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Fear the Bears, lo strano caso di Baylor

Jared Butler - Baylor
Autore: Raffaele Fante
Data: 17 Dic, 2019

Makai Mason, leader della squadra, nonché il miglior tiratore e miglior realizzatore dell’anno scorso, se n’è andato. E infatti Baylor è ultima nella Big 12 nel tiro con il 42.6% dal campo. Tristan Clark, ovvero il miglior giocatore attualmente a roster, nonché uno dei migliori lunghi stoppatori della nazione, gioca solo scampoli di partita dopo un’operazione al ginocchio. E infatti Baylor è quart’ultima nella Division I per %Block. Eppure Fear the Bears, perché la squadra di Scott Drew è una delle più solide della nazione ed è ora alla #10 del ranking. Vediamo perché.

“He can’t coach”

“Bravo a reclutare eh, ma poi come allenatore…”. Anche in Ncaa ci sono luoghi comuni duri a morire, etichette che rimangono appiccicate per anni al di là di fatti e risultati. “He can’t coach”, Scott Drew l’ha letto e sentito più volte e “I’d be lying if I said it didn’t bother me”. Che poi basta dare un occhio a roster e record per farsi un’idea diversa.

Scott Drew - Baylor

La grinta di Scott Drew

Nessun giocatore della Baylor attuale era inserito nei top 50 in uscita dall’high school e, anzi, la maggior parte non erano proprio in nessun ranking. L’ultimo top 50 arrivato a Waco è stato Isaiah Austin nel 2012 mentre, nello stesso lasso di tempo, da John Calipari a Kentucky ne sono arrivati 34. Nonostante questo, Baylor è una delle sole sei squadre delle Power Five Conference ad aver vinto almeno 18 partite negli ultimi 12 anni: Duke, Kentucky, Kansas, North Carolina, Michigan State e i Bears. Cinque Hall of Famers e Scott Drew, unico coach sotto i 50 anni.

Nella sua 17/a stagione a Waco, ha perso finora una sola partita contro Washington e battuto altre squadre del ranking come Villanova, Arizona e, per ultima, la lanciatissima Butler. “It wasn’t that we were bad; they were and are just really good”, ha detto Jay Wright al termine della gara persa da Villanova 87-78. Il record è 8-1, e il gradimento dei tifosi altissimo.

Il gradimento dei tifosi di Baylor

Il gradimento dei tifosi di Baylor

La forza del backcourt

Reclutare non vuol dire solo pescare i migliori ragazzi provenienti dalle high school, ma saper scegliere i giocatori più adatti al tuo sistema nel mare magnum dei transfer. Ed è qui che Drew sa muoversi benissimo, così come Chris Beard di Texas Tech: persi Mason, Kegler e McClure, il backcourt dei Bears aveva delle voragini ed ecco MaCio Teague (da UNC Ashville) e Davion Mitchell (da Auburn) coprirle come meglio non si poteva fare. Non due fenomeni, sia chiaro, ma due giocatori che si sono subito inseriti nel gioco di Drew e hanno dato il loro contributo sui due lati del campo.

In attacco, poi, ci pensa lui: Jared Butler ha la mano rotonda del tiratore di razza, come dimostra il 44.4% da 3 e il 90% ai liberi per 17.4 punti in 29′ di media in campo.

 

È la classica breakout season quella che sta vivendo il sophomore da Los Angeles che si sta aprendo la sua via verso il draft a suon di canestri. E a completare il reparto dei piccoli c’è anche il senior Devonte Bandoo, altro tiratore da 40% da 3, ed ecco perché la zona contro i Bears non funziona.

Dalla zona alla uomo

A proposito di zona, per anni la 2-3 nella sua variante 1-1-3 è stata il marchio di fabbrica di Drew, ma quest’anno viene usata molto meno dai Bears. Il motivo sta nel capitolo sopra, e cioè in un backcourt composto da ottimi difensori sulla palla che hanno reso la difesa dei Bears ancora più efficiente dell’anno scorso. Dai 67.7 punti incassati di media nel 2018/19, si è passati ai 60.3 attuali e con 88.1 di Adjusted Efficiency Baylor è la 10/a della nazione.

E sì, Mark Vital è ancora un giocatore dei Bears.

Dalla D-III alla Big 12

E se tre anni fa qualcuno gli avesse detto che dalla Division III sarebbe arrivato ai vertici del college basket? “I probably would’ve thought they were either crazy or out of their mind. I had no idea this would happen”. Che poi Freddie Gillespie al suo primo anno al Carleton College ha giocato la miseria di 16 minuti nell’intera stagione, quindi non era pronto manco per quel livello tanto era grezzo e legnoso.

Arrivato a Waco come walk-on, ora è diventato un giocatore chiave per i Bears con i suoi 9 punti, 9 rimbalzi e 2.4 stoppate di media. È al momento l’unico lungo affidabile a disposizione di Drew, ma Tristan Clark può prendersi tutto il tempo che gli serve per tornare in forma. Perché sotto canestro ci pensa lui, anche contro big come Arizona, dominata con 17 punti, 13 rimbalzi e 5 stoppate.

 

Non saranno spettacolari, divertenti o stracolmi di talento, ma funzionano. Perchè poi il college basket è soprattutto gioco di squadra e di sistema. E i Bears ne hanno uno estremamente fastidioso da affrontare e molto difficile da battere.

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