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Nba, 10 cose da sapere sulla nuova stagione

Stagione Nba 2020
Autore: Andrea Brambilla
Data: 12 Ott, 2019

L’hanno definita la stagione in cui la Nba, tra est e ovest, ha più cambiato i suoi equilibri. Mentre si sta giocando la preseason, ecco le 10 cose da sapere per potersi gustare il nuovo campionato.

1. Chi comanda a Los Angeles, Lakers o Clippers?

Kawhi Leonard e Paul George sono approdati ai Clippers (mentre il nostro Gallinari è finito a Oklahoma City come contropartita per PG13). Anthony Davis, invece, ha raggiunto Lebron James ai Lakers. Alla domanda su quale sarà il miglior team di LA, LeBron ha detto senza mezzi termini : “Ha vinto lo Staples Center”. Los Angeles non è abbastanza grande per due super team con ambizioni da titolo: il derby che farà da opening game della stagione sarà solo l’antipasto di una lunga sfida che magari si rivedrà anche ai playoff.

2. Est e ovest mai cosi equilibrate

Nessuna squadra svetta sopra le altre e a tutte manca qualcosa per poter prevalere nettamente sulle altre. A Est ci cono i Bucks di Giannis (senza però Malcom Brogdon, volato ai Pacers), i Sixers (che hanno aggiunto Horford e Josh Richardson, ma hanno perso Jimmy Butler volato a Miami) e i Celtics (Kemba Walker in più ma Kyrie Irving e Horford in meno). A ovest le due losangeline citate, i Rockets (è arrivato Westbrook ) e i Jazz (che hanno aggiunto Mike Conley in regia). Sono tutte squadre che hanno valide opzioni per ambire al titolo.

3. Il gioco delle coppie

I tempi dei Big Three (Celtics 2008 e Heat 2010) e dei super team (i Warriors delle scorse stagioni) sono finiti. Il mercato di questa estate ha dato vita tante a squadre con due superstar e buoni comprimari attorno. In attesa del duo KD-Kyrie a partire dal prossimo anno a Brooklyn, ci sono poi Kawhi-George ai Clippers, Westbrook-Harden a Houston, Davis-James ai Lakers e Hayward-Walker a Boston. E promettono tutti di dare spettacolo.

4.Di nuovo tre italiani

Non c’erano tre azzurri in campo dal 2015 e da allora molte cose sono cambiate. Marco Belinelli è tornato agli Spurs come panchinaro di lusso mentre Danilo Gallinari, al contract year, si prepara a una stagione per lui importante a OKC nella quale dovrà mettersi in mostra per ambire a un team e a cifre importanti. Farà il suo esordio in Nba Niccolò Melli con i Pelicans. L’ex Fenerbache è partito con 11 punti in preseason contro gli Hawks e ha già ricevuto elogi da coach Alvin Gentry. A bordo campo invece troveremo ancora Sergio Scariolo come assistente a Toronto (forte della medaglia d’oro vinta al Mondiale cinese).

5. Il punto sulle finaliste, Raptors e Warriors

Toronto riparte senza Kawhi e senza Danny Green (i due titolari che hanno dato la svolta per la storica conquista del titolo). La squadra può contare sulla leadership di Lowry e Gasol e sulla crescita di Van Vleet e Powell, ma riconfermarsi sarà dura (ancora di più se per sostituire Kawhi e Green firmi Stanley Johnson e Rondae Hollis-Jefferson). Golden State riparte dal triumvirato Curry-Green-Thompson (quando Klay tornerà dalla rottura del crociato). Alla guida è rimasto coach Steve Kerr ma per il resto il team è completamente nuovo, ha perso Iguodala e Shaun Livingston e vedrà in D’Angelo Russell il suo pezzo più pregiato (ammesso che si sappia ben integrare).

6. Il China-gate

Premessa, non basterebbe un libro per parlarne, ma ecco il riassunto di cosa è successo. Un tweet del gm dei Rockets, Daryl Morey, che esprimeva solidarietà ai ragazzi in protesta di Hong Kong potrebbe aver incrinato le relazioni commerciali della Nba con la Cina. L’evento NBA Cares dei Lakers a Pechino è stato annullato, la partita di Shenzen tra Nets e Lakers non è andata in onda sulle tv cinesi e ai membri dei team e al commissioner Adam Silver non sono state concesse interviste con i media. Nessuno sa calcolare quali saranno gli effettivi danni. La posta in gioco è alta e comprende sponsor cinesi, giocatori cinesi (anche Yao Ming è coinvolto), comunità cinesi (dall’owner dei Nets, Joseph Tsai, alla Chinatown di Houston e San Francisco), e interessi economici cinesi (il motivo per cui Harden ha rinunciato ai mondiali, ndr).

7. I rookie da tenere d’occhio

Il primo naturalmente è Zion Williamson (se non ne avete sentito parlare siete i soli nel vostro condominio, sappiatelo. E poi magari rimediate). RJ Barrett è l’altra grande promessa su cui si baserà (chissà) il futuro dei derelitti Knicks. Si preannuncia un anno scoppiettante anche per Jaxson Hayes a New Orleans, Darius Garland a Cleveland e soprattutto per Ja Morant a Memphis. Rui Hachimura di Washington è invece il primo rookie giapponese scelto al Draft.

8. I sophomore da tenere d’occhio 

Il secondo anno è spesso insidioso. Trae Young e Luka Doncic, contender del premio di Rookie dell’Anno 2019, sono sicuramente i primi indiziati per guidare Atlanta e Dallas a buone stagioni. Jaren Jackson è pronto a raccogliere l’eredità dei Gasol e a diventare il nuovo re di Memphis, De’Andre Ayton dovrà incrementare la sua resa per far capire ai Suns che hanno fatto bene a spendere la prima scelta assoluta del 2018 per lui. Infine, occhio a Shai Gilgeous-Alexander: se ai Clippers ha fatto molto bene al suo primo anno, ora che è ai Thunder avrà ancora più spazio e più minuti per diventare un candidato al Most Improved Player of the Year.

9. Chi a fine stagione avrà una maglia diversa

Andre Iguodala, Marc Gasol e Danilo Gallinari sono alcuni dei nomi che a febbraio potrebbero indossare una nuova casacca (magari diventando l’X factor per una contender al titolo). I giocatori maggiormente indiziati però sono Bradley Beal dei Wizards e D’Angelo Russell dei Warriors. C’è chi dice che a febbraio molto probabilmente saranno altrove.

10. Curiosità

Tim Duncan è tornato agli Spurs in veste di vice allenatore. Dopo 31 si tornerà a giocare l’All Star Game a Chicago e dopo 48 anni anche San Francisco tornerà sulla mappa NBA, con il trasferimento degli Warriors da Oakland. Ma se volete proprio dare spazio alla fantasia, questa estate Kobe Bryant si è allenato con Kawhi, George, Kyrie, Jamal Murray e altri 13 fenomeni NBA. A tre anni dal suo ritiro non si è mai parlato così tanto di lui, anche se solo per poche settimane. Non succede, ma se succede…

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