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San Diego State l’imprevedibile

Autore: Stefano Russillo
Data: 11 Mar, 2018

La stagione

Metà febbraio è stato lo spartiacque della stagione di San Diego State: fino a lì un continuo su e giù con vittorie importanti (Gonzaga e Georgia) e sconfitte rivedibili (Washington State, California e le 6L in 8 partite tra gennaio e febbraio) complici anche i problemi fisici di Trey Kell e Max Montana. Da lì in poi con un roster finalmente al completo coach Brian Dutcher, alla sua prima esperienza da allenatore, ha trovato la quadratura del cerchio chiudendo la regular season con 6W di fila. Il pass per il gran ballo di marzo è arrivato, però, con prestazioni sorprendenti nel torneo della MWC dove gli Aztecs hanno collezionato un upset dopo l’altro strapazzando la favorita Nevada in semifinale e vincendo in finale contro New Mexico. Le chiavi di SDSU? L’organizzazione difensiva (36ª per efficienza in Ncaa), un attacco fluido dove viene prima la squadra che il singolo (tutto lo starting-five in doppia cifra di media) e un roster che fa dell’atletismo e il mix tra giovani (il duo freshmen McDaniels-Mitchell) e veterani (Kell-Watson-Pope) il suo punto di forza. Imprevedibili.

Il giocatore chiave

Trey Kell è il faro del gioco degli Aztecs, un vero floor general che vede prima i compagni che il canestro. Sul parquet sa fare tutto: guida i suoi in assist (4.1) e palle rubate (1.1) ed è secondo nei rimbalzi (4) grazie anche ad un fisico rodato. Non è conosciuto di certo per le sue doti da tiratore (29.9% da tre) ma non ha problemi a caricarsi la squadra sulle spalle quando la partita conta come dimostrano i 28 punti nella finale della MWC.

Trey Kell (SDSU)

 

I prospetti

Malik Pope è finalmente esploso nel suo anno da senior dopo tre anni nei quali ha tenuto mezza Nba dietro di lui, intrigata dal suo potenziale. Prototipo del lungo moderno: atletico, agile, dalle mani educate, doti da point-forward e versatile tanto in attacco quanto in difesa; sta facendo registrare i career-higs in punti, rimbalzi, stoppate e percentuale dal campo: merita una chiamata al secondo giro. Jalen McDaniels e Matt Mitchell sono due lunghi interessanti che hanno dato il loro contributo sin dal primo giorno, potrebbero vedere l’Nba da vicino in futuro. Di Kell ne abbiamo già parlato e siamo sicuri che in Europa ci sia già chi lo sta osservando attentamente. A proposito di vecchio continente il junior Devin Watson è un nano razzente che vedremo dalle nostre parti. Quando? Tra due anni, dopo l’annata da senior.

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