Sulla biografia del suo profilo Instagram si legge “Man of God” e lui, Paul Reed, è uno dei prospetti più interessanti di questa stagione. Nelle interviste sottolinea l’importanza della religione, mostrandosi sempre solare e disponibile. Figlio di un ex-cestista professionista in Europa e nipote di un ex-ricevitore dell’NFL, il ragazzo sa bene cosa voglia dire stare sotto i riflettori.
Il lungo di DePaul ha fatto tanta strada in poco tempo. Sono bastati una crescita improvvisa ed un paio di anni di esperienza per far sì che da prospetto tre stelle, #235 della classe, il giocatore si trasformasse in uno dei talenti con più potenziale del panorama NCAA. Lo sviluppo tecnico, unito a doti atletiche sopra la media gli hanno garantito la vittoria del titolo di Most Improved Player della Big East nel suo anno da sophomore.
“Se vieni dal niente, non hai niente da perdere”. È la frase che ha scritto sotto una foto che lo ritrae con il premio in mano. Lo scrive quasi con il senso della rivincita, contro tutti quelli che non avevano creduto in lui fin da subito.
Un programma in difficoltà
Dopo un periodo brillante negli anni ’80, i Blue Demons hanno perso tutto lo smalto che un tempo li rendeva un ottimo programma. DePaul non è tra le migliori 25 squadre della nazione dalla stagione 2000-01. A invertire la tendenza di anni complicati, ci stanno provando proprio Paul Reed e Charlie Moore, insieme a un roster nel complesso un po’ sottovalutato. Ed ecco che la miglior partenza della squadra degli ultimi 33 anni, 12 vittorie e 1 sconfitta, ha permesso all’università di trovarsi a pochi voti dall’ingresso nel ranking AP. A questo punto, le prime partite della Big East contro Seton Hall e Providence potrebbero rivelarsi decisive per il raggiungimento di un traguardo veramente importante sia per i ragazzi di coach Dave Leitao che per l’ateneo stesso.
Un talento da NBA
Paul Reed è un talento speciale. La sua combinazione di atletismo, stazza e tecnica lo rende uno dei prospetti meno noti in circolazione. Difensivamente ha dimostrato di essere già un top player: 8 stoppate (career high) contro Minnesota sono state la migliore prestazione da rim protection fornita finora (18esimo per block rate in stagione). Reed in più gestisce bene i cambi contro giocatori più piccoli senza problemi, coprendo spesso ampie zone di campo grazie alla wingspan e ai suoi rapidi scivolamenti.
Offensivamente si tratta di un giocatore da costruire, ma che a volte dimostra di avere ottimi istinti. Nonostante una meccanica un po’ particolare, secondo The Stepien, Reed manda a bersaglio il 43% dei tiri da tre punti che si prende da distanza NBA. Balza agli occhi anche la sua facilità di corsa. Durante la scorsa stagione, ha segnato 28 tiri su 32 in contropiede. Ed è spesso il primo a raggiungere la metà campo offensiva, nonostante lunghe leve che a volte rallentano i lunghi nella corsa.
Se alcuni lo hanno paragonato ad Al-Farouq Aminu, altri hanno azzardato nomi anche più suggestivi come Pascal Siakam o Draymond Green. Al momento Forbes lo mette alla scelta numero 25 del proprio mock draft, con una tendenza crescente abbastanza evidente rispetto agli ultimi aggiornamenti.
La combinazione con Moore
Detto di Reed, che chiaramente è il miglior giocatore del front court, la stagione di DePaul è cambiata quando l’NCAA ha convalidato l’eleggibilità della guardia Charlie Moore. L’ex California e Kansas ha infatti preso in mano le redini del back court. Dopo due stagioni non troppo fortunate, il nativo di Chicago è tornato a casa per aiutare una squadra che aveva davvero bisogno del suo talento. 35 minuti di media in campo con 16.5 punti e 6.7 assist sono la dimostrazione di quanto Leitao preferisca lasciarlo il più possibile sul parquet. Facilitatore come pochi, Charlie Moore si è ritagliato un ruolo da leader in pochissimo tempo.
Esperienza e talento
Oltre a Reed e Moore, tanti veterani della squadra hanno avuto un buon impatto in questo inizio di stagione. Jalen Coleman-Lands è stato decisivo in diverse occasioni, mentre Jaylen Butz ha sempre dimostrato di trovarsi bene a fianco di Reed sotto canestro. A questo quartetto di veterani si è aggiunto Romeo Weems, freshman da 7.2 punti di media che tira oltre il 40% da tre punti.
“In questa epoca, a causa della tecnologia e delle cuffie, i pullman sono sempre silenziosi”, ha detto coach Leitao, “nel nostro caso no, i ragazzi si prendono in giro, scherzano e ridono. È così da quest’estate e continua a esserlo.”
È evidente che i grandi risultati di inizio stagione non sono soltanto frutto delle qualità cestistiche, ma è capitato qualcosa. Lo spogliatoio, coeso come non mai, ha reso tutto più facile. Adesso i giocatori sono sempre in movimento e comunicano tantissimo su entrambe le metà campo. C’è proprio il sentore che a DePaul si voglia raggiungere un traguardo speciale. Il Torneo è il primo obiettivo, ma nella Big East di quest’anno, frizzante e combattuta, nulla è da escludere per i Blue Demons.