Non ci sono molti dubbi: Paolo Banchero è un giocatore con un binomio tecnica/stazza unico nel college basket. Dalla sua prima partita contro Kentucky, si è visto in campo un ragazzo pronto per questo livello, con ovviamente degli aspetti del gioco ancora da migliorare, come è naturale che sia per un classe 2002. Dopo quella contro i Wildcats, Duke ha vinto altre 5 gare tutte in casa contro mid-major non particolarmente forti, che sono state però molto utili per analizzare meglio pregi e difetti dell’italoamericano.
Abbiamo già analizzato qui la gara contro Kentucky, quella successiva contro Army è stata ancora ottima, con la sua unica doppia-doppia stagionale da 18+12. La partita contro l’alma mater di Coach K ha visto il ritorno sugli spalti dopo oltre 20 mesi dei Cameron Crazies proprio nel giorno del 19° compleanno di Banchero, che si è presentato al pubblico di Duke nel migliore dei modi.
Al di là delle giocate spettacolari, una delle qualità migliori di Banchero è senz’altro il ballhandling unito a un controllo del corpo tutt’altro che scontato per un lungo. Per esempio, una delle sue partenze in palleggio più utilizzate è quella con virata, che diventa molto difficile da contenere se eseguita con quella velocità da un 2.08 per 113 kg. Contro Army, ha concluso così nel primo tempo:
E in maniera ancora più spettacolare nel secondo tempo.
La versatilità di Banchero è una sua dote ampiamente riconosciuta e Coach K può utilizzarlo in molti modi diversi. Contro Kentucky era partito spesso in post alto ricevendo palla al gomito per poi concludere o con un tiro dal mid range o avvicinandosi a canestro. Nelle partite successive contro avversari quasi sempre più piccoli di lui, ha giocato molto più spesso in post basso, mostrando una gran varietà di movimenti più da lungo classico, dotato però di un tocco che il 95% dei lunghi si sogna. Oltre alla partenza con virata vista sopra contro Army, nella gara successiva contro Campbell, la più impegnativa per Duke che ha vinto solo di 11, ha ricevuto molti palloni spalle a canestro. Questo il suo primo possesso contro i Fighting Camels:
Coach K gli ha espressamente chiesto di usare di più la sua stazza per avvicinarsi a canestro, anche a scapito dell’eleganza. Che però si vede tutta in quest’altra occasione, quando si affida solo alla sua mano morbida.
Nelle prime tre partite ha segnato una media di 19.3 punti con un meraviglioso 67.7% dal campo nonostante l’1/7 da tre punti. Poi è arrivata una pausa: 10 punti con 4/9 contro l’orrenda Gardner-Webb seppellita da Duke 92-52, e 11 punti con 4/12 contro la più decente Lafayette. Il calo di rendimento è arrivato dopo aver fatto la conoscenza degli sceriffi di Orange County assieme a Michael Savarino, arrestato e poi rilasciato mentre guidava alticcio la Jeep di Banchero, a sua volta accusato di favoreggiamento della guida in stato d’ebrezza in base a una singolare legge del North Carolina.
Coach K non ha fatto una piega e lo ha messo in quintetto come sempre, ma le due prestazioni successive all’incidente sono state decisamente più anonime. Una coincidenza? Proprio no, come ha ammesso lui stesso. Ma Duke non ha avuto bisogno certo di lui per battere le sue scarse avversarie, anche perchè Trevor Keels e Wendell Moore sono una coppia di tori che in pochi hanno, e A.J. Griffin ha iniziato a far vedere lampi del suo talento contro Lafayette. Ma resta il fatto che si sono visti alcuni difetti di Banchero da tenere d’occhio. Il primo è un’attitudine difensiva non esattamente da mastino, con le braccia spesso abbassate e una scarsa reattività di piedi.
Kareem Reid è il centro di Gardner-Webb dalle qualità proporzionali alla squadra in cui gioca, ma non fa troppa fatica per superare Banchero.
Sempre nella stessa partita, si addormenta su un cambio e si perde il suo uomo che ne segna due facili.
Un po’ d’ingenuità e qualche calo di concentrazione possono anche starci, ma è indubbio che il meglio finora Banchero lo abbia fatto vedere nella metà campo offensiva. Con 1.8 l’italo-americano resta il primo Blue Devil per palloni persi a partita assieme a Jeremy Roach, che però resta in campo 5 minuti in più di media (33 contro 27.8), con una turnover rate di 14.2 non proprio bassissima.
Poi è arrivata Citadel, squadra sparatutto che considera la difesa un simpatico optional, e Banchero si è divertito parecchio. Molto meno si è divertito Duggar Baucom, coach dei Bulldogs che si è accasciato subito a bordo campo ed è stato portato poi in ospedale. La partita è proseguita e il numero 5 dei Blue Devils ha chiuso con il suo career high di 28 punti, segnando in ogni modo.
Nel secondo tempo, Duke ha preso subito il largo ma fino all’intervallo c’è stata partita. Banchero ha segnato 13 punti nel primo tempo come peraltro Hayden Brown, il suo avversario diretto che però non raggiunge manco per sbaglio i 2 metri e dopo il college farà il predicatore e non il giocatore Nba. Questo il primo canestro della partita del capitano di Citadel.
C’è da lavorare anche sul passaggio e i 6 assist contro Citadel sono lo stesso numero messo a referto nelle prime cinque partite. In campo aperto è uno spettacolo, a difesa schierata non sempre fa la scelta giusta. Nel complesso, Banchero è al momento ancora lontano da un’evoluzione da vera point forward, alla Ben Simmons per intenderci con il quale al momento condivide solo lo scarso feeling con il tiro da tre: i suoi numeri sono in miglioramento ma per ora è 5/16 con il 31.3%.
È quindi un giocatore unico e molto forte, con ancora qualche aspetto da limare e migliorare. E dopo le cinque partite in casa, ora si inizia a fare sul serio: a Las Vegas venerdì Duke affronterà la numero 1 della nazione e la sfida contro Chet Holmgren sarà senz’altro uno spettacolo.