C’è un giocatore che ci sta facendo venire proprio gli occhi a cuoricino: è il buon caro Sandro Mamukelashvili. A lui spetta il massimo dei voti nelle nostre pagelle settimanali, insieme a una Missouri che gioca col coltello fra i denti. Fra i peggiori, tocca mettere Coach K e il suo repentino cambiamento di pensieri e sentimenti riguardo questa stagione sportiva alle prese con la pandemia.
Sandro Mamukelashvili (Seton Hall). Per la seconda volta di fila ha chiuso la settimana con un bel trentello decisivo: 32 punti, 9 rimbalzi, 3 assist contro St. John’s. In preseason gli avevamo dato fiducia più di chiunque altro (#7 fra le ali, #3 fra gli europei) eppure persino noi rischiamo di non avergli reso del tutto giustizia, perché quel che sta facendo è pazzesco e vale seria considerazione in ottica Draft. Le belle cose (e sono tante) nel bagaglio dello stretch four georgiano appaiono ora elevate all’ennesima potenza, ball handling in primis – il che, per un 2.11, non è malaccio. L’abbiamo detto e lo ripetiamo: occhio a SHU.
Missouri. Forse vedremo una replica della Auburn di tre stagioni fa? Pure Mizzou quest’anno è stata messa parecchio in basso nei pronostici di preseason (#10 nella poll ufficiale della Sec) però il campo sta parlando in altra maniera: record 5-0 con tanto di scalpi eccellenti (Oregon e Illinois). Solida in difesa, la squadra di Cuonzo Martin sembra poter compiere un enorme salto di qualità offensivo: è #31 in D-I per Adjusted Offense al momento, con buon decision making e, soprattutto, ritmi elevati in cui sguazza il junior Xavier Pinson, point guard da 14.2 punti, 4.2 rimbalzi, 4.2 assist di media. Kentucky, Tennessee e compagnia sono avvertite.
Iowa. Ha il miglior Adjusted Offense dell’intera D-I (118.8). Gioca ad alto ritmo e, nonostante questo, spreca pochissimo in attacco. Inoltre, spesso gli Hawkeyes tirano dall’arco come una banda di cecchini (39.8%). In tutto questo, in squadra c’è un tizio che si chiama Luka Garza e che contro Iowa State ha segnato 34 punti in 17 minuti (nessun refuso). Nella gara successiva, quella rilassante, 23 in 20 minuti. Nelle ultime due uscite è a 8 su 10 da tre punti.
Xavier. C’è una sola squadra che ha già vinto 7 partite senza perdere mai ed è Xavier. Fino al 5-0 l’abbiamo lasciata stare perché in fondo non aveva ancora giocato nessuna gara davvero significativa. Poi, nel giro di pochi giorni, sono arrivati i match contro Cincinnati (77-69) e Oklahoma, quest’ultimo vinto con un netto 99-77. Segnate questo nome: Zach Freemantle. Ve l’abbiamo già segnalato ma prima o poi ci torniamo su per davvero.
Cade Cunningham (Oklahoma State). Due vittorie in cascina e per due volte è lui a togliere le castagne dal fuoco nei finali tirati. Prima segnando tutti e 12 i punti della squadra nei 90 secondi conclusivi contro Oral Roberts, poi infilando il game winner in casa di Wichita State. Fra le mille qualità del principale candidato alla #1 del Draft c’è anche la clutchness.
Chandler Vaudrin (Winthrop). Siamo esigenti coi nostri beniamini e infatti, aspettando la sua prima tripla doppia stagionale, già stavamo lì come dei Mazzarri a indicare l’orologio. È arrivata alla quarta gara: 13 punti, 11 rimbalzi, 14 assist (in 26 minuti!) contro USC Upstate. Prima o poi faremo una carrellata dei nostri mid-major heroes e lui ci sarà di sicuro.
Fort Hays State & Our Lady of the Lake. Un bel voto per due piccole – anzi, piccolissime – alla riscossa. La prima, formazione di Division II, è andata a espugnare il campo di Kansas State in circostanze abbastanza incredibili (ne riparliamo più giù). La seconda, squadra della NAIA con un nome da fiaba inglese, è riuscita a battere Texas State per 61-58. Bravi tutti.
Scottie Barnes (Florida State). Ok, è vero, è un giocatore un po’ strano. È un 2.05 cui coach Hamilton fa fare la PG. Il prototipo è quello del play-puro-in-un-corpo-da-lungo, alla Magic Johnson o alla Ben Simmons. Ecco, Barnes è di quella genia lì. Smazza almeno 5 assist a gara, tira poco da 3 (ma sempre più di Simmons) e comunque nelle ultime due è 2/4 dall’arco. Ha già messo un buzzer beater per battere Indiana e giocato la sua migliore partita contro Florida (17 punti con 7/10 dal campo). Sembra in costante miglioramento. E per la ACC son c… amari.
Hunter Dickinson (Michigan). Essere alti 216 cm aiuta, ma ci vogliono pure buone mani (23 su 30 nelle ultime tre gare), voglia di prendere rimbalzi (7.3 di media) e presenza difensiva (4 stoppate contro Toledo e 3 contro Penn State). Signore e signori, ecco a voi uno dei freshmen che sta stupendo nella Big Ten, serissimo candidato al premio della settimana come miglior matricola. Nelle stats della conference è primo per OffRtg, primo per rimbalzi offensivi e terzo per difensivi, primo per Blk% e primo per percentuali da 2 punti. Aiutooooooo.
Rick Pitino (Iona). Upset dei Gaels contro Hofstra! Il controverso e pittoresco allenatore ha fatto il suo rientro alla grande nel college basketball. La sua prima stagione alla guida di Iona sarà probabilmente di assestamento, ma era inevitabile aspettarsi subito qualche fuoco d’artificio. La stagione peraltro sarà bizzarra, visto che la Maac giocherà una serie di back-to-back consecutivi. Nelle prime due gare in trasferta contro Fairfield (11 e 12 dicembre), i Gaels hanno registrato una vinta e una persa. Ma adesso sono sulla mappa della Ncaa.
Remy Martin (Arizona State). Qui vogliamo fare una media fra l’8 per il trentello con tanto di game winner contro Grand Canyon (attenzione ai Lopes di Ale Lever, possono crescere parecchio) e il 4 per una delle peggiori robe viste in campo quest’anno. Non ce ne voglia il miglior marcatore nonché leader dei Sun Devils, ma il pallone perso contro GCU sapeva molto di campetto alle elementari. Vero umorismo involontario in versione cestistica.
Kentucky. Passiamo dal 4 della scorsa settimana al 5 di questa. La squadra è ancora lontana dall’essere quadrata e costante, ma il voto di incoraggiamento si deve al gran secondo tempo giocato contro Notre Dame. Gli Irish alla fine hanno vinto, ma se UK ripartirà dalla difesa e dalla costanza fatta vedere negli ultimi 20 minuti, probabilmente potranno disputare una SEC dignitosa. Hanno anche avuto in mano il tiro della vittoria, preso dal loro miglior giocatore, ossia Olivier Sarr (a lui, finora, diamo almeno un 7).
Adam Miller (Illinois). Se il voto fosse solo per la faccia tosta saremmo stabilmente ai piani alti della classifica. Il problema è che il non-aver-paura si può trasformare velocemente in boomerang e diventare fare-scelte-sbagliate. Tira quasi ogni pallone che ha in mano e non mette la stessa energia della fase offensiva in quella difensiva. La sconfitta contro Missouri passa anche dalla sua prestazione evanescente. Per fortuna il potenziale per rifarsi c’è tutto.
Ben Howland (Mississippi State). Qualcuno può ricordare a coach Howland che la squadra fa parte della SEC? Per carità, il roster è tra i più giovani della Ncaa, ma l’esecuzione della squadra è pessima. Riescono a perdere persino più palloni di quanti ne perda Kentucky, il che è tutto dire. Facciamo il tifo ora per una vittoria contro Central Arkansas per il morale e per non fare la fine di Kansas State (si veda sotto).
Lars Thiemann (California). Quando sei un paracarro di 213 cm per 112 kg, probabilmente non sarai molto performante nei close out. Al tedesco diamo un 6 per l’impegno e un 2 per la resa, dato che rischia di spedire gente all’ospedale quando ci prova. Come se non bastasse, il sophomore ha prima perso il posto nello starting five (senza mai giocare più di 13 minuti, comunque) e nella vittoria su San Francisco non è nemmeno sceso in campo.
Boston College. Come sta andando la squadra che, dopo la buona figura contro Villanova, ci sembrava poter essere una spina nel fianco? Ehm, male. Ma proprio male. Certo, ci può stare perdere al fotofinish con St. John’s e Minnesota. Però contro Syracuse, alla prima partita nella ACC, gli Eagles si sono trasformati in piccioni: -38 contro una squadra che perde 17 palloni, senza opporre resistenza intorno alla linea dei tre punti (16 su 31 per Cuse) e con i principali terminali offensivi – Tabbs, Heath, Ashton-Langord – fermi a un mesto 7 su 30 al tiro.
Mike Krzyzewski (Duke). Le dichiarazioni che hanno fatto più incazzare la Ncaa sono del mitico Coach K, il quale si è lamentato che (parafrasando) “giocare con sta pandemia è un casino”. Parliamo dello stesso Coach K che, un mese e mezzo fa, diceva spavaldo: “Grazie al Covid abbiamo potuto prepararci come mai prima, non siamo mai stati così pronti”. Il collega Nate Oats di Alabama ha fatto ad alta voce la domanda che si stavano facendo proprio TUTTI: Krzyzewski avrebbe detto le stesse cose se non avesse perso due partite casalinghe in non-conference? Il risultato ora è che Duke si è rifiutata di giocare le altre partite che precedono la stagione nella ACC (Charleston Southern, Elon, Gardner-Webb). Davvero una pessima figura.
Kansas State. Merita il voto più basso anche se nel weekend ha vinto con Milwaukee (sì, ma di un punto, con la #273 su KenPom che giocava la sua prima partita stagionale). I Wildcats sono riusciti a farsi battere per 81-68 da una squadra di D-II che aveva record 0-3 contro le formazioni della stessa division e che si presentava in casa di K-State senza capo allenatore e primo assistente, entrambi alle prese col coronavirus. Sapevamo che non c’era da aspettarsi granché quest’anno da Bruce Weber e compagnia, però qui si esagera.
Il malore di Keyontae Johnson (Florida). Già è stata finora una stagione piena d’infortuni (in bocca al lupo anche a A.J. Green di Northern Iowa). Già molte gare vengono cancellate all’ultimo causa coronavirus. Ci manca solo un giocatore che collassa in campo. L’incidente occorso alla guardia/ala di Florida sta tenendo gli appassionati di mezzo mondo col fiato sospeso. Sui social piovono messaggi di supporto mentre le sue condizioni, seppur stabili, rimangono critiche. E speriamo che con il 2020 finisca questa serie di sfighe senza fine.