Di Trevor Keels non si era parlato molto durante l’ultima estate, benché fosse una recluta tenuta in alta considerazione. D’altronde è normale, quando a Durham sono già arrivati sia Paolo Banchero che A.J. Griffin. Dopo le prime quattro gare, però, il 5-star di Duke ha messo insieme una media di 14.8 punti, 4.0 rimbalzi e 3.0 assist a partita. Certo, un po’ sottotono contro Campbell, dove non ha raggiunto la doppia cifra, ma decisamente sopra le righe, in senso positivo, all’esordio contro Kentucky, dove ha catturato l’attenzione di tanti addetti ai lavori.
Un atleta particolare
Durante le visite di routine d’inizio stagione, Trevor Keels ha fatto registrare il miglior VO2 dell’intero roster, parametro cardiovascolare che misura la resistenza di un giocatore. Lo ha fatto sapere, quasi stupefatto, Coach K in un’intervista. Normalmente i valori migliori capitano ai giocatori atletici, scattanti e senza troppa massa muscolare da portare in giro per il parquet. Non è stato così con lui. 193 centimetri per 100 chili, Keels riversa in campo tutta la forza fisica che possiede, senza mai però smettere di far funzionare il proprio motore, in entrambe le metà campo.
In difesa è infatti rognoso, si attacca all’uomo e lo segue contro tutti i blocchi, nonostante spesso non sia troppo scattante sugli scivolamenti laterali. E se gli perdoniamo qualche amnesia tipica di un freshman alle prime uscite, il materiale su cui lavorare difensivamente per il futuro e la sua attitudine sono sicuramente di prima qualità.
Un attaccante versatile
Non è ovviamente un tiratore naturale, ma Trevor Keels sa mettere la palla nel canestro con costanza, anche da lontano. La meccanica non è perfetta, ma ormai è chiaro che importa poco. Nelle prime gare ha tirato attorno al 38% da tre punti senza mai aver paura di lasciar andare il tiro quando necessario.
Grazie alla forza che ha sia nella parte bassa che alta del corpo, sembra per lui un gioco da ragazzi arrivare al ferro assorbendo contatti qua e là. La sua aggressività nel puntare il canestro costringe dunque le difese a fare delle scelte che spesso si trasformano in opportunità da sfruttare per i Blue Devils. Una delle sue doti migliori è prendere i rimbalzi e guidare la transizione. Certo, qualche palla persa di troppo e un paio di giocate forzate a partita ci sono, ma in generale il suo QI cestistico è decisamente sopra la media. Migliorando ancora un po’ al tiro e nel ball handling, potrebbe trasformarsi in una minaccia offensiva a più livelli. A suo agio nel midrange, la qualità delle sue decisioni palla in mano va, almeno per ora, di pari passo col grado di ordinarietà delle situazioni: insomma, meglio in situazioni semplici e ordinate anziché in frangenti nei quali c’è da improvvisare e adattarsi a giochi rotti.
Chimica di squadra prevedibile
“Io e Trevor abbiamo giocato insieme praticamente tutta la vita. Abbiamo un sacco di chimica. Ci conosciamo come le nostre tasche. Se qualcosa non va, lui me lo dice o io lo dico a lui”. Queste le parole di Jeremy Roach, al secondo anno con i Blue Devils. Non si tratta dell’unico giocatore della squadra che ha già fatto capire di trovarsi bene con il nuovo arrivato. Anche l’altro freshman, il nostro Paolo Banchero ha fatto del suo meglio quest’estate per reclutare il prospetto della Virginia. “Io e Trev abbiamo giocato contro due volte a Portland. We were going at it. Non ci conoscevamo all’epoca, ma erano grandi sfide. Sempre partite combattute, ci hanno battuto due volte di due punti, con un game-winner di Trev la seconda volta. Da lì il rispetto è automatico, ho dovuto fargli sapere che avrei voluto giocare con lui.
Le ambizioni di Duke per l’ultimo anno di Coach K, viste le premesse, sono di tutto rispetto. Anche se mancano forse un po’ di profondità e un po’ di sana esperienza, il roster ha tutte le carte in regola per arrivare a marzo inoltrato. Per rendere l’anno ancora più epico, servirà il miglior Trevor Keels, che finora non ha deluso, anzi, ha spesso dimostrato di poter alzare l’asticella con continuità.