwxq
— Prince Akeem (@Franchiseplaya5) July 8, 2022