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Moretti e Texas Tech: qui si fa sul serio

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 23 Nov, 2018

Finalmente protagonista: Davide Moretti è adesso una delle pedine più importanti sullo scacchiere di coach Chris Beard, in una Texas Tech ancora imbattuta e che ora bussa alle porte della Top 25 dopo la doppietta di vittorie autorevoli con USC (78-63) e Nebraska (70-52) al torneo Hall of Fame Classic.

Moretti, Mooney, Culver: questo il terzetto dal quale l’allenatore dei Red Raiders non sembra proprio voler prescindere e che sta contribuendo ad alimentare le speranze dei texani. In questo primo scorcio di stagione, l’italiano è secondo per punti segnati (11.8), terzo per assist serviti (3.0) e secondo per minutaggio (29.6) all’interno della propria squadra.

Le statistiche confortano l’impressione generale accumulata fin qui: il Moro è inserito nella squadra in modo tale da non togliere la scena agli altri compagni (17.0 di %Poss, sostanzialmente lo stesso dato dell’anno scorso), ma il maggior spazio a disposizione gli consente di avere più libertà di scelta in attacco, mostrando alcune soluzioni personali cui eravamo abituati in Italia, ma viste poco durante il suo anno da freshman.

Restando in tema di numeri, è significativo notare sia il suo livello di efficienza offensiva (134.8 di ORtg, il più alto della squadra) che la frequenza piuttosto bassa di palle perse (11.8 di TORate, dato secondo solo a quello di DeShawn Corprew). Pur essendo la PG titolare, non primeggia per assist, ma questo è in parte dovuto allo stile di gioco di Texas Tech, e all’alto grado di coinvolgimento di tutti i giocatori nel flusso offensivo – senza nulla togliere alla bravura di chi lo precede, ovvero i già citati Culver e Mooney.

Insomma, l’inizio è di quelli che promettono bene. Moretti è lì da un anno ma ha già una piccola fama di gym rat, come dicono da quelle parti, ovvero uno che in palestra ci piazza le tende. Il lavoro sul fisico ha dato i primi frutti (ora pesa 9 kg in più rispetto al suo arrivo) e quello sui fondamentali è una costante («È il tipo che tira tre, quattro, cinquecento volte al giorno, che non si prende mai un giorno libero», dice Beard).

Per tutto il resto, c’è il carattere. Tanta garra sin dalla prima palla a due, un impegno visibile e segnali di miglioramento in difesa, il suo storico punto debole. C’è la voglia di emergere e portare in alto la squadra, cosa davvero facile da vedere nella partita contro USC, nella quale ha eguagliato il suo career-high di 17 punti (registrato pochi giorni prima con Mississippi Valley State), guidando la riscossa dei Red Raiders nel secondo tempo, a braccetto con Mooney.

 

Bravo nell’attirare i contatti (e smaliziato quanto basta per farli notare agli arbitri), Moretti sta mostrando buoni spunti in avvicinamento a canestro ed è una sentenza quando viene mandato in lunetta (15/16 in totale finora). Bene anche nelle percentuali da tre (38.1%), sua specialità rimasta un po’ inespressa l’anno scorso (31.7%).

Da questo punto di vista, ha alternato giornate ottime ad altre meno buone, anche se va ammesso che cinque partite non rappresentano un arco sufficiente per giudizi veri e propri sulla continuità. In ogni caso, la fiducia di coach Beard è massima («When Moro shoots the ball, I think it’s going in every time»), come testimoniato in conferenza stampa al termine del match con SE Louisiana, la meno brillante dell’ex Treviso: «L’anno scorso, come role player, come giocatore dalla panchina che prova ad aiutare la squadra in ogni modo che può, lo facevo giocare se aveva una gran serata come quella con Mississippi Valley, mentre non giocava altrettanto in una come quella di stasera in cui il tiro non entra. Ma questo era l’anno scorso, adesso è tutto diverso. Voglio dire, ad oggi lui è la nostra point guard titolare, quindi dovrà trovare un certo livello di continuità. Mi è piaciuto il suo comportamento, la sua compostezza: quando Southeastern stava accorciando le distanze, ha fatto alcune giocate che hanno mantenuto il margine di vantaggio».

 

Dove può arrivare Texas Tech?

Pur avendo raggiunto l’Elite Eight l’anno scorso, in tanti hanno snobbato la squadra di Lubbock alla vigilia di questa stagione: la preseason poll della Big 12 li vedeva soltanto al 7° posto e la maggior parte dei pronostici che circolavano la davano come squadra più da NIT che non da Torneo Ncaa. La sfiducia dei più derivava dai tanti veterani persi (su tutti, la star Keenan Evans), oltre all’addio della draft pick Zhaire Smith: non hanno però fatto sufficientemente i conti con Chris Beard, coach che si sta dimostrando d’alto livello un po’ sotto tutti gli aspetti, dal rintracciare al reclutare giocatori validi (magari sottovalutati), fino all’inserirli in un sistema di gioco che ne educa il talento ed esalta il potenziale.

Siamo solo alla terza settimana di partite e non ci si può aspettare chissà quale raffinatezza a livello di gioco: quel che però già emerge sono la qualità dei singoli (Culver in primis, talento da primo giro al prossimo Draft), la voglia di giocare insieme e la capacità di reagire alle difficoltà. La difesa è sempre il marchio di fabbrica (i 63 punti subiti coi Trojans sono il massimo registrato fin qui), mentre in attacco è il già citato trio d’esterni Moretti-Mooney-Culver ad aver fatto la voce grossa più spesso, per quanto non vadano sottovalutati i segnali mandati dal grad transfer Tariq Owens, il quale ci tiene a smentire di essere solo uno stoppatore.

Nel complesso, il roster è formato da individualità che, per le proprie caratteristiche, possono dar forma a una squadra insidiosa e abbastanza versatile, capace di andare lontano. Le due vittorie al HoF, se seguite da un successo in casa con Northern Colorado, potrebbero benissimo proiettare Texas Tech nella Top 25 dell’Associated Press. Anzi, diciamo chiaramente che sarebbe strameritato. Ad ogni modo, pur in una Big 12 estremamente competitiva, nessuno potrà prendere sottogamba questi Red Raiders. Né tantomeno la sua PG titolare.

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