Home 9 Focus 9 Cooper Flagg, il nuovo Captain America di Duke

Cooper Flagg, il nuovo Captain America di Duke

Cooper Flagg
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 2 Set, 2024

L’estate è quel periodo dell’anno in cui tutto sembra possibile. L’estate dei predestinati, quella dove Zion Williamson può esser scambiato per il nuovo messia, Andrew Wiggins e Jabari Parker per i nuovi Melo e LeBron e i fratelli Ball gli eredi dello Showtime. Tra qualche mese vedremo se e come il talento di Cooper Flagg prenderà forma, ma i segnali mandati fin qui promettono qualcosa d’incredibile.

Dal Maine a Team USA

Vivere con tutte le attenzioni addosso è ciò a cui è abituato Cooper Flagg da quando ha iniziato a giocare a pallacanestro. D’altronde il Maine non offre molto oltre alla Signora in giallo, ai romanzi di Stephen King e tanta neve. Nessuna squadra professionistica, l’università locale è uno dei pochissimi atenei a non esser mai arrivato alla March Madness e l’ultima scelta al Draft targata Maine risale al 1984. Per questo a vedere nel weekend il biondino col numero 32 nelle partite di Nokomis High School c’era praticamente gran parte dello Stato.

Non sorprende quindi la naturalezza con cui Flagg ha gestito la sua adolescenza, sovraesposta a livello mediatico. Di lui si parla d’anni come il prossimo grande prospetto americano e il camp di quest’estate con Team USA è stato il bagliore che tanto aspettavano i dirigenti della nazionale americana, alle prese con un delicato ricambio generazionale con vista Los Angeles 2028. Il consenso è stato pressoché unanime: da Kevin Durant a Jrue Holiday, passando per LeBron James e lo staff tecnico di coach Steve Kerr. Tutti sono rimasti sorpresi da cosa è riuscito a fare la futura stella di Duke.

La famiglia se l’è coccolato finché ha potuto e, quando il talento era diventato troppo grande anche per la squadra AAU arrabattata dal padre, si sono trasferiti insieme a lui in Florida per vederlo giocare con la prestigiosissima Montverde Academy. L’idea nella testa di Flagg era già chiara due anni fa: Duke era l’università dei suoi sogniJon Scheyer è l’uomo che sotto Coach K ha costruito la Brotherhood, ovvero la Duke degli one & done e dei prospetti Nba, e ora da capo allenatore sta cercando di mixare l’ormai tradizionale approccio con la nuova frontiera del transfer portal. Il risultato è un roster plasmato attorno alle caratteristiche del talentone americano.

Un passaggio con vista NBA

Duke è stata costruita intorno a lui: un creatore di gioco dal palleggio con cui fare giochi a due, una serie di tiratori in grado di liberargli l’area, un centro più classico per permettere a Flagg di sfruttare tutta la sua versatilità. Cooper Flagg è molto più avanti dei suoi coetanei a livello di letture, QI e completezza del suo arsenale nonostante la curva di miglioramento sia ancora molto alta. Questo è ciò che lo rende speciale: l’eccezionalità difensiva fondata su verticalità, timing e atletismo, come si confà ad lungo classico, ma anche su dei piedi velocissimi e un equilibrio da primo della pista che gli permettono di appiccicarsi ad un attaccante sul perimetro. Flagg ha la capacità predittiva di sapere dove sta andando l’azione e l’intensità con cui gioca gli permette spesso di trasformare errori in gioventù in stoppate o recuperi spettacolari.

É un’arma in difesa ha poco di potenziale e molto di concreto che Jon Scheyer, saggiamente, vuole sfruttare appieno accanto a Khaman Maluach. É un giocatore da 5×5, uno di quelli che riempie la casella delle statistiche ad ogni voce. Anche quelle offensive dove non ha un gioco definito, coerente e maturo come nell’altra metà campo ma fa vedere molte cose intriganti. Flagg ha una mente svelta nel capire le situazioni e prendere decisioni veloci, è destro, ma gli piace penetrare a sinistra, il tiro dal palleggio pecca di continuità mentre in situazioni di catch&shoot sembra essere più a suo agio. Team USA ha provato a stuzzicarlo come ball handler, ma è un fondamentale su cui c’è molto da lavorare. In generale sembra comunque un attaccante più efficace se innescato nello spazio, dove può esplodere con tutto il suo atletismo, che un creatore per sé. Ma come detto il potenziale è smisurato.

In una Division I comandata dai super senior, sembra paradossale credere che una Duke costruita attorno a Flagg possa ambire al titolo. Non a caso ai Blue Devils, in questo momento, vengono preferite Kansas, Alabama, Gonzaga e Houston nelle varie Top 25. In pochi però hanno aggiornato in ranking dopo aver visto quanto fatto da Cooper Flagg, e Khaman Maluach, nel Camp di Team USA. Nel massimo momento di splendore di cosmopolitismo cestistico, l’arrivo di Flagg in D-I diventa anche un simbolo di resistenza americana. L’oro appena vinto è stato possibile solo grazie alle magie di tre mostri sacri prossimi al ritiro, l’ultimo Mvp americano è datato 2018, Victor Wembanyama ha fatto capire che il possibile rematch di LA 2028 potrebbe andare a favore dei transalpini, che avranno anche le ultime scelte al Draft. A Flagg, insieme alla generazione dei Tatum e degli Holmgren e ai futuri fenomeni come i Boozer e i Dybantsa, il compito di resistere a questo spostamento di equilibrio nell’asse cestistico mondiale. Un compito niente male per uno che arriva dallo sperduto Maine.

Articoli correlati

Villanova, una questione di tradizione
Novanation

“This is Villanova basketball”: a sentire un’intervista di coach Jay Wright o di qualsiasi giocatore del roster dei Wildcats, ritroverete Leggi tutto

Arrivano i nuovi freshmen

Non c'è la stella assoluta, ma tanti giocatori molto ma molto interessanti: vediamo chi sono i migliori freshman americani in Leggi tutto

Da Lee a Thornton, tutti i transfer dell’anno

I transfer nel mondo Ncaa sono diventati un fattore sempre più importante per coach e atenei con un peso sulle Leggi tutto

Estate Ncaa tra colpi di testa e statue
Miles Bridges - Michigan State

Non ci sono partite, ma anche in estate storie e notizie non mancano di certo nel mondo della Ncaa. Vediamo Leggi tutto

Dagli Usa all’Italia, ecco i nuovi freshman
Harry Gilles (Duke)

Non c’è IL nome come l’anno scorso, quando lo sbarco di Ben Simmons a LSU è stato preceduto da fiumi Leggi tutto