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Week 17, Auburn e Houston inarrestabili più che mai

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 3 Mar, 2025

Auburn e Houston regine incontrastate della SEC e della Big 12: chi mai le fermerà a Marzo? Le pagelle della Week 17 non possono che iniziare con un 10 e lode a queste due squadre.

 

Houston. Portarsi a casa la stagione regolare della Big 12 con giornate d’anticipo non è un’impresa semplice, soprattutto visto il grado di competizione che offre la conference. I Cougars non giocano un basket scintillante, da anni. In compenso aggressività e intensità difensiva sono ormai una costante delle loro prestazioni. Quest’anno uniscono a queste doti una percentuale al tiro da tre da top team (40% di squadra). Nemmeno Texas Tech è riuscita a batterli. Ad oggi forse la squadra più minacciosa per scippare il trono a Auburn.

Auburn. 100 punti e un +30 ad una delle migliori difese della SEC, per poi imbrigliare uno dei migliori attacchi della Division I in trasferta e dominarlo senza che Johni Broome abbia ingranato la terza. É marzo signori e Auburn fa paura: interrompe la striscia negativa alla Rupp Arena contro Kentucky che durava dal 1988 con l’ennesima prova corale spaventosa. Miles Kelly è l’eroe di giornata, ma Chad Baker Mazara ha piazzato 44 punti, equamente divisi, in questa settimana. Bruce Pearl ha messo su una squadra profonda con giocatori multi-ruolo, bocche da fuoco impressionanti e ventellisti che si limitano a fare la giocata giusta. Siamo di fronte a una delle migliori squadre degli ultimi anni.

 

PJ Haggerty (Memphis). L’acuto migliore al momento migliore. Fra le diverse prestazioni impattanti degli starter dei Tigers, svettano i 25 punti del sophomore contro UAB per un successo in trasferta su un campo non facile e che lancia la squadra verso un possibile titolo di conference in solitaria (hanno ancora due gare da giocare però). Pericolo assoluto in campo aperto e complicato da arginare palla in mano quando cerca soluzioni al ferro o dalla media, 17 dei suoi punti sono arrivati nella seconda metà della ripresa e hanno acceso il lento ma inesorabile sorpasso di Memphis verso la vittoria.

High Point. Imbattuta da metà gennaio e delle cinque sconfitte raccolte in stagione solo una è arrivata per più di due possessi di distacco: il secondo titolo di regular season consecutivo conquistato nella Big South incorona coach Alan Huss come Re delle Low-Major. L’attacco spumeggiante della sua High Point può togliere il sonno a qualche big alla March Madness, ma ecco prima bisogna arrivarci anziché essere beffati da una Longwood di turno come l’anno scorso.

 

Vanderbilt. Tre vittorie consecutive contro squadre del ranking, le ultime due contro Texas A&M e Missouri. Pugnace e resiliente, capace di andare sotto a causa dell’atletismo dei Tigers oppure ai tentativi di rimonta finale degli Aggies. Il risultato è che Vandy rilancia le proprie ambizioni di March Madness grazie ad un attacco capace di trovare risposte ad ogni difesa: contro Texas A&M è stata la giornata al tiro di Tyler Nickel (7/10 da tre) mentre contro Missouri sono stati AJ Hoggard e la tonante doppia doppia di Chris Manon (23+11) a far mettere il muso davanti ai Commodores all’’overtime.

Tre Holloman (Michigan State). Sembra davvero la stagione giusta per gli Spartans cui sta girando tutto bene. E anche quando una squadra riesce a tenerle testa, come accaduto in settimana a Maryland, i ragazzi di Tom Izzo riescono a tirar fuori un coniglio dal cilindro. Contro i Terrapins ci ha pensato Tre Holloman a raccogliere e trasformare una mezza palla vagante in un tiro da metà campo che ha dato la vittoria a Michigan State. Che pochi giorni dopo ha regolato però anche la solida Wisconsin. Grande momento.

 

Nehemiah Turner (Central Arkansas). L’ASUN ci ha regalato domenica un piccolo anticipo di Champ Week col primo turno del torneo di conference. Per carità, niente di troppo attraente fin qui, ma il lungo dei Bears merita un elogio per la prestazione-monstre offerta contro Stetson in quella che è di gran lunga la miglior gara della sua giovane carriera da freshman: 37 punti (quasi metà di quelli della squadra) dominando l’area col suo corpaccione largo, condendo il tutto con 11 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate e 3 recuperi. Fino ai primi di febbraio non aveva mai messo a segno nemmeno un ventello.

Nuovi padroni nella Patriot League. Nella conference ci sono due squadre che hanno messo fine al regno di Colgate. Bucknell e American U, guidate da John Griffin e Duane Simpkins (entrambi al secondo anno da head coach sulle rispettive panchine), si sono spartite il titolo di stagione regolare: la prima con un collettivo solido attorno alle star Josh Bascoe e Noah Williamson (lungo che è praticamente un unicorno per gli standard della PL), la seconda trascinata dai punti della bandiera Matt Rogers (super senior che ha sempre e solo vestito la maglia degli Eagles) e sistemando una difesa che fino all’anno scorso faceva acqua da tutte le parti.

 

Brice Williams (Nebraska). Trascinatore, sì, ma non onnipotente. La sufficienza è d’obbligo alla luce degli ennesimi ventelli piazzati in settimana (23 punti di media nell’arco delle ultime 9 gare), ma i suoi sforzi non sono bastati agli Huskers per evitare le sconfitte di misura rimediate in casa propria con Michigan (ci sta) e Minnesota (ci sta meno). Difficile che Nebraska possa fare danni al torneo di conference se continuerà a sparacchiare come fatto in settimana (10 su 45 da oltre l’arco nelle due gare in questione).

Illinois. L’odore di marzo fa risvegliare anche le squadre teoricamente decedute. Se la settimana scorsa pronunciavamo il de profundis ai Fightin Illini, questa settimana gli chiediamo scusa dopo un secondo tempo da 62 punti in casa di Michigan. Niente prestazione da sogno al tiro, bensì un dominio a rimbalzo che il nutrito froncourt dei Wolverines non ha saputo arginare: 19 rimbalzi offensivi che hanno generato 30 punti da seconda opportunità, unita ad una prova balistica di livello (14/37 da tre) hanno confezionato un upset inaspettato.

 

Otega Oweh (Kentucky). La SEC ha rappresentato un brutto risveglio per Kentucky che si avvicina a chiudere mestamente al 50%. Otega Oweh salva Mark Pope da un 0-2 in settimana, beffando Oklahoma (la sua ex squadra) con una penetrazione uno contro tutti a pochi secondi dalla fine per coronare una prestazione da 28 punti, fatta di tagli, tempismo e intelligenza. Peccato che tutte queste caratteristiche non sono bastate per giocarsela alla pari contro un Auburn schiacciasassi: venti minuti, solo tre tiri e una presenza complessiva abbastanza abulica per l’ala di Kentucky.

Jalen Haynes (George Mason). Il girovago del college che sta disputando un’ottima stagione con la maglia dei Patriots ha steccato quando non doveva, giocando una delle più brutte partite della stagione contro Duquesne. Record stagionale di palle perse (6) e produzione di punti (14) a singhiozzo. Con la sconfitta George Mason dice sostanzialmente addio alla testa della Atlantic 10 visto che due gare fa ha perso anche lo scontro diretto contro VCU.

 

Roddy Gayle (Michigan). Doveva essere la ciliegina sulla torta di un gruppo di transfer da top team e invece finora è quello che ha mostrato le prestazioni più altalenanti. Il suo compito è più difensivo, visto che copre sostanzialmente 4 ruoli, ma la sua scarsa pericolosità offensiva talvolta si trasforma in un boomerang. Come accaduto contro Illinois tornata alla vittoria (di 20 punti) sostanzialmente anche “battezzando” Gayle. E così Michigan ha sprecato l’occasione di sfidare i rivali di Michigan State per la testa della classifica.

Liberty. Non un buon momento per scivolare su una buccia di banana: ha sprecato l’importante vittoria su Jacksonville State facendosi battere in casa da Kennesaw State nonostante l’enorme vantaggio in fatto di viaggi in lunetta (36 liberi tentati contro 13), perdendo così la vetta solitaria della CUSA. Ha due gare di regular season da giocare e deve sperare in un passo falso della già citata Jax State e, cosa ancora più importante, dovrà tentare il colpo esterno in casa di Middle Tennessee, squadra con record identico a quello dei Flames.

 

Arkansas. Servirebbe una terapia di gruppo per tutti i malcapitati che hanno assistito al primo tempo del sfida contro South Carolina. I Razorbacks non sapevano semplicemente cosa fare con una palla da basket in mano contro la peggiore avversaria della conference: 14 punti segnati solamente nella prima frazione, a 12 minuti dalla fine della partita la squadra di Calipari aveva toccato quota 20 prima che South Carolina mollasse un po’ la presa. Un reparto lunghi che non ha saputo neanche come prendere un Collin Murray Boyles francamente scatenato (35 punti per lui) e l’ennesima sconfitta che potrebbe essere la parola fine sulle speranze di Torneo di Arkansas.

Princeton. Per andare alle Final Four della Ivy League deve battere Penn all’ultima di regular season (cosa perfettamente fattibile), ma di fatto si è cacciata in una situazione più scomoda del necessario con una stagione piena di alti e bassi e perdendo malamente quello che era sostanzialmente uno spareggio per l’accesso al torneo di conference: 102-70 il risultato finale con Cornell, umiliazione di tipo rarissimo per i Tigers, incapaci di porre un freno all’inaudita pioggia di triple di Big Red (20 su 33 dall’arco!).

 

Zeke Mayo (Kansas). Nel finale della gara (persa) contro Texas Tech il suo tiro da tre forzato arrivato a neanche un metro dal canestro è la perfetta immagine di una partita da dimenticare. Lasciando stare il tiro e i 5 punti con 1/2 da due e 0/5 da tre, che già è una concessione per un giocatore che dovrebbe essere un realizzatore, sono state le palle perse a far male: 5 contro un solo assist. E adesso Kansas da numero uno della stagione se dovesse perdere altre partite rischierebbe di non giocare il Torneo.

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