Come stanno andando gli italiani in questo inizio di stagione? Bene, in verità. Davvero molto bene. Gli azzurri si stanno rendendo protagonisti come mai accaduto prima nel corso degli ultimi tre anni, cioè da quando il loro numero è cresciuto esponenzialmente. Qui facciamo il punto sui tre che hanno iniziato meglio questa stagione, eccezion fatta per Davide Moretti, ma solo perché abbiamo già parlato di lui nella scorsa settimana.
La conferma: Alessandro Lever
È partito piano per poi crescere progressivamente nel giro di tre settimane scarse: Lever si sta confermando come pezzo pregiato nel roster di Grand Canyon, ergendosi a protagonista indiscusso dei Lopes nelle tre partite del Wooden Legacy contro Seton Hall, Utah e La Salle (17.7 punti, 58.6% al tiro, 6.3 rimbalzi). I suoi movimenti in post stanno lentamente diventando più “levigati” e anche il contributo difensivo sembra registrare progressi, per quanto resti sempre del lavoro da fare. Ora che ha tutti gli occhi puntati addosso, Lever deve fare uno step ulteriore nel suo gioco e dimostrare di sapersi adattare alle situazioni: l’alta efficienza mostrata nonostante i raddoppi costanti degli Explorers fa davvero ben sperare, in questo senso.
Top scorer della squadra (14.4) e secondo rimbalzista (5.1), l’ex Reggio Emilia è anche il miglior tiratore dall’arco (43.8% con 2.3 tentativi a partita) di GCU, se prendiamo in conto sia le percentuali che il numero di conclusioni. Il dato è certamente confortante per Lever, ma non entusiasmante per la squadra, se pensiamo alla distanza notevole che c’è ora fra il bolzanino e i suoi compagni da questo punto di vista. I Lopes, sulla carta, sono più completi e pericolosi rispetto a un anno fa ma finora hanno fatto fatica dalle zone perimetrali (30.1% da tre). Migliorare da questo punto di vista non potrebbe che aiutare coach Dan Majerle nel compiere il tanto agognato salto di qualità da squadra discreta a protagonista fra le Mid-Major.
La sorpresa: Ethan Esposito
Non contento di fare “solo” bene, Esposito ha bagnato il suo debutto in D-I partendo alla grandissima: quattro partite, tre vittorie, tutte chiuse in doppia cifra e anche con qualche giocata pesante, come i due canestri da rimbalzo offensivo che hanno permesso alla sua Sacramento State di strappare una vittoria ai supplementari con Cal State Fullerton. Le statistiche del transfer da San Diego CC parlano chiaro: 13.8 punti (62.1% dal campo, 77.3% ai liberi) e 6.3 rimbalzi in appena 18.5 minuti di utilizzo medio. Una specie di coniglio fuori dal cilindro per coach Brian Katz che, con Esposito, ha trovato un giocatore capace di portare molta sostanza nello spot di 4 in uscita dalla panchina, in una squadra non esattamente profonda e che, per provare a fare strada, non può contare solo sulle prestazioni (seppur eccellenti) della stella Marcus Graves.
Il cecchino: Gabriele Stefanini
Il 7/9 da tre piazzato contro una malcapitata St. Joseph’s – non quella di Oliva, bensì un piccolo college di Brooklyn – ha fatto lievitare le percentuali dall’arco di Stefanini in un modo che difficilmente sfugge all’occhio: 55.6% dopo 5 partite. Non che ci volesse quella strapazzata per dimostrare quanto il bolognese possa essere valido come tiratore (tra l’altro, aveva un bel 8/18 totale prima di quel match).
Grazie anche alla prova devastante contro Florida International (33 punti, 12/17 dal campo e 4/4 ai liberi), la combo guard guida ora Columbia per punti di media (16.2). È quasi impossibile, però, che lo scettro di leading scorer sfugga dalle mani di Mike Smith. Ad ogni modo, le qualità mostrate da Stefanini dovrebbero quantomeno indurre coach Jim Engles a una riflessione sugli equilibri offensivi della squadra: ovvero, se sia il caso d’impostare un tandem Smith-Stefanini (per volume di conclusioni distribuite) anziché relegare l’italiano a una dimensione di secondo violino. Se Gabe continuerà a dare certi segnali, sarà difficile non porsi il quesito.