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Jerome Tang coach dell’anno? La sua Kansas State vola

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 9 Gen, 2023

Le pagelle della Week 9 si aprono e chiudono con due coach: Jerome Tang sta facendo un vero capolavoro con Kansas State mentre Chris Beard è ufficialmente fuori dal palco Ncaa.

 

Jerome Tang (Kansas State). È il favorito per il Coach of the Year e la sua K-State è già oltre lo status di semplice mina vagante. Record 3-0 e testa della conference in coabitazione con Kansas e Iowa State dopo 116 e 97 punti rifilati in trasferta a due colossi come Texas e Baylor. Un attacco travolgente, animato da Nowell e Johnson: attorno a loro, una serie di comprimari diligenti che sfruttano le attenzioni attirate dai due leader.

Florida Atlantic. È la squadra che detiene la seconda più lunga striscia vincente attiva (la prima è di Charleston) e in settimana ha proseguito il proprio percorso vincente con una W enorme contro UAB, prima rivale per i vertici della C-USA, e una un po’ sofferta contro la pericolosa Charlotte. Non importa se debba giocare a ritmi blandi contro una difesa tosta o a velocità elevata e canestri a raffica: FAU sembra avere sempre la risposta pronta.

 

Gabe Kalscheur (Iowa State). Ha messo una sola tripla, la più difficile e soprattutto quella che contava di più. Grazie al suo step back a 1″ dalla fine condanna la comunque ottima TCU alla prima sconfitta in Big 12. Iowa State così al momento è imbattuta nella conference più tosta della Ncaa. L’azione finale è un classico da college basketball: errori, lotta a rimbalzo, palle perse e quasi recuperate, tre rimesse consecutive. E poi la tripla finale.

Kris Murray & Filip Rebrača (Iowa). Da 2 a 9 nelle nostre pagelle, gli Hawkeyes erano reduci da una tripletta orripilante cui poi ha fatto seguito una doppietta eccellente, con vittorie su Indiana e Rutgers. Contro i secondi è emerso un Payton Sandfort da 22 punti, ma più di tutti a strappare applausi è il frontcourt duo Murray-Rebrača, pieno di classe e combattività: 49 punti e 20 rimbalzi complessivi nella prima gara, 33 e 19 nella seconda.

 

Tennessee. Vola a quota 3-0 nella SEC con due prove dominanti offerte contro Mississippi State (+34) e South Carolina (+43). Vero che nel college basketball non si può mai dire, ma il percorso di conference sembra in discesa e i Vols potrebbero benissimo rimanere imbattuti fino a fine gennaio. In ogni caso, appare ora come la chiara favorita, anche perché Alabama e forse Mizzou sono le uniche che possono provarci contro la difesa #1 della D1.

Due tedeschi on fire. Due trentelli europei nello stesso giorno sono roba rara, figurarsi quando arrivano da due giocatori della stessa nazionalità, cresciuti nello stesso club, la IBAM. Giovedì scorso la Germania targata NCAA ha festeggiato con Tristan da Silva di Colorado – cui avevamo un po’ tirato le orecchie – dominante con Oregon (30 punti, 7 rimbalzi, 3 assist, 3 recuperi) e Bent Leuchten di UC Irvine assurdo con UC Davis (31 punti in 20′).

 

Purdue. La prima L è arrivata allo scadere con quella che ormai è la nemesi dei Boilermakers, ovvero Rutgers. Come risollevarsi quindi? Restituendo pan per focaccia a Ohio State. In una settimana in cui Edey è sembrato più impreciso del solito (per poi calare un trentello a Penn State), Painter ha trovato risposte nel supporting cast tra i vari Loyer, Jenkins, Morton e Furst. Le sconfitte sarebbero prima o poi arrivate, ma Purdue ha reagito da grande.

Matteo Picarelli (UMBC). Sette come i punti segnati in casa di Bryant, non proprio un bottino enorme ma che comprende una tripla clutch – bella, tra l’altro – che ha sostanzialmente consegnato l’upset ai suoi. L’italo-svizzero aveva avuto l’unica giornata storta al tiro nella domenica precedente (1/8 dall’arco con Vermont) ma non sembra il tipo di giocatore che s’inceppa due volte di seguito (43.6% da tre in stagione su 5.5 tentativi).

 

Duke. Gli infortuni non hanno mai dato la possibilità al delfino di Coach K di utilizzare la rotazione ideale e anche questa settimana le cose sono andate così. Jeremy Roach s’infortuna a metà del naufragio in trasferta contro NC State. Va di poco meglio contro Boston College: in trasferta emerge un gran Dariq Whitehead, 18 punti per lui, in una striminzita vittoria di uno. La corsa per l’ACC è ancora aperta, ma servono soluzioni.

Ezra Manjon (Vanderbilt). Troppa competitiva la SEC per puntare anche ad un record al 50%, ma se Vandy conserva qualche flebile speranza, lo deve al transfer da UC Davis: un nanetto che non la mette da tre ma che è sgusciante, creativo al ferro e chirurgico dal mid range dove spesso segna fadeaway complicati. Bella settimana per lui: 24 punti per scamparla all’OT contro South Carolina, 12+7 assist contro Missouri.

 

Pelle Larsson (Arizona). Lo svedese, benché importante nella penultima gara, è in qualche modo l’emblema della UA vista in settimana, che è sembrata la versione sbiadita della squadra che aveva quasi ininterrottamente vinto, convinto e divertito fra novembre e dicembre. Vittoria sofferta con UW e sconfitta con Wazzu: c’è qualcosa da sistemare a livello collettivo e c’è anche bisogno di un Larsson che compia definitivamente un passo in avanti.

New Mexico. La MWC è tosta e non c’è da sorprendersi se l’ultima imbattuta della D1 sia caduta nella prima settimana di gioco. Sorprende però il nome del killer: nella profondità della conference non era inclusa Fresno State, con un Eduardo Andre che spacca la partita dalla panca. Stessa sorte è avvenuta pochi giorni dopo con UNLV e un EJ Harkless che investe i Lobos (25+6+5). Due battute di arresto bruttine, ma UNM rimane favorita.

 

Indiana. Quasi tripla doppia di Trayce Jackson-Davis e trentello di Jalen Hood-Schifino significano vittoria facile, vero? E invece no. Gli Hoosiers s’iscrivono in pieno fra le delusioni della stagione e chiudono la settimana con uno 0-2, resuscitando Iowa e confermando l’ottimo stato di forma di Northwestern. L’assenza di Xavier Johnson fa male, ma difficilmente si può costruire qualcosa con questa difesa molto fallosa oltre che porosa.

Yale. KenPom continua a incoronarla come prima squadra della Ivy League (e unica della conference in Top 100) ma è Princeton quella che vince e convince (3-0 con tanto di W pesante a Cornell) mentre i Bulldogs hanno record 1-2 con due sconfitte abbastanza oscene sul groppone, contro Dartmouth in casa propria e prima ancora contro Columbia. Si è rifatta in parte battendo la rivale Harvard, formazione però alle prese con diversi problemi.

 

Stanford. Non vogliamo infierire, ma la squadra allenata da Jerod Haase è riuscita nell’impresa di prendere 22 punti da California. Sì, proprio quella California che fino al 21 dicembre non aveva vinto ancora una partita. Adesso i Cardinal sono 0-5 in Pac-12. Il voto lo diamo alla squadra ma c’è pure da segnalare in particolare Harrison Ingram, il prospetto NBA (ex?) che ha segnato rispettivamente 1, 9 e 6 punti nelle ultime tre sconfitte.

Texas Tech. Quando sono salite di livello le avversarie, le è sempre mancato qualcosa. Tre buonissime partite per approcciare la Big 12 ma anche un pessimo record 0-3. Ad una striscia di 29 vittorie consecutive in casa si susseguono due sconfitte contro Kansas e Oklahoma. Certo, nella prima ci sono recriminazioni e la seconda è finita al supplementare, ma ai Red Raiders manca forse un po’ di esperienza per chiudere le partite.

 

Chris Beard. Ufficialmente esonerato da Texas che proseguirà la stagione guidata dall’assistente Rodney Terry. L’ex coach dei Longhorns era stato arrestato dalla polizia, chiamata della fidanzata che sosteneva che Beard l’avesse strangolata e picchiata. Lei poi ha dichiarato di aver “esagerato”, ma nei casi di violenza domestica non è raro assistere a passi indietro da parte di chi è effettivamente vittima di un abuso. O forse è andata proprio così, chissà. Di certo la vicenda è ancora da chiarire. Ma pare altrettanto certo che la carriera di Beard sia in frantumi: in una questione d’istanti è passato da allenatore pronto a entrare un giorno nella Hall of Fame a disoccupato che presumibilmente non tornerà mai più a calcare palchi importanti.

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