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Geno Auriemma a ruota libera sul college basket femminile

Geno Auriemma
Autore: Isabella Agostinelli
Data: 8 Set, 2023

Quando si pensa a UConn, quello di Geno Auriemma è il primo nome che viene in mente: è grazie a lui se il programma femminile è diventato il più vincente della storia della NCAA con ben 11 titoli. E dopo 38 stagioni sembra non aver perso l’entusiasmo e la voglia di vincere. Lo abbiamo incontrato a Bologna durante una tappa del tour estivo delle Huskies. Ecco cosa ci ha raccontato della passata stagione, del NIL e del basket femminile. Togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa.

Geno Auriemma PH by Marco Montrone

Foto by Marco Montrone

Contro la sfortuna si può fare poco, ma al di là di tutti gli infortuni dello scorso anno, cosa è mancato a UConn per essere competitiva nel torneo?

Eh già, contro la sfortuna si può far poco e l’unica alternativa è quella di giocare con le forze che hai a disposizione. Dobbiamo solo tenere le dita incrociate e sperare che tutte le nostre atlete siano sane. La scorsa stagione è stata particolarmente difficile. Prima l’infortunio di Paige, poi quello di Azzi; quest’anno poi abbiamo perso Jana El Alfy, la nostra atleta egiziana che si è infortunata durante gli scorsi mondiali U19.

Chi si aspetta che quest’anno faccia un passo in avanti? Fudd, Edwards?

Azzi deve diventare la super stella che è destinata ad essere; deve diventare al pari di Page e fare questo passo che ancora non ha compiuto. Ma ha tutti i mezzi per farlo: deve solo credere in se stessa. Anche Aaliyah deve fare un passo in avanti se vogliamo vincere il Titolo. Se entrambe saranno capaci di alzare il loro livello quest’anno ed essere in campo con Paige, posso assicurarti che saremo una squadra davvero competitiva: al momento è lei l’atleta più forte in circolazione e il suo ritorno è una notizia positiva non solo per noi ma per tutto il basket femminile.

Capitolo NIL: cosa pensa della sua influenza sulla geografia del college basket? 

Penso che prima o poi si dovranno prendere dei provvedimenti per non rischiare di finire come nel football dove ci sono solo quattro o cinque squadre che possono ambire al titolo e che si aggiudicano i migliori giocatori. La cosa bella del basket è ancora l’imprevedibilità dei risultati finali, con tanti programmi capaci di arrivare fino in fondo al Torneo. Ma è vero anche che se una scuola ti offre tanti soldi per giocare nel suo programma, non per forza ti garantirà la vittoria del titolo.

Mi vengono in mente South Carolina che ha stipulato un contratto a livello di programma o LSU che sta attirando sempre più atlete con contratti NIL da capogiro.

Esatto. Ma LSU, in questi ultimi anni ha vinto un solo titolo; South Carolina due. Non mi sembra un numero molto elevato (sogghigna compiaciuto).

Come gestisce le sue atlete in questo senso? Ne parlate?

Tutte le atlete hanno un agente e quindi non spetta a me parlare di accordi economici. Bisogna comunque essere realistici. Azzi e Paige sono le due atlete che avranno i contratti più alti. Se i guadagni delle tue compagne ti creano problemi, non dovresti essere qui. Tutte le mie ragazze ne sono consapevoli e sono qui perché vogliono vincere, che è la sola cosa importante. Bueckers e Fudd, per raggiungere questo obiettivo, sono le migliori compagne che un’atleta possa chiedere.

Transfer portal. Cosa ne pensa personalmente?

Il portale può essere utile in varie maniere: per riempire un buco nel roster, soprattutto nei momenti di emergenza; può aiutare una squadra a migliorare in fretta se si pesca la giusta pedina, dato che ai freshman serve comunque un periodo di adattamento più o meno lungo prima di essere davvero competitivi soprattutto se non hai accesso ai migliori prospetti.

Quanto ne fate uso a UConn?

La cosa fondamentale è una sola: capire se una giocatrice può effettivamente entrare nei nostri meccanismi e nella nostra mentalità. Chi ha già giocato in un’altra squadra ha sicuramente appreso un determinato modo di giocare che non sempre però può adattarsi al nostro sistema. É quindi importante valutare queste cose prima di decidere di attingere dal portal. Lou Lopéz (ora alle Dallas Wings) per esempio era perfetta per noi, dato che veniva da un programma molto simile al nostro e quindi il suo inserimento in squadra è stato molto positivo ed immediatamente efficace. Ma il più delle volte non è così.

Cosa mi dice invece del riallineamento e delle voci che vogliono UConn in Big 12, anche se il commissioner Yomark della B12 ha detto che UConn non arriverà?

Non penso giocheremo nella Big12. Se in futuro alcune squadre cambieranno conference e ci sarà un nuovo riallineamento, allora forse. Ma al momento, ogni programma pensa più a se stesso che al bene del college basket e cerca di mettersi nella posizione migliore per ottenere il meglio. E anche UConn sta facendo le stesse considerazioni degli altri.

Essere nella Big 12, una conference più competitiva rispetto alla Big East, potrebbe darvi una mano per prepararvi meglio alla post season?

No, non penso. Essere in una conference rispetto ad un altra è solo questione di soldi. Centra poco con le possibilità concrete di vincere o meno il titolo, prepararsi per la Madness, o il fatto che sia più o meno competitiva.

Lo scorso anno sono emerse nuove squadre in grado di ambire al titolo, come LSU o Iowa. Chi vede come la rivale maggiore di UConn e come pensa di contrastarla?

Tutte quelle squadre che avranno le migliori returning players: Ohio State, LSU e Notre Dame. Ma non penso che ci sia una squadra più forte delle altre e quindi sarà un’altra stagione molto aperta. Affronteremo la maggior parte di queste squadre nel corso dell’anno e quindi lì si potrà vedere meglio chi ha davvero le carte in regola per arrivare fino in fondo.

38 stagioni sulla panchina di UConn. Più che un lavoro è una dimostrazione d’amore verso questo programma. Dove trova ancora tutta la passione e l’energia per allenare?

Molto dipende dalle persone di cui ti circondi: giocatrici e staff. E se amo ancora quello che sto facendo è perché sto bene con loro. Quando non ci saranno più queste condizioni, temo sarà il momento di andarmene; ma non penso che ciò accadrà a breve.

Geno Auriemma

PH by College Basketball Tour

Nel panorama femminile ci sono pochi allenatori uomini. È difficile allenare una squadra femminile? Qual è l’aspetto più complesso?

In America hanno problemi con gli allenatori maschili nel basket femminile. Queste lamentele non si sentono nel volley femminile o nel nuoto per esempio… ma nel basket sì. La verità è che ora nel nostro sport ci si sofferma molto sulle apparenze anche a scapito delle giocatrici. A loro poco importa se sono allenate da un uomo o da una donna: ciò che vogliono è un coach competente e che le sappia guidare.

In che senso “ci si sofferma solo sulle apparenze”?

Ti faccio un esempio. Nella finale femminile dello scorso anno, hanno voluto una squadra di arbitri al femminile, mentre sarebbe stato più sensato voler semplicemente schierare i migliori arbitri, donne o uomini che fossero. Se devo essere sincero, non sono molto soddisfatto di come la NCAA stia gestendo il basket femminile in questo momento.

Nonostante questa visione un po’ critica, però lei ha personalmente contribuito a rendere il basket femminile più popolare e con UConn ha letteralmente scritto tante pagine importanti della storia del basket NCAA. Quale pensa che sia stato il suo contributo maggiore?

Per rispondere a questa domanda prima devo parlare di Muffet McGraw (ex allenatrice di Notre Dame). Dopo aver lasciato il ruolo da coach, ora fa la commentatrice e spesso spende parole sul fatto che il basket femminile debba essere fatto dalle donne per le donne. Tuttavia, Muffet dimentica che se ora le allenatrici possono ambire a stipendi alti, è perché prima di lei, io personalmente ho fatto sì che un allenatore di basket femminile potesse ricevere uno stipendio pari a quello degli allenatori dei programmi maschili.

Immagino che sia stato grazie alle tante vittorie…

Sì! Gli 11 titoli che UConn ha vinto hanno fatto sì che le nostre partite fossero trasmesse sempre più frequentemente. É stata però la nostra rivalità contro Tennessee a mettere il college basket femminile nei radar delle grandi emittenti televisive. Questo è stato il mio contributo più grande penso.

Vedo che è un tema che la tocca da vicino, coach.

Mi dà fastidio che fino a quando vincevo titoli, portavo attenzione sul nostro sport, tutto andava bene, mentre adesso per lei sarebbe giusto che gli uomini sparissero dal basket femminile. Ma come dicevo prima alle giocatrici importa poco se c’è un uomo o una donna in panchina: basta che sia il migliore!

7 aprile 2024. Geno Auriemma è contento se …

Ci sono stagioni in cui tutti si aspettano che tu vinca un titolo, altre in cui sai che non ne hai davvero i mezzi. E sono proprio quest’ultime, spesso, a trasformarsi in esperienze indimenticabili. La stagione dello scorso anno è stata una di queste: anche se alla fine non abbiamo vinto, se mi guardo indietro, mi rendo conto che quella che ho vissuto insieme alla mia squadra è stata una stagione memorabile.

Ma lei punta a vincere il Torneo quest’anno?

Guarda, quest’anno se avessimo avuto a disposizione anche Jena, ti avrei detto che l’obiettivo sarebbe stato il Titolo. Ma non avremo Jena. Quindi, se vinceremo sarò contento per qualche giorno, se perderemo sarò arrabbiato per qualche giorno. L’unica cosa certa è che, comunque vada, a giugno sarò sulla Costa Amalfitana e questo pensiero può aiutare a risolvere ogni cosa. (aggiunge in italiano, o meglio in dialetto napoletano, ridendo)

Foto di copertina by: Marco Montrone

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