La squadra
Altra stagione straordinaria per Virginia che si è buttata alle spalle la cocente passata eliminazione al primo turno, prima volta nella storia per una seed #1. In non-conference ha battuto squadre toste come Wisconsin e Maryland, ha poi iniziato vincendo i primi match dell’ACC con Virginia Tech e North Carolina fino a perdere entrambi i duelli con Duke, unica vera kryptonite per i ragazzi di coach Tony Bennett. Che ovviamente hanno vinto un altro titolo. Come? Facile: difesa (sempre primi della nazione con 54 punti concessi a partita) e attacco ragionato (secondi per minor numero di palle perse) con ottime percentuali da 3 (terzi con 41.4%). Facile se hai tre giocatori come De’Andre Hunter, Kyle Guy e Ty Jerome, tutti abbondantemente sopra il 40% dall’arco e tutti in doppia cifra di media, ma anche il reparto lunghi rafforzato da Braxton Key ha funzionato. E ora bisogna solo dimenticare il fantasma UMBC.
Giocatori chiave
Nell’economia del sistema dei Cavaliers ricopre un ruolo decisivo Ty Jerome. Playmaker bianco dalla velocità ridotta al quale non dareste molte chances da professionista, invece si fa apprezzare per intelligenza ed efficacia. E se ne stanno accorgendo anche al piano di sopra.
Prospetti
Uno su tutti, De’Andre Hunter. Ala fisicata con un range di tiro interessante (48% da 3 con poco più di 2 tentativi a gara). Al college gioca prettamente da secondo lungo ma in Nba dovrebbe trovare spazio da ala piccola, e questo potrebbe essere un handicap per lui visto un primo passo non proprio fulmineo.
Pronostico
Può sembrare strano, ma la squadra che da circa cinque anni è una delle assolute protagoniste della Division I ha raggiunto al massimo una Elite Eight, nel 2016. Segno che quando si deve iniziare a giocare duro, e soprattutto punto a punto, i Cavaliers si sciolgono. Quest’anno ci riprovano e l’obiettivo è ancora uno solo: Final Four.
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