Le porte di una nuova era nel college basketball si sono aperte ufficialmente giovedì 1° luglio, quando la NCAA ha approvato le nuove norme che permettono agli studenti atleti di detenere i diritti d’immagine (NIL, acronimo per Name, Image and Likeness) e quindi sottoscrivere contratti pubblicitari. Ma cosa ne pensano davvero gli atleti e come potranno sfruttare nel concreto questa nuova grande opportunità? L’abbiamo chiesto a Thomas Binelli.
Il bolognese – che il prossimo anno vestirà nuovamente la maglia di Eastern Michigan dopo aver tolto il suo nome dal portale dei transfer – negli ultimi mesi è stato infatti molto attivo sui suoi social proprio in merito alla questione NIL e aveva spesso manifestato i suoi pensieri a tale proposito. Ecco cosa ci ha raccontato.
Un giusto riconoscimento ai nostri sforzi
“Personalmente penso che sia il primo passo verso il cambiamento. Tra noi studenti-atleti si parla sempre di come non siamo apprezzati per quello che facciamo. Durante la stagione appena terminata, nonostante la pandemia e tutti i problemi ad essa relativi, non ci siamo mai fermati. Sotto un certo punto di vista, è quasi come se fossimo professionisti, ma senza esserlo. Negli ultimi due anni molti di noi hanno provato a fare cambiare queste cose. Addirittura una giocatrice di Baylor (Sedona Prince) ha assunto due avvocati e ha citato in giudizio la NCAA in tribunale riguardo a queste tematiche. Come ha detto lei, siamo solo pedine che seguono ordini per l’intrattenimento delle persone più in alto”.
“Con questa nuova legge, anche se ci sono delle differenze tra stato e stato, possiamo finalmente essere un po’ più liberi, senza avere paura di infrangere le regole anche solo quando usciamo fuori a cena e qualcuno vuole offrircela. Spero solo che questo sia solo un inizio verso un cambiamento definitivo, dove noi studenti-atleti abbiamo il potere che ci spetta, dato che senza di noi, la NCAA farebbe fatica ad andare avanti”.
Ma come pensa di sfruttare il NIL?
“È da un po’ che sto lavorando su una mia linea di vestiti per poi rilasciarla una volta uscito dal college. Sono già in contatto con qualche persona con linee già affermate e che sarebbero disposti a collaborare con me. In questi giorni sto anche provando a contattare alcuni business, locali e non, che magari hanno bisogno di una nuova faccia o comunque qualcuno di nuovo con cui lavorare. Per ora, essendo in Italia, è tutto ciò che posso fare, ma una volta tornato negli USA, mi muoverò un po’ di più”.
La marcia di avvicinamento
Il percorso verso il NIL affonda le sue radici nel passato, ma è stato solo ultimamente che si è passati dalle parole ai fatti. Tutto inizia il 30 settembre 2019 quando lo Stato della California approva una mozione proposta dalla senatrice Nancy Skinner: dal 2023 le scuole californiane non avrebbero più potuto punire gli studenti-atleti che avessero accettato dei soldi. La NCAA etichetta la nuova legge come una vera e propria “minaccia” allo sport amatoriale.
Ma la miccia era ormai stata accesa e le richieste di modernizzare le regole piovono da più fronti. Lo stesso Mark Emmert ammette che un cambiamento è necessario. Viene così creato appositamente un gruppo di lavoro con il compito di stilare un documento con una serie di proposte con il piano di metterle al voto nel gennaio 2021.
Intanto anche la Florida accelera i tempi e approva una legge che permetterà ai propri studenti-atleti di detenere i diritti di immagine a partire dal 1 luglio 2021. Nel giro di pochi mesi altri stati si muovono nella stessa direzione: Ohio, Missouri, Mississippi, Connecticut e New Jersey adottano delle misure simili per poter sfruttare al massimo il recruitment.
Ma a gennaio 2021 il consiglio della D1 decide di posticipare in maniera indefinita il voto. Il motivo? Una lettera di avvertimento da parte del Dipartimento di Giustizia sulla discrepanza tra NIL e legge antitrust.
Si arriva così al 17 marzo, quando su Twitter inizia a spopolare l’hashtag #NotNCAAProperty. A dare il via al trending topic è un tweet di Geo Baker di Rutgers che recita: “La NCAA è proprietaria del mio nome, della mia immagine e della mia popolarità. Chi ha una borsa di studio per meriti musicali può guadagnare vendendo il suo album. Chi ha una borsa di studio in ambito accademico può lavorare come tutor. Per chi dice “una borsa di studio sportiva è abbastanza”, niente se non un trattamento equo è mai abbastanza. Non sono proprietà della NCAA”. Con lui si cono anche Isaiah Livers di Michigan e Jordan Bohannon di Iowa.
Il 18 giugno sei conference (tra cui la ACC, SEC e PAC-12) propongono un nuovo piano che permetterebbe alle singole scuole di regolare i NIL autonomamente.
La svolta finale arriva verso fine giugno, quando la Corte Suprema decreta con voto unanime che lo sfruttamento dei diritti d’immagine da parte degli studenti-atleti non viola le norme antitrust, smentendo quindi quanto affermato mesi prima dal Dipartimento di Giustizia nella già citata nota. Una decisione che di fatto forza la mano della NCAA nell’adottare misure nuove al più presto.
Show me the money
L’entusiasmo per la novità, come ci dimostra l’esempio di Binelli, è tanto e già numerosi atleti hanno iniziato a monetizzare. Qualche esempio?
Jared Butler di Baylor è uno dei numerosi atleti che hanno scelto Cameo, una app che fornisce video personalizzati a pagamento delle proprie star preferite (quelli di Butler saranno disponibili per 45 dollari).
Jordan Bohannon di Iowa è stato uno dei tre giocatori ad aver parlato faccia a faccia con Emmert lo scorso marzo; non sorprende quindi che sia stato uno dei primi a sfruttare al meglio il NIL: la sua linea J3O è già disponibile online.
J3O apparel. Coming July 1st. pic.twitter.com/X1kdrjTdDn
— Jordan Bohannon (@JordanBo_3) June 25, 2021
Le due gemelle Hanna e Haley Cavinder di Fresno State, il cui profilo di TikTok conta più di 3.3 milioni followers, hanno già firmato un contratto con Boost Mobile e Six Star Pro Nutrition. E lo hanno annunciato in grande stile.
Dontaie Allen è stato il primo giocatore di Kentucky ad annunciare la sua personalissima merchandise sulla piattaforma Players Trunk: t-shirt, felpe e anche video chiamate su Zoom al prezzo di 80 dollari.
Excited to team up with @theplayerstrunk to come out with my own custom merch. Stay tuned throughout the year for more!!! Go support 💯💯 Link In Bio pic.twitter.com/YGpi0sriIq
— Dontaie A11en (@dontaieallen11) July 1, 2021
E non siamo che all’inizio. Sicuramente nei prossimi giorni, ci saranno tanti nuovi contratti, di ogni tipo.