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Charleston balla in Top 25? Le pagelle delle Week 7 e 8

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 2 Gen, 2023

Charleston non vuol sapere di fermarsi (13 vittorie di fila) e potrebbe finalmente fare capolino nel ranking della AP. Le nostre pagelle partono dalla creatura di Pat Kelsey e finiscono coi disastri di Iowa e di Tolu Smith.

 

Charleston. Non perde dall’11 novembre (in casa di UNC) e l’ultima vittoria conquistata è una che pesa nella regular season della Colonial, essendo arrivata sul parquet dei favoriti di preseason. Questa CofC è da Top 25 e sembra una versione sotto steroidi delle migliori Winthrop allenate in passato da Pat Kelsey: profondissima, corre, tira bombe a manetta e raccoglie seconde opportunità in modo sistematico. Difficilissima da battere.

DaRon Holmes (Dayton). I Flyers rialzano la testa (2-0 nell’Atlantic 10) e ringraziano la loro stella, assolutamente dominante nelle due metà campo e reduce da una doppia doppia da 32 punti e 10 rimbalzi in casa di Davidson. Le stats accumulate nella striscia aperta di 5 W di fila dei suoi sono impressionanti: 25.6 punti, 69.9% dal campo, 9.6 rimbalzi, 2.2 assist, 2.0 stoppate. Miglioramenti ovunque e quotazioni da scelta al primo giro in rapida ascesa.

 

Missouri. Era difficile non schierarsi dalla parte degli scettici dopo il -28 con Kansas. I Tigers però hanno risposto con tre vittorie una meglio dell’altra, di misura con UCF e dilagando con Illinois e Kentucky. Due big quest’ultime con molti problemi, vero, ma Mizzou è apparsa solida come non mai sia per fatturato offensivo (130+ di ORtg sia con Illini che UK) che capacità di mordere in difesa (#1 in D1 per Stl%). Se Dennis Gates ha tanti fan, un motivo c’è.

Markquis Nowell (Kansas State). Trascinatore di una K-State sempre incerottata quest’anno ma chiaramente ben costruita e allenata, visto che il record è di 12-1 in stagione. L’ex Little Rock ha chiuso il 2022 col botto: punti pesanti nell’overtime, quarta doppia doppia punti/assist (23 e 10) e career-high eguagliato alla voce rubate (7) in una vittoria contro la più quotata West Virginia. Aspettatevelo col coltello fra i denti in casa di Texas e Baylor.

 

Pittsburgh. Da fine novembre è cresciuta in modo costante, ma alzi la mano chi si aspettava un 3-0 nella ACC. Vittorie di misura con Syracuse e North Carolina nelle ultime due settimane, senza impressionare e con evidenti responsabilità avversarie, ma d’altro canto essere cinici è un ingrediente necessario in una ricetta di successo. I problemi interni non sono mancati, ma Jeff Capel sembra aver finalmente dato il “la” al tanto atteso rebuilding.

TCU. Un po’ come la già citata Charleston, anche qui abbiamo una squadra che non perde da parecchio tempo (l’upset assurdo rimediato con Northwestern State il 14 novembre) e che strappa consensi crescenti, visti i recenti successi contro Utah in trasferta e con Texas Tech dopo aver passato tutta la gara a inseguire. Difesa rocciosa (#17 in D1 per Adj. Efficiency) e un leader affidabile, perché Mike Miles sembra sempre rispondere “presente”.

 

Hawai’i. Ospita il Diamond Head Classic da otto anni e finalmente l’ha vinto (oltretutto con un buzzer beater nella finalissima). Complice un field meno competitivo che in passato, certo, ma sta di fatto che i Rainbow Warriors non perdono da 6 gare e che la loro difesa (#75 in Division I per Adj. Efficiency) è la migliore mostrata sin dal 2015-16, anno dell’ultima apparizione al Torneo Ncaa. Ci sono anche loro nella lotta aperta per il titolo della Big West.

Souley Boum (Xavier). Nelle ultime due settimane non ha raggiunto le vette della prima metà di dicembre, ma rimane uno dei colpi più sorprendenti del mercato dei transfer (16.9 punti, 4.6 assist e di gran lunga le migliori percentuali al tiro in carriera) e un pilastro per le ambizioni dei Musketeers, freschi di scalpo fatto a UConn in una gara tremendamente ben giocata e appassionante. Quel che ci voleva per rendere la Big East un po’ più piccante.

 

Isaac McNeely (Virginia). Gli Hoos potrebbero aver trovato una preziosa arma in più in attacco. Il freshmen potrebbe infati diventare il nuovo Kyle Guy, un tiratore che genera gravità e quindi spazi per i compagni. Contro Albany e Georgia Tech è stato il primo cambio tra le guardie oltrepassando nettamente i venti minuti d’impiego in entrambe le partite. La fiducia c’è, ora serve continuità al tiro (34.8% in stagione fra alti e bassi vari).

Cason Wallace (Kentucky). Dominati da Missouri, dominata Louisville: la settimana di UK ha più ombre che luci ma le prestazioni del freshman sono state rincuoranti. 19 coi Tigers, apertamente sfidato al tiro da tre, 17 coi Cards senza grossa opposizione. In una squadra ancora senza identità, la sua crescita potrebbe fornire una valida alternativa al semplice aggrapparsi a Oscar Tshiebwe. La SEC ci mostrerà il vero volto di Wallace.

 

Villanova. Bilancio di conference: vinta una gara che bisognava vincere (St. John’s), persa una difficile con dignità (UConn) e persa un’altra in cui c’è da mangiarsi le mani (Marquette). Sostanzialmente una battuta d’arresto nella graduale crescita vissuta dai Cats dopo le batoste di novembre. E non mancano i punti che lasciano perplessi: perché mai lasciare la stella Cam Whitmore in panchina nel finale punto a punto coi Golden Eagles?

Texas Tech. La decina di giorni passata a bullizzare il fondo della D1 (107.7 punti segnati contro squadre nella Bottom 60 di KenPom) non è servita a preparare la trasferta con TCU. L’avere un Daniel Batcho debilitato (autore comunque di 9 rimbalzi e 5 stoppate) non aiuta, ma chi pensa che questa TT sia migliorata in attacco farebbe bene a guardare il volume imbarazzante di perse: 23 contro gli Horned Frogs, quasi un terzo dei possessi giocati.

 

Sean Pedulla (Virginia Tech). Spiace tirarlo in ballo per la prima volta qui nelle pagelle in chiave negativa, visto che il sophomore sta avendo una breakout season clamorosa (da 5.4 punti e 1.3 assist a 17.4 e 4.3). Le deludenti trasferte con Boston College e Wake Forest hanno però mostrato un giocatore ancora acerbo. Problemi di falli, mira fatalmente storta con BC e anche nervosismi assolutamente da evitare con WF.

Keyonte George (Baylor). Giocare ad Ames è infernale per tutti, ma Baylor è davvero sprofondata contro Iowa State, col freshman-stella che ha accusato l’assenza del leader LJ Cryer (cruciale nel tenere pulita equilibrata la distribuzione al tiro) e affossato le velleità dei Bears mattone dopo mattone: 5/18 al tiro, 5 perse e una forzatura dopo l’altra sotto l’enorme pressione di Cyclones. Da questo punto di vista, deve ancora crescere parecchio.

 

Arizona State. La sua striscia di nove vittorie consecutive è finita nel modo più brusco immaginabile, ovvero con un -37 in casa di San Francisco (dignitosa mid-major, ma tutt’altro che irresistibile quest’anno). Meglio poi nel rivalry game perso con Arizona, ma a ben guardare i Sun Devils non presentano alcunché di speciale e sembrano proiettati verso la solita stagione mediocre in bilico fra Nit e seed basso al Torneo Ncaa.

Caleb Love (North Carolina). Lo avevamo detto che UNC ci ha messo del suo nella sconfitta con Pitt, quindi forse non sarete sorpresi di vedere Love qui, che è un po’ la quintessenza del giocatore croce e delizia. 7 punti con 3/9 al tiro e 1 sola palla persa che però vale cinque volte tanto: -3 con poco più di un minuto da giocare, il suo palleggio insistito a metà campo si è risolto in una linea laterale pestata. Proprio lo stop che serviva a Pitt per scappare via.

 

Iowa. Lo vedete Fran McCaffery qui sopra? Ecco, questa è esattamente l’espressione che il coach ha mantenuto per tutta la durata delle feste. Ha recuperato Kris Murray eppure la squadra è crollata in modo tanto improvviso quanto incredibile: alla sconfitta con Eastern Illinois (upset da record per una low-major) han fatto seguito quelle con Nebraska e Penn State (in entrambi i casi, bandiera bianca alzata dai suoi già dopo pochi minuti). Un disastro.

Tolu Smith (Mississippi State). A proposito di crolli verticali, abbiamo i Bulldogs che salutano l’imbattibilità con due sconfitte consecutive, Drake prima e Alabama poi. Non due sconfitte troppo scioccanti, specie la seconda ovviamente, ma quel che lascia di stucco è la performance della loro stella (che avevamo celebrato non troppo tempo fa). Contro Bama, 5 punti con 1/7 da due e 3/15 ai liberi. Boxscore da incubo se ce n’è uno.

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