La squadra
Passano gli anni ma alla fine vince Villanova. Il ritornello nella Big East è un po’ questo, visto che la formazione di Jay Wright ha conquistato 5 titoli di regular season negli ultimi 6 anni, oltre a quattro tornei di conference. Il bilancio è invidiabile ma quest’anno non c’è spazio per trionfalismi. La squadra ha dovuto affrontare un rebuilding più profondo di quanto auspicato ed è solo lontana parente di quella che aveva vinto il Torneo NCAA dell’anno scorso asfaltando tutte le avversarie.
Due veterani, tanti volti nuovi e una marea di triple: i Wildcats hanno fatto strada in buona parte perché anche la sua conference sta attraversando una fase di transizione. C’è tanto talento (da affinare) nel roster di Nova ma le debolezze sono evidenti. Da un lato, la difesa soffre spesso, in particolare contro squadre capaci di gestire il contropiede. Dall’altro, c’è la solita capacità di colpire dal perimetro ma l’altissimo volume di triple scagliate (4a in Division I per quantità di tiri da tre tentati sul totale delle conclusioni dal campo) non è supportato stavolta da percentuali particolarmente buone (35.3%, 120a in D-I) e che anzi sono molto altalenanti fra una gara e l’altra.

Collin Gillespie, Eric Paschall e Phil Booth
Giocatore chiave
Phil Booth è il super-veterano di un gruppo altrimenti molto giovane, essendo l’unico che era in campo sia per il titolo del 2016 che per quello del 2018. Essere leader a Villanova non è mai stato tanto difficile in tempi recenti come in questa stagione ma Booth ha risposto attestandosi come primo in squadra sia per punti (18.6) che per assist (3.8). Si fa sentire in entrambi i lati del campo e ha dovuto evolvere ulteriormente il proprio gioco offensivo, cercando di creare di più dal palleggio, in una stagione in cui era vitale che fosse lui a vestire per la prima volta i panni di go-to-guy.
Prospetti
L’altro boss di Villanova è Eric Paschall, uno col futuro assicurato in NBA grazie a forza fisica e doti atletiche che oggi, nel college basketball, gli permettono di marcare una gran quantità di avversari diversi dallo spot 1 al 5. Secondo per punti (16.5), primo per rimbalzi (6.2) e terzo per assist (2.2), la sua energia è seconda solo al modo indefesso nel quale è da sempre a disposizione della squadra, pur ora in vesti diverse, cioè da leader.
Fra i volti nuovi, per un Jahvon Quinerly più acerbo del previsto e un Joe Cremo che ha sofferto il passaggio alla dimensione high-major, c’è stata la lieta sorpresa di Saddiq Bey (8.4 punti, 5.3 rimbalzi), giocatore che porta molta aggressività e che è capace di fare un po’ di tutto in campo. Fra i freshmen di Villanova, era il meno atteso e invece è risultato essere di gran lunga il migliore. Forse testerà le acque NBA già quest’anno (puramente per ricevere un po’ di feedback) ma il suo è sarà un nome da Draft vero e proprio non prima del 2020.
Pronostico
Quest’anno la Big East difficilmente avrà una squadra capace di vincere almeno due partite al Torneo ma se ce n’è una che può farcela, quella è Villanova.