Ochai Agbaji è non solo un gran giocatore, ma anche un spot vivente per l’Ncaa. E’ la dimostrazione che restare al college serve a migliorare tutti gli aspetti del proprio gioco senza perdere, anzi aumentando, le possibilità di andare in Nba. E’ un senior, ma una chiamata al primo giro del prossimo draft è praticamente certa, anche se sarà il più vecchio tra tutti i nomi che verranno chiamati da Adam Silver.
Tripla dopo tripla
Sicura scelta Nba se fosse un tiratore con percentuali migliori in grado di crearsi un tiro da solo, si leggeva negli scouting report degli anni scorsi. Preso nota, Agbaji ha deciso di lavorarci sopra e questi sono i due primi canestri della stagione in corso
Meccanica perfetta, spalle sempre a posto, rilascio veloce e tanta, tanta fiducia. Ora il suo tiro è molto più fluido e preciso e, da quinta opzione offensiva di Kansas nel suo anno da sophomore, è ora diventato la star (oltre che il capitano) di coach Bill Self senza se e senza ma. Il padre Olofu, detto Big O, da buon nigeriano voleva che il figlio giocasse a calcio ma, dopo averlo visto crescere improvvisamente nel suo ultimo anno all’high school, ha capito che il suo futuro sarebbe stato su un campo da basket.
Difficile da marcare da guardie con poco fisico visto che è 1.98 cm per quasi 100 kg, troppo atletico per giocatori più stazzati: nelle prime 19 partite dell’anno è andato come un treno con 21.3 punti di media, il 52.7% dal campo, il 47% da 3 e il career high di 37 punti realizzati nella vittoria al doppio overtime contro Texas Tech. Prende il 46% dei suoi tiri da dietro l’arco, ma non di sole triple è fatto il suo gioco. Bill Self conosce bene la potenza delle sue gambe e uno degli schemi disegnati per lui (che riesce almeno una volta a partita) è questo
Difesa e clutchness
Quando è arrivato a Kansas da giocatore semi sconosciuto, era considerato soprattutto un buon atleta e un ottimo difensore. Bill Self non si aspettava granchè, anche perchè nel 2018 aveva la squadra n.1 dei ranking pre stagionali con il roster pieno di attaccanti. In 4 anni ha capito quanto aver preso comunque quel recruit 3 stelle sia stato un vero furto in un mondo pieno di scout che controllano tutti i circuiti giovanili perchè Agbaji ha migliorato precisione al tiro e movimenti in attacco, senza perdere la sua intensità difensiva. Che resta di primo livello, come dimostra il 4/17 dei suoi avversari quando hanno giocato quest’anno in isolamento 1 contro 1 contro di lui
In attacco ha migliorato praticamente tutto, a partire dalla velocità con cui mette palla per terra e punta il ferro, aggiungendo una varietà di opzioni che negli anni scorsi non aveva. Può giocare il pick and roll o concludere in isolamento, tirare dal palleggio o servito dai compagni. Quello che gli manca ancora è un ballhandling più affidabile, dato che che la mano sinistra resta ancora troppo debole e questo ovviamente incide non poco sul suo trattamento di palla. Però quest’anno che i palloni decisivi finiscono per forza di cose a lui, ha dimostrato un’altra qualità che tende a piacere a coach e compagni: la mette dentro quando conta. Non solo da 3
ma anche in penetrazione
Nba, è la volta buona
Kansas ha rischiato di perderlo l’anno scorso, perché alla Combine è stato ovviamente invitato anche lui. E a Chicago le sue caratteristiche fisiche hanno impressionato tutti, dalla percentuale di massa grassa (4.15%) al wingspan (2.08 cm), ma alla fine ha preferito tornare al college piuttosto che giocarsi la chance di una chiamata al secondo giro. Meglio così, anche perché Agbaji avrà da poco compiuto 22 anni al prossimo draft e quindi margini di crescita anche in Nba ci sono tutti.
Prima però può riportare i Jayhawks alle Final Four, dove sono arrivati l’ultima volta proprio nel 2018, pochi mesi prima del suo arrivo. Per farlo, dovrà uscire in fretta dal momento meno brillante che sta attraversando. Dal 30 gennaio, cioè dalla brutta sconfitta casalinga contro Kentucky, è iniziato un periodo di flessione che ha fatto calare le sue cifre, ma con il 43.5% è sempre il 15/o della nazione da 3 con quasi 7 tentativi a partita e con 19.9 punti resta tra i principali scorer della Division I. Ormai le difese sono completamente tarate su di lui, Courtney Ramey di Texas lo ha seguito faccia a faccia senza neanche dare uno sguardo al movimento di palla attorno a lui, Oklahoma ha schierato una triangolo e due per toglierlo dall’attacco dei Jayhawks.
E’ l’attenzione che tocca alle star. E Ochai Agbaji lo è senz’altro.