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Warriors padroni, le altre in equilibrio

Autore: Sergio Vivaldi
Data: 2 Mag, 2019

C’era tanta attesa per il secondo turno di questi playoff Nba. Le quattro serie promettevano di essere divertenti, tese, combattute, spettacolari. Magari non tutto insieme, ma c’erano gli ingredienti giusti. Non si vedevano quattro serie di livello così alto e con così tanta incertezza nei risultati da molto anni. Con LeBron James migrato a ovest e fuori dai playoff, il trono della Eastern Conference è in cerca di un nuovo padrone. E nella Western Conference, i Golden State Warriors non sono mai sembrati così vulnerabili dopo l’arrivo di Kevin Durant. Come sono andate le prime due gare di queste semifinali di conference?

 

Milwaukee Bucks vs Boston Celtics: 1-1

Botta e risposta tra Boston e Milwaukee, che nei primi due turni della serie si sono scambiati una ventina di punti di scarto a testa. I Celtics hanno avuto il controllo di gara 1 per tutto il match, tolto un parziale di 15 a zero nel secondo quarto che ha permesso ai Bucks di chiudere la prima frazione sotto di soli due punti. Boston ha eseguito il piano partita alla perfezione, con Horford a giganteggiare in difesa e Irving a dominare in attacco. Il dominicano, partito da centro titolare con Morris come 4, ha limitato alla grande Antetokoumpo offrendo un buon contributo anche in fase offensiva (20 punti con 3/5 dall’arco). Irving e compagni hanno migliorato di molto il loro impatto in attacco rispetto alla serie con Indiana, riuscendo ad essere molto efficaci sotto canestro (16/23 al ferro).

Kyirie ha guidato l’attacco biancoverde, con le solite magie in fase di realizzazione e un ottimo coinvolgimento dei compagni specie nel terzo quarto, quello che ha deciso la gara (11 assist per l’ex Cavs ).

 

In gara 2, invece, il play dei Celtics ha giocato una delle peggiori partite della sua carriera ai playoff (9 punti con 4/18 al tiro). Mentre i Bucks hanno segnato 20 triple (record di franchigia in postseason) su 47 tentativi, costringendo la difesa avversaria a rimanere sui tiratori e a tenere l’area più aperta, in balia delle scorribande di Giannis.

Il greco ha tentato 18 liberi (segnandone 13) e 15 dei suoi 29 punti finali sono arrivati nel terzo quarto, che ha deciso ancora una volta  il match con un parziale di 24 a 2 dei Bucks negli ultimi sette minuti. Il 39% al tiro dei Celtics ha permesso agli uomini di coach Budenholzer di andare in transizione direttamente da rimbalzo difensivo. Nella propria metà campo, a differenza di gara 1, Milwaukee ha scelto di cambiare su tutti i blocchi limitando il movimento di palla dei Celtics che li aveva fatti soffrire nel primo match. Ottima prova per Middleton (28 punto con 7 su 10 dall’arco) e buon impatto per Bledsoe (21 punti dopo i 6 di gara 1).

 

Le due partite hanno avuto esiti simili, anche se speculari. Boston ha però dato l’impressione di essere leggermente favorita: l’efficacia difensiva espressa in gara 1 potrà essere replicata in altri match, mentre il 42% su 47 tentativi da tre dei Bucks di gara due sarà difficilmente replicabile. In più il livello di esperienza e di talento dei Celtics appare ancora superiore a quello di Milwaukee, soprattuto se Hayward continuerà ad avere un buon impatto e Horford e Irving rimarranno a questi livelli. La differenza potrebbe farla il ritorno di Brogdon, che dovrebbe essere imminente. Gara 3 ci dirà molto delle ambizioni dei Bucks in questa serie: una sconfitta, magari con scarto importante, potrebbe essere l’inizio della fine della stagione di Giannis e compagni.

Toronto Raptors vs Philadelphia 76ers: 1 a 1

I Raptors sono sembrati invincibili in gara 1, con un Kawhi Leonard travestito da Michael Jordan e un Pascal Siakam dominante. La serie sembrava già destinata a un 4-0, o forse 4-1. Poi è arrivata gara 2, con la vittoria di Philadelphia a ricordare a tutti che la prima gara di una serie è, in effetti, solo la prima gara. Ma lo è davvero? Coach Brett Brown ha portato qualcosa di nuovo allo schema difensivo, spostando Joel Embiid, con problemi intestinali in aggiunta alla tendinite, sul connazionale camerunense. La mossa ha dato buoni risultati. Siakam è stato limitato a un misero 3 su 10 con Embiid su di lui, la maggior parte floater e jumper dalla media. I 76ers ripeteranno la tattica, e continueranno a tenere Ben Simmons sulle tracce di Leonard. La partita è diventata brutta e fisica, con grande felicità di Jimmy Butler.

 

Ma Toronto ha anche tirato con il 27% su tiri lasciati aperti dagli aiuti portati su Leonard, con Danny Green appena 1 su 8 dal campo, Marc Gasol 1 su 6 e Serge Ibaka 1 su 5. La scelta di spostare Embiid su Siakam ha anche costretto Tobias Harris in marcatura sullo spagnolo, mismatch che i Raptors non hanno mai sfruttato in post. Dunque in una partita in cui Toronto ha tirato ben al di sotto delle medie stagionali e con punti deboli non sfruttati nella tattica di Philadelphia, con marcature spesso raddoppiate o triplicate su Leonard (che ha chiuso comunque con 35 punti), e con la panchina dei 76ers che ha fatto molto meglio di quella dei Raptors, i canadesi hanno comunque avuto la possibilità di pareggiare su un tiro aperto di Green nato da un palleggio avventato di Lowry nei secondi conclusivi.

 

Il vantaggio campo ora passa a Philadelphia, ma la vittoria dei 76ers resta poco convincente. Anche le percentuali degli ospiti sono state pessime, ma già alla vigilia si parlava delle difficoltà che questo match-up rappresenta per Philadelphia. Embiid, pur limitato a 2 su 7 dal campo, ha fatto le due giocate decisive in attacco con l’assist a Butler e il canestro decisivo.

 

Gara 2 dei Raptors è sembrata più una casualità che una vera disfatta, è sembrata più simile alla sconfitta in gara 1 contro gli Orlando Magic: una squadra chiaramente superiore che imbrocca la giornata sbagliata, seppur per motivi diversi. Gasol proverà a sfruttare meglio la marcatura di Harris, e forse coach Nick Nurse farà combaciare meglio i suoi minuti con quelli del centro camerunense. Leonard rimane inarrestabile. Siakam ha il potenziale ma manca ancora di continuità a questo livello. Esiste un universo in cui l’attacco dei Raptors viene limitato a un Kawhi-contro-tutti e a un’inevitabile sconfitta. Philadelphia non sembra avere le rotazioni per trasformarlo in realtà, anche se la serie tornasse a Toronto in parità per gara 5.

Golden State Warriors vs Houston Rockets: 2-0

Warriors e Rockers non hanno giocato la loro miglior pallacanestro. Troppo efficaci le difese, troppo talento per entrambe. Eppure i campioni in carica sono in pieno controllo della serie, 2 a 0 dopo le prime due gare casalinghe, e nonostante il punteggio ravvicinato in entrambi gli incontri, il pronostico della vigilia sembra destinato a realizzarsi. La differenza è stata a tratti imbarazzante. Tra le polemiche arbitrali di gara 1, coach Kerr ha deciso di affidarsi nel finale a Kevin Durant in isolamento contro James Harden (o in alternativa, contro il più piccolo in campo), una scelta tattica già discussa nel nostro podcast.

 

I Rockets accettano sempre un cambio difensivo che manda Harden, ottimo difensore in post contro avversari fisici, contro un lungo avversario. Ma Durant non usa il fisico per fare del male. Nelle ultime sei gare, dopo il famigerato “Sapete tutti chi sono. Sono Kevin Durant”, KD ha dato la stessa sensazione di inevitabilità emanata solo da LeBron James negli ultimi anni.

Si è spesso accusato i Rockets di aver rinunciato troppo facilmente a Trevor Ariza, ma potrebbe Ariza fare qualcosa contro questo Durant? Potrebbe fare meglio di quanto sta facendo Clint Capela, sulla cui crescita e produzione su entrambi i lati del campo Houston contava già in estate, e che sta invece deludendo.

Strategia perfetta di coach Kerr per neutralizzare gli alley oop alzati da Harden con Draymond Green straordinario nel tenerlo lontano dai tabelloni a rimbalzo. Togliere gli alley oop a Capela rende anche la vita più difficile a Harden in attacco, che mantiente un TS del 56% – come in regular season – ma con tiri molto meno efficienti

e obbliga coach Mike D’Antoni a ricorrere a quintetti con P. J. Tucker (unica vera risposta in marcatura su Durant) da cinque più a lungo del previsto, e in qualche caso rispolverare Nene Hilario, che ha fatto meglio del previsto – esclusi i due minuti finali di gara 1, ma le responsabilità sono altrui.

 

Era la serie più attesa di tutta la postseason, rischia di essere la più breve del secondo round. I punteggi saranno ravvicinati, ma sarebbe assurdo pensare che Golden State non riesca a vincerne almeno una in Texas e chiudere in casa a gara 5. Questa sfida è stata presa dannatamente sul serio dai campioni in carica, e lo dimostra il livello a cui stanno giocando Green e Andre Igoudala (9 su 9 dentro il pitturato nella serie).

Denver Nuggets vs Portland Trail Blazers: 1 a 1

Fattore campo ribaltato, ma serie ancora tutta da scrivere e che deve entrare nel vivo. Dopo le sette fatiche contro San Antonio, era comprensibile che Denver potesse lasciare una vittoria in casa ai Blazers e così è stato. Nella preview, ci chiedevamo come si potessero limitare Nikola Jokic e Damian Lillard. Sono arrivate risposte parziali. Portland sta provando a sfiancare Jokic nella sua metà campo, cercando di coinvolgere maggiormente Enes Kanter, fin qui ottimo (in Gara 2 con +6 di plus minus) pur condizionato da un problema alla spalla destra, e di pareggiare l’effort offensivo del serbo con quello del turco. Coach Stotts sembra aver trovato il modo di mettere in crisi Jokic in difesa.

Dall’altra parte, Lillard deve ancora esplodere. I 39 punti di Gara 1 sono passati in sordina sia per la sconfitta sia per la difesa dei Nuggets, che è parsa funzionare. Sul pick&roll di Lillard, Malone sta cercando di variare la strategia per non rendere prevedibili le coperture. In linea di principio, il lungo sale alto per cercare di rallentarlo e togliergli la palla dalle mani e, in questa situazione, i destini di Portland devono passare per le mani dei compagni, come visto in Gara 2. Sennò il lungo rimane dentro e si forza la tripla di Dame.

 

Visti i risultati, Malone potrebbe preferire far sfogare Lillard e bloccare i rifornimenti ai compagni come nella prima gara, piuttosto che farsi battere dai vari Aminu e Hood. Proprio in quest’ottica, il ruolo e il coinvolgimento di CJ McCollum deve rimanere lo stesso di Gara 2. Se Lillard è in serata storta, in attacco ci deve pensare lui e sfruttare la carente marcatura di Jamal Murray, 108.7 di DefRtg in queste due partite. La potenziale contromossa di Malone, vista a sprazzi in Gara 2, è dirottare Paul Millsap, finalmente in palla grazie a un accoppiamento migliore rispetto alla serie con gli Spurs, su Kanter cosi da aver un giocatore in grado di aiutare al ferro con tempismo. Attenzione, però, che questo significa spostare Jokic su Harkless, limitato in Gara 2 per infortunio, o Aminu e Stotts potrebbe iniziare a far “poppare” questi giocatori e forzare il serbo a stare sul perimetro. Di certo, Portland può scommettere sulla percentuali da tre di questi giocatori.

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