Quando si parlava dei Miami Hurricanes durante l’off-season chiunque, oltre a Bruce Brown, avrebbe indicato con grande interesse il freshman Lonnie Walker. C’erano molte aspettative su di lui, eppure l’attenzione adesso è rivolta ad un altro ragazzo al primo anno: Chris Lykes.
Nessuno ci avrebbe mai scommesso, proprio come Shakey Rodriguez, coach leggenda delle high school dell’hinterland di Miami. Ricorda che Jim Larranaga era con lui a un torneo a fine dicembre 2015 per reclutare un ragazzo, e gli chiede di indovinare chi fosse. Allora Rodriguez indica 6-7 tra i ragazzi più alti, ma la risposta del coach è sempre “no”. Guarda meglio e domanda incredulo: “Mica sarai venuto per quel tipetto lì?”. Larranaga sorridendo fa sì con un cenno del capo. Rodriguez ci mette poco a ricredersi perché quel tipetto alto 170 cm è una spanna sopra gli altri in campo.
L’altezza non è mai stato un problema per Lykes. Sin da quando ha 8 anni si sente dire che è troppo basso per giocare a pallacanestro. E si sprecano i commenti sarcastici degli avversari. Lui si fa scivolare tutto addosso e guarda avanti. Anzi, guarda il canestro e studia come segnare, cosa che gli riesce benissimo. Tra l’altro coach Larranaga è sempre stato attratto dai giocatori sottodimensionati, come Shane Larkin e Angel Rodriguez.
Quando entra dalla panchina è impossibile non notarlo, non solo perché è piccolo ma perché ha un grande impatto sulle partite. Lykes ha deciso di giocare per Miami proprio guardando quanto fossero efficaci Larkin e Rodriguez nel gioco degli Hurricanes. Ha pensato che la stessa cosa poteva fare lui. Ed è stato convinto dalle parole di coach Larranaga pronunciate in pubblico: “Non importa la sua altezza, ma la dimensione del suo cuore”. E quello è davvero enorme.
E’ dinamico, veloce, rapido, preciso nel tiro dall’arco, con quel baricentro basso ha un controllo del pallone che gli consente di infilarsi ovunque e si infiamma quando può spingere in contropiede. Il tecnico ha aggiunto che “se fosse alto 196-198 cm sarebbe Michael Jordan“. Meglio lasciar stare i paragoni e vedere cosa fa in campo. Nel big match vinto con Florida State è stato lui a dare la scintilla prima con questo pick and roll
E poi con questo coast to coast terminato al ferro senza alcuna paura
A proposito di paura, lui ovviamente non sa cosa sia. Contro FSU ha subito un colpo al naso e, dopo essere stato medicato, è subito tornato in campo. E ha anche realizzato il suo career-high di 18 punti. Nel suo caso i numeri contano il giusto, perché le medie di 7.5 punti con il 40% da 3 e 1.5 assist possono sembrare esigue. Ma il più delle volte queste cifre vengono prodotte nei momenti chiave delle partite. Il compagno di squadra Brown non si è scomposto più di tanto nella conferenza stampa post vittoria: “L’ho detto a tutti prima che iniziasse la stagione di non sottovalutarlo”. Chissà se adesso gli avversari inizieranno a seguire questo consiglio.