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Non c’è niente come la trade deadline nella Nba. Quel momento in cui tutte le squadre sono interessate a tutti i giocatori e nessuna squadra ha intenzione di fare cambiamenti. Fino al momento dell’annuncio ufficiale. E come ogni anno, alcuni scambi possono cambiare radicalmente il volto della squadra e aggiungere o togliere spazio ai giovani, in base alla direzione che si intende prendere. La settimana scorsa si era parlato di uno scambio di grande importanza nella Eastern Conference, quello tra Toronto Raptors e Orlando Magic. Ma da allora è successo davvero di tutto. Di seguito, un riassunto delle trattative dell’ultima settimana, con un occhio di riguardo verso i giovani.
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I New Orleans Pelicans ottengono DeMarcus Cousins dai Sacramento Kings in cambio di Buddy Hield, Tyreke Evans, la prima scelta 2017 dei Pelicans (top3-protected) e la seconda scelta 2017 dei Pelicans.
Uno degli scambi peggiori della storia e la quintessenza della disfunzionalità in casa Kings (argomento peraltro già trattato in passato). Da diverso tempo, la dirigenza dei Kings desiderava liberarsi di DeMarcus Cousins per ripartire da zero ma Vivek Ranadivé, proprietario della franchigia, si era sempre opposto. Ma il comportamento tenuto dal centro (che viaggia a una media di 27.8 punti, 10.7 rimbalzi e 4.8 assist in stagione) ha prodotto 17 falli tecnici stagionali. La sospensione automatica per una partita avviene al 16esimo e, da quel momento in poi, ogni due falli tecnici guadagnati scatta un’altra sospensione. Le continue tensioni hanno fatto tremare anche il proprietario che si è convinto, per qualche minuto, a liberarsi del giocatore. E Vlade Divac, presidente dei Sacramento Kings, ha accettato l’unica offerta a sua disposizione, essendo sì determinato a scambiare Cousins ma dovendo farlo prima che il proprietario cambiasse nuovamente opinione. Ora fate un bel respiro, perché non è finita.
Il fattore decisivo per Ranadivé, già titubante sulla questione Cousins, è stato Buddy Hield. Il proprietario ne è innamorato fin dai tempi del college. È convinto che Hield abbia il potenziale per diventare il prossimo Stephen Curry. Non è bello infierire sui Kings, ma questa è la shot chart di Curry nel suo anno da rookie
e questa quella di Hield quest’anno (con circa 20 partite in meno).
La somiglianza tra quest’ultima e quella di Nik Stauskas nel suo anno da rookie è inquietante.
I Kings, per liberarsi di Stauskas e di un altro paio di contratti, hanno “pagato” i Philadelphia 76ers con il diritto di scambiare le prime scelte nel 2017 e con una prima scelta 2019 non protetta. In sostanza, i Kings sono in perfetta posizione per ottenere una scelta molto alta al draft con la certezza di vederla sparire per andare a Philadelphia.
Veniamo a Hield: l’ex Naismith Player of the Year si è adattato male alla Nba. È certamente presto per definirlo un fallimento, ma è altamente improbabile che raggiunga i livelli di Stephen Curry. Al momento le proiezioni lo vedono come una guardia che può dare il proprio contributo dalla panchina e nulla più. Su Hield andranno però a ricadere le speranze e soprattutto la pressione di una dirigenza e di un gruppo di tifosi ormai impazienti di vedere un prodotto decente sul parquet, dopo anni di astinenza dai playoff. E la disfunzionalità, su cui in parte si è sorvolato ma di cui si è data una chiara idea, resta un fattore. Una dirigenza che sfrutta il momento di debolezza di un proprietario per far passare la propria linea non è l’ambiente in cui si vorrebbe veder crescere un gruppo di giovani, come quelli che i Kings hanno già a roster (Hield, Papagiannis, Labissiere, Richardson, Cauley-Stein) e quelli che andranno a selezionare nei prossimi draft. È certamente sbagliato giudicare da subito questo scambio (i Memphis Grizzlies vennero criticati aspramente quando Pau Gasol venne ceduto ai Los Angeles Lakers in cambio dei diritti per un allora adolescente Marc Gasol), ma le premesse non sono buone.
O forse è il caso di avere fiducia nei progressi di Hield, che un anno fa non sarebbe mai riuscito a fare questo movimento…
BUDDY BALL! pic.twitter.com/RaK0VXLEPS
— Adam Joseph (@AdamJosephSport) 24 febbraio 2017
o aver fiducia nella crescita degli altri giovani, che con Cousins in squadra hanno deluso parecchio finora.
Le prime valutazioni si potranno fare solo a fine stagione. Staremo a vedere.
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Gli Houston Rockets ottengono Lou Williams dai Los Angeles Lakers in cambio di Corey Brewer e una prima scelta 2017 dei Rockets
La notizia è, ovviamente, il cambio nel front office dei Lakers che segnano la fine di un’era con la cacciata di Jim Buss e Mitch Kupchak (quest’ultimo in carica da oltre 30 anni) e assumono Earvin “Magic” Johnson come presidente e Rob Pelinka come GM. Tra i motivi che hanno spinto Jeanie Buss a prendere questa decisione c’è anche il fallito tentativo di portare DeMarcus Cousins in maglia gialloviola, ma a discolpa del duo Buss-Kupchak, la fissazione di Ranadivé per Hield e la richiesta di includere Brandon Ingram nello scambio hanno fatto naufragare l’operazione. In ogni caso, il nuovo corso dei Lakers inizia con il piede giusto. Williams stava giocando un’ottima stagione e aveva già attirato l’attenzione di diverse squadre, ottenere una prima scelta per lui è quanto di meglio si potesse sperare. Senza contare che i Lakers hanno scelto abbastanza bene alla fine del primo giro negli ultimi anni (Nance Jr, per fare un esempio) e quindi la scelta potrebbe dare buoni risultati.
I Washington Wizards ottengono Bojan Bogdanovic e Chris McCullough. I Brooklyn Nets ricevono Marcus Thornton, Andrew Nicholson e una prima scelta 2017 dei Washington Wizards.
Al netto dei giocatori coinvolti, aumentano gli spazi per Caris Levert nelle rotazioni dei Nets. Il rookie è ritornato a disposizione già da diverse settimane e ha fatto decisamente molto bene, viaggiando a una media di quasi 7 punti e 2 assist in 20 minuti. Cifre notevoli per un rookie che arriva da diverse operazioni al piede e la cui carriera era a considerata a rischio fino a qualche mese fa. I Nets non hanno molta scelta se non credere nel suo potenziale e sperare si trasformi in un titolare anche in prospettiva futura. Bogdanovic, oltre a togliere spazio ad altri giovani in un reparto piuttosto affollato, era anche uno dei pochi giocatori che poteva portare un ritorno decente, ovvero una scelta alla fine del primo giro e la speranza di trovare un’altra gemma inaspettata come Levert. La mossa era necessaria e nell’aria già da tempo. A margine, Thornton è stato immediatamente tagliato.
McCullough è stato inserito nello scambio solo come un riempitivo per far funzionare i salari e non c’è alcun interesse intorno a lui. L’importante è che costi poco e che l’anno prossimo sia in scadenza.
I Chicago Bulls ottengono Cameron Payne, Joffrey Lauvergne e Anthony Morrow dagli Oklahoma City Thunder in cambio di Doug McDermott, Taj Gibson e una seconda scelta 2017.
La decisione dei Bulls lascia quantomeno perplessi. Da una parte non c’è alcuna intenzione da parte della dirigenza di ricominciare da zero (e quindi accettare le offerte dei Boston Celtics per Jimmy Butler), dall’altra si decide di correre dei rischi su Payne e Lauvergne.
Payne è reduce da un infortunio al piede che lo ha tenuto fermo per diversi mesi. Ha giocato circa 20 partite in stagione e sembra vicino ai livelli dello scorso anno. Ma l’anno scorso non ha fatto esattamente sfracelli, e non è chiaro quale sarà il suo ruolo con i Bulls. In teoria ha il potenziale per gestire un attacco, ma le redini del gioco saranno sempre in mano a Butler e Wade, obbligandolo a giocare lontano dal pallone, una soluzione non ideale per una guardia che tira con il 31.9% da 3 in carriera.
Gli esperimenti Rondo e Carter-Williams sono chiaramente naufragati, Denzel Valentine continua a non vedere il campo e l’unica PG competente rimasta è l’ex Notre Dame Jerian Grant. A proposito di Grant, i migliori quintetti proposti da Chicago vedevano il trio Wade-Butler-McDermott in campo, senza una vera PG. Potrebbe essere una questione di spaziature…
Inoltre, Chicago è la squadra ad aver perso il miglior giocatore in questo scambio (Gibson). Payne non ha ancora mostrato il suo potenziale (giocare dietro a Westbrook non deve essere una passeggiata) e questa è la sua occasione. Ammesso che gli lascino toccare il pallone.
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I Dallas Mavericks ottengono Nerlens Noel dai Philadelphia 76ers in cambio di Justin Anderson, Andrew Bogut e una prima scelta 2017 (protetta 1-18, se sarà entro la protezione diventa una seconda scelta 2017 e una seconda scelta 2018).
I Phialdelphia 76ers ottengono Tiago Splitter e due seconde scelte 2017 (una via Miami, l’altra è una inversione di seconde scelte tra Atlanta e Philadelphia) dagli Atlanta Hawks in cambio di Ersan Ilyasova.
Doppia trade per Philadelphia. Nella prima, Philly in un colpo solo si libera di un problema (Noel) e ottiene un buon prospetto su cui lavorare in Anderson e quelle che con ogni probabilità saranno due seconde scelte. Justin Anderson ha fatto molto bene con i Mavs nella sua stagione e mezza con coach Rick Carlisle. Talmente bene, in effetti, che un allenatore da sempre restio a concedere minuti ai rookie lo ha inserito in rotazione fin da subito. Grande atletismo e abnegazione difensiva, se dovesse costruire un jumper potrebbe diventare un pezzo del futuro dei 76ers come 3&D in grado di coprire entrambi i ruoli di ala.
E a proposito di ali, il trasferimento di Ilyasova agli Hawks può significare due cose, e l’una non esclude l’altra. Primo, i 76ers sono convinti che Dario Saric possa tenere botta, nonostante la fase di appannamento che gli ha fatto perdere ormai definitivamente il titolo di secondo miglior rookie dell’anno a favore di Malcolm Brogdon. Secondo, anche se improbabile, che i 76ers abbiano intenzione di concedere minuti a Ben Simmons. È una mossa che non avrebbe senso e sarebbe più logico che Simmons restasse fuori fino alla prossima stagione, ma sono successe cose più folli in questa stagione. Tipo i Sacramento Kings.
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