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Drake, McCollum e la periferia che diventa centro

Autore: Manuel Follis
Data: 13 Dic, 2024

Hanno già vinto. Anche se la stagione dovesse finire qua (spoiler, col cavolo) coach Ben McCollum, l’athletic director Brian Hardin e in generale la squadra di Drake hanno già compiuto un’impresa, non far rimpiangere nemmeno un secondo l’ex allenatore Darian DeVries. E non era per niente facile.

Dopo un solo mese di gioco, l’università di Des Moines, la cittadina capitale dello stato dell’Iowa, è diventata una delle storie della stagione 2024/25 del basket Ncaa. Per capire meglio va fatto un passo indietro di 7 mesi per tornare all’aprile del 2024 quando, a stagione finita, nel corso della consueta girandola di panchine di primavera coach DeVries lascia l’Iowa per andare a guidare il prestigioso programma di West Virginia, reduce da una stagione deludente dopo l’addio improvviso del santone della panchina Bob Huggins.

 

Un addio doloroso

DeVries lasciava il college dell’Iowa – portandosi dietro il quotatissimo figlio Tucker dopo sei stagioni molto al di sopra delle aspettative, nelle quali aveva portato Drake da anni ad essere la prima squadra della Missouri Valley Conference, per tre anni al Torneo nel 2021, 2023 e 2024, l’anno scorso addirittura con la testa di serie numero 10, un lusso per una mid-major.

È capitato spesso in passato, un coach in rampa di lancio fa molto bene sulla panchina di un college poco quotato e quando poi spicca il volo verso università più prestigiose quel programma torna nel dimenticatoio. Possibile che accadrà anche a Drake, ma il plot twist di questa storia molto americana è che la dirigenza dell’ateneo decide di sparigliare le carte e andare a prendere un coach dalla Division II.

 

Il vincente sconosciuto

Certo, non un coach qualsiasi. McCollum è nato e cresciuto a due ore di distanza da Des Moines (che per le distanze Usa è come dire dietro l’angolo) e negli ultimi anni si è messo in luce come assoluto dominatore della Division II, dopo aver portato Northwest Missouri State University a vincere quattro titoli nel 2017, 2019, 2021 e 2022 (avrebbe vinto a mani basse anche il 2020, annullato causa Covid) e aggiudicandosi per cinque volte il riconoscimento come miglior allenatore dell’anno.

Coach Ben McCollum

La sua ricetta? In parte non è niente di nuovo: giocatori mediamente alti, difesa forte, tiro da tre e ottimo QI. Ma un aspetto per lui fondamentale sono le qualità umane. “It’s better than just collecting talent. A lot of people just collect talent. We want to make sure it fits”. E ancora “We like […] probably the same things other people like, but what we really wanted to make sure of was we got the right personalities”.

Ed ecco spiegato perché McCollum ha chiamato con sé, in questa nuova avventura in Division I, ben quattro giocatori che prima militavano in Division II: Isaiah Jackson, Mitch Mascari, Daniel Abreu e soprattutto Bennett Stirtz. Gli servivano atleti che già conoscessero il suo sistema, ma soprattutto il suo approccio dentro e fuori dal campo. Gli servivano dei pretoriani che potessero portare velocemente la sua cultura in spogliatoio. Una scommessa. Vinta.

 

Do you know Stirtz?

Il sito BartTorvik.com, attraverso un complicato algoritmo, stila una classifica dei giocatori il cui impatto è più determinante per la rispettiva squadra. In tutta la Ncaa, solo dieci giocatori hanno un maggiore impatto di Bennett Stirtz, che viene prima di una marea di nomi quotati. E McCollum lo spreme quanto umanamente possibile: nelle ultime 6 partite, Stirtz è stato in campo 40 minuti per gara. Non esce mai. E il suo Min% è di gran lunga il più alto in tutta la D1 (99.6%).

Bennett Stirtz

Nonostante i suoi abbondanti 195 cm il ragazzo di Liberty, Missouri è il play della squadra, quello che detta i ritmi e che fa tutto quello che serve, a partire dalla difesa. Miglior marcatore (18.8), miglior assistman (6), migliore nelle recuperate (2.1) e secondo miglior rimbalzista (5). I dubbi che la truppa di coach McCollum potesse far bene anche in Division I sono svaniti praticamente dall’esordio.

Drake tra il 21 e il 24 novembre ha battuto Florida Atlantic, Miami e Vanderbilt in campo neutro, tre formazioni sulla carta superiori. La squadra esegue a ritmo molto lento, non perde palla facilmente, non commette errori stupidi, ha un ottimo assist rate e attacca il ferro ogni volta che può (i liberi incidono molto sul totale dei punti), scegliendo spesso l’angolo giusto per arrivare a canestro.

 

Imbattuti fino a quando?

Per ora nessuna squadra è riuscita a batterli e per questo il primo anno di McCollum in panchina può già considerarsi un successo, a meno di disastri nelle partite della MVC. È anche vero che non hanno incontrato nessuna corazzata, ma “solo” buone squadre. Gli avversari più forti sono stati i Commodores di Vanderbilt (60 di KenPom). Il 17 dicembre arriva però Kansas State e molti prevedono che a quel punto cadrà il record dei Bulldogs.

Sempre KenPom prevede che vincano i Wildcats, ma di soli due punti. Sarà un bello scontro e una cartina tornasole per vedere quanto davvero è reale il miracolo di questa nuova Drake. Una partita speciale soprattutto per Stirtz, che fin da bambino è un tifoso sfegatato proprio di Kansas State. Quando va a casa nel weekend indossa la maglia dei Wildcats per vedere le loro partite di football. La toglie quando sta nel campus, ma la passione resta.

Insieme alla passione c’è però anche la voglia di rivalsa. Quando si è trattato di passare dalla high school al college nessuna squadra di Division I lo ha degnato di una chiamata. Kansas State figuriamoci, ma anche nessun’altra. Solo coach McCollum ha creduto in lui e il ragazzo se l’è legata al dito. Il 17 dicembre contro Kansas State per lui non sarà una partita come un’altra, per mille motivi.

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