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Azzi Fudd, la stella ancora inesplosa di UConn

Autore: Isabella Agostinelli
Data: 22 Set, 2023

Stella in ascesa ma ancora inesplosa, Azzi Fudd è una delle giocatrici che quest’anno è chiamata a fare la differenza e a diventare la leader di UConn insieme alla sua migliore amica Paige Bueckers. E dopo l’infortunio che lo scorso anno ha rischiato di metterla fuori dai giochi, si dice pronta a questa nuova responsabilità. Ecco cosa ci ha raccontato a Bologna durante il tour estivo delle Huskies.

Azzi Fudd

foto di Marco Montrone

Due infortuni gravi in appena tre anni. Ci sono stati momenti in cui hai pensato che non ce l’avresti fatta?

Gli infortuni, grandi o piccoli che siano, ti fanno capire quanto ami il tuo sport. E io, vedendo le altre giocare, non vedevo l’ora di poter tornare in campo. Per questo entrambe le volte ho lavorato davvero tanto per tornare subito in forma. Una volta in campo, c’è da tenere sicuramente in conto l’aspetto mentale: spesso ti trovi ad aver paura di rifarti male. L’idea di aver dato il massimo per poter tornare a giocare, tuttavia, fa passare ogni timore e ti aiuta a mettere il dolore in secondo piano.

Cosa hai imparato da questi due stop prolungati?

Che non devi mai dare per scontato il basket e goderti ogni secondo che passi in campo con le tue compagne.

Oltre al tuo infortunio, lo scorso anno UConn ha dovuto fare a meno di Bueckers e per lunghi tratti anche di Edwards. É sicuramente stata una stagione molto sfortunata ma, al di là di tutto, cosa vi è mancato davvero per essere competitive fino alla fine?

Per colpa degli infortuni, molte di noi sono state costrette a stare in campo molti minuti in più rispetto agli standard e spesso giocare anche se non in perfette condizioni. Questo ha fatto sì che siamo arrivate davvero stanche e senza più energie alla fase più importante della stagione. Personalmente, non ero la stessa atleta che ero ad inizio stagione: i due infortuni ad entrambe le ginocchia mi hanno fatto perdere molta fiducia in me stessa e quindi non ho svolto il ruolo che ci si aspettava da me.

Sicuramente l’assenza di Bueckers ha pesato. Tu e Paige siete molto amiche e hai spesso detto che ami misurarti con lei: hai sentito la sua mancanza in campo? 

Paige è mancata a tutti: è una giocatrice fortissima ed una pedina fondamentale nel nostro gioco. Ma anche se non gioca, ha comunque un ruolo fondamentale come motivatrice e spesso anche da allenatrice. Ma non nascondo che preferisco averla al mio fianco in campo piuttosto che a bordo campo.

Prima hai detto che non hai svolto il ruolo che ci si aspettava da te. Cosa devi migliorare per riuscire a rivestire quel ruolo e per rispondere alle aspettative che coach Auriemma ha su di te?

Direi che l’aspetto su cui devo migliorare è sicuramente quello della leadership: devo imparare a parlare di più, ad avere più fiducia in me stessa proprio come ero riuscita a fare lo scorso anno prima del primo dei due infortuni. E soprattutto voglio diventare una giocatrice a tutto campo.

PH by College Basketball Tour

Capitolo NIL: sei una delle atlete che ha siglato il maggior numero di contatti. Cosa ha significato l’introduzione di questi contratti nel college basketball soprattutto per voi atlete?

Nel basket femminile, l’introduzione del NIL ha decisamente avuto un impatto positivo. In WNBA, infatti, i guadagni non sono elevati  e spesso siamo costrette a dover andare in altri paesi per poter giocare e guadagnare. La cosa più strana è che al momento grazie al NIL le atlete di college guadagnano più delle stesse professioniste. Un vero controsenso se ci pensi.

Un tema di cui si è discusso molto e che ti ha coinvolto a suo tempo è stato quello del “one and done” anche nel college basket femminile. Tu cosa ne pensi ora che è stato introdotto il NIL e visti anche i cambiamenti che stanno avvenendo nella WNBA?

No. Non ha più davvero senso per noi atlete. Molto meglio stare al college con la possibilità anche di avere un’educazione. Questi compensi sono il giusto riconoscimento per quello che facciamo per le nostre università, sia come atlete ma anche come persone. Personalmente, mi sembra ancora impossibile che mi paghino per fare quello che amo.

Per te è cambiato qualcosa nel tuo modo di vivere il basket o nei tuoi impegni fuori dal campo da gioco?

Personalmente cerco di pianificare tutti i servizi fotografici o gli impegni pubblicitari nella preseason proprio per non avere distrazioni nel corso della stagione. Non possiamo comunque prendere dei “giorni liberi” per poter occuparci di queste cose o arrivare tardi ad un allenamento perché impegnate con una pubblicità per esempio.

Pensi che si possano creare tensioni in squadra a causa del NIL? Tu e Paige avete contratti molto più alti rispetto a tutte le vostre compagne.

In squadra non ho mai notato gelosie e nessuno in realtà si preoccupa di quanto guadagni l’altra. Sia io che Paige, inoltre, condividiamo molto di quello che riceviamo: non potremmo fare quello che facciamo, o essere altrettanto forti se non ci fossero le nostre compagne di squadra. Ne siamo consapevoli e quindi ci sembra giusto che tutte possano ricevere qualcosa. Per esempio, entrambe abbiamo un contratto con Bose (compagnia musicale statunitense che ha capito subito le potenzialità del canale TikTok delle due stelle, ndr) e abbiamo fatto avere a tutte le nostre compagne, a tutto lo staff e a tutti i manager dell’università degli auricolari personalizzati con il logo UConn.

Cosa mi puoi dire del contratto con la SC30 Inc. di Stephen Curry?

Steph condivide con me molte delle sue risorse quali allenatori, preparatori e anche la sua palestra dove per esempio mi sono potuta allenare durante tutta l’estate anche sotto la sua guida. É di grande ispirazione per me, sia come giocatore ma anche e soprattutto come persona: è un uomo di affari ma è anche molto attento a ciò di cui la sua comunità ha bisogno.

Steph Curry & Azzi Fudd SC30

Steph Curry & Azzi Fudd SC30

Hai qualcuno che ti segue per questi aspetti più economici?

Ho un gruppo di professionisti che mi segue e che mi consiglia. Non possiamo avere un agente di marketing al college e quindi ho scelto delle persone fidate sui cui posso contare per cercare nuove offerte e soprattutto per far sì che non si approfittino di me. Io ho preferito fare così ma ognuno sceglie l’opzione con cui si sente di più a suo agio.

Il basket femminile negli ultimi anni ha vissuto un incremento in termini di pubblico e di interesse mediatico. E anche tu hai contribuito a questa nuova era. Quale pensi sia stato il tuo maggior contributo? 

Questa è una domanda difficile. Più che sul mio ruolo, ti direi che è UConn che ha avuto un ruolo importante nella crescita di tutto il movimento femminile e quindi sono orgogliosa di poter dare il mio contributo a questo programma e aiutarlo ad avere un impatto ancora maggiore. UConn ha da sempre attirato molta attenzione e quindi quello che ciascuna di noi fa può di fatto cambiare le regole del gioco. Io per esempio cerco di farlo non solo in campo ma anche sui social: spero di essere di ispirazione per tante ragazze e di avere un impatto positivo sullo sport che amo.

Cosa c’è ancora da fare?

C’è tanto da fare, soprattutto in WNBA: non solo in termini di stipendi ma soprattutto a livello organizzativo. La stagione è ancora troppo corta e soprattutto ci sono troppe poche squadre. Ciò fa sì che ci siano sempre pochi posti e di conseguenza poche opportunità per tante valide giocatrici.

Il tuo nome Azzi è legato a Jennifer Azzi, campionessa statunitense degli anni novanta. Nel 1990 ha anche giocato in Italia per la SISV Viterbo. Hai mai preso in considerazione la possibilità di giocare all’estero nella tua carriera, e perché no, anche qui in Italia dopo che l’hai visitata un po’?

Ci stavo pensando proprio questa mattina! Non so ancora cosa mi riserverà il futuro e sicuramente voglio giocare in WNBA, ma questo viaggio mi ha messo davvero tanta voglia di venire qui e giocare nella lega italiana!

Se qualche squadra è interessata… si faccia pure avanti.

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