Chi sale
Vanderbilt. Votazione nostalgica, visto che i Commodores (che stanno reclutando sempre meglio negli ultimi anni) si sono aggiudicati il commitment di Scotty Pippen Jr, figlio dell’indimenticato Scottie, braccio destro di MJ ai Chicago Bulls. È un talento 4 stelle. Di sicuro giocherà sotto molti riflettori.
Jordan Nwora (Louisville). Jay Bilas nel corso della partita contro North Carolina ha continuato a definirlo una guardia. Il ragazzo però supera i 2 metri e in conference sta tirando da 3 con il 42% abbondante, andando a rimbalzo come un lungo. Forse sarebbe il caso di iniziare a dargli un filo più di credito.
Kansas. Secondo The Athletic (che cita più fonti), i Jayhawks starebbero preparando la documentazione per chiedere formalmente alla Ncaa di regolarizzare la posizione del lungo Silvio De Sousa e farlo giocare subito. L’assenza di Udoka Azubuike pesa e si deve correre ai ripari.
Jeff Capel (coach di Pittsburgh). Il lavoro che sta facendo il coach (epigono di coach K) sta già facendo vedere i suoi frutti. Occhio che, se il reclutamento inizia a girare, i Panthers saranno presto una spina nel fianco per la ACC. Chiedere a Louisville e Florida State: l’anno scorso il record di conference è stato 0-18, quest’anno siamo a 2-2.
Kermit Davis (coach Ole Miss). Se Capel sta facendo un buon lavoro, quello di Davis a Mississippi è da lasciare a bocca aperta. Ne abbiamo parlato anche nel focus sulla Sec. I Rebels sono 3-0 in conference e, dopo Auburn, hanno battuto anche Mississippi State e sono entrati nel ranking alla #18. E non ci avrebbe creduto nessuno perchè in tutti i pre season poll erano considerati la peggior squadra della Southeastern. Occhio a questo coach che sta preparando il terreno per una panchina importante.
Jim Boeheim (coach Syracuse). Manca Cam Reddish e allora la vecchia volpe chiude ancora di più le due linee della sua zona e sfida apertamente Duke a tirare da 3. Risultato? 9/43 dall’arco per Barrett e compagni e Syracuse diventa la seconda squadra a passare al Cameron Indoor in 106 partite giocate dai Blue Devils da n.1.
Big Ten. Era dalla stagione 2013 che la conference non era in testa alla graduatoria di Kenpom del “conference power”. Michigan e Michigan State stanno trainando i risultati, ma è il valore medio delle squadre che è altissimo. E al momento è stato scalzato il predominio della Big12 degli ultimi anni.
Michigan. E la conference migliore è guidata dalla squadra con il record migliore: 17-0, nessuno come i Wolverines alla loro miglior partenza della storia. Compresa la scorsa stagione, hanno una sola sconfitta nelle ultime 32 partite, cioè la finale della scorsa March Madness contro Villanova.
Hofstra. Non hanno una striscia lunga come Michigan, ma i Pride ne hanno vinte 12 di fila. Le ultime 3 tutte di 3 punti, contro Northeastern con un buzzer disperato entrato di tabella, contro William&Mary dopo 3 supplementari.
Dean Wade. Sembrava dovesse rimanere fuori tutta la stagione e invece ha giocato 22 minuti (prendendo 9 rimbalzi) nell’importante vittoria di Kansas State in trasferta contro Iowa State. Speriamo che duri, per i tifosi e per lo spettacolo.
Oregon-UCLA. Ormai da tempo è la partita che regala più soddisfazioni di tutte. Anche quest’anno rimonta di 9 punti in un minuto, supplementare e buzzer beater finale. Se oltre al basket, cercate una sceneggiatura da Hollywood, qui pescate sempre bene.
Killian Tillie. Gonzaga lo ha aspettato per due mesi e, una volta rientrato, non ci ha messo molto a fare la differenza. Il francese ha sfoderato la sua prima partita in doppia cifra (14 punti con 6 rimbalzi, 3 assist e 3 stoppate) proprio nel match più delicato – per quanto potesse esserlo – nella WCC, cioè la trasferta a San Francisco. A Spokane si fregano le mani nell’immaginare cosa possano essere questi Zags con Tillie a pieno regime.
Chi scende
Duke. E per una volta finiscono qua i Blue Devils, che la sfangano contro Florida State grazie alla tripla di Cam Reddish sulla sirena, ma poi perdono in casa contro Syracuse. E soprattutto perdono a tempo indeterminato Tre Jones per un infortunio alla spalla “e non c’era nessun piano B per la sua assenza”, ha ammesso coach Mike Krzyzewski.
Pac12. La conference sta sprofondando nel baratro. Tra infortuni e squadre che deludono, la Pac12 al momento potrebbe non riuscire a mandare nemmeno due squadre al torneo Ncaa. Il che, francamente, è un po’ troppo. Cercasi commissioner.
Kevin Porter (USC). Il potenziale fisico c’è, quello tecnico avremmo voluto valutarlo. Invece dopo poche partite in campo e un infortunio, il giocatore è stato messo fuori squadra da USC per “motivi disciplinari”. Non un grande segnale, anche in ottica draft Nba.
Roy Williams (coach UNC). “Non siamo mai stati in partita. Vorrei avere una brillante spiegazione del perchè, ma non ce l’ho”. Ha perso di 21 in casa come mai gli era successo nei suoi 16 anni passati a Chapel Hill, ma l’ironia quella no, ce l’ha ancora.
West Virginia. Tristi e soli in fondo alla Big12, unica squadra della conference a non aver vinto ancora una partita. E chi l’avrebbe mai detto? E invece i Mountaineers hanno perso in casa anche contro Oklahoma State e sono al loro peggior inizio da 23 anni a questa parte, quando giocavamo ancora nella Big East.
St John’s. Due sconfitte di seguito che già non è il massimo. Il peggio è che in casa contro DePaul pesa moltissimo. Motivo? Shamorie Ponds fuori con il mal di schiena. Ponds è un grande giocatore e non si discute, il problema è che i Johnnies sono troppo Ponds-dipendenti.
Florida State. Ok, Cam Reddish ha mostrato sangue freddo mettendo la tripla della vittoria, ma si è trovato solo senza avversari sulla linea da 3 punti? Veniva da 4/7 dall’arco… e chi hanno lasciato solo (e “solo” non rende nemmeno l’idea) sul perimetro? Proprio Reddish. Questo non è perdere per un episodio. L’impressione è che ai Seminoles manchi sempre un centesimo per fare un euro. E la sconfitta contro Pittsburgh ha confermato il solito andamento altalenante.
Tennessee. La squadra è partita 3-0 nella Sec e non accadeva da 10 anni. Ma vincere in trasferta e fare il gesto del coccodrillo davanti ai fan dei Gators non è sembrata una grande mossa di classe. Basta la vittoria, già di per sè uno schiaffo in faccia notevole (e testimonianza di una stagione sotto le aspettative per Florida).
Vanderbilt-Kentucky: orrenda partita finita 56-47, un’agonia gli ultimi 5′, vinti 4-2 dai Commodores. Che peraltro a quel ritmo sono andati per tutto il secondo tempo (17 punti). Per fortuna che una era squadra da torneo e l’altra candidata per il titolo.
Pierfrancesco Oliva. Il pollice verso non è per il giocatore, ma per la sfortuna che si accanisce su di lui. Già un anno da redshirt alle spalle, anche questa stagione è già arrivata al capolinea. Bruttissimo l’infortunio al ginocchio e chi era lì racconta di come la scena abbia avuto un effetto-shock su tutti i presenti, compagni di squadra compresi. Coraggio Checco, tieni duro!