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Gli scandali del ’51, l’incubo dell’Ncaa

Scandals of 51 di Charley Rosen
Autore: Isabella Agostinelli
Data: 14 Mag, 2021

Nel 1951 il college basket era il re degli sport, ma uno scandalo di scommesse, point shaving e reclutamenti non proprio ortodossi ha rischiato di “ucciderlo”.  E nonostante gli anni siano passati, ancora oggi questi scandali e i problemi relativi al recruiting dei giocatori sono sempre gli stessi. Per questo Charles Barkley ha deciso che fosse giunto il momento di dedicare a quanto successo nel ’51 una vera e propria serie televisiva. E per farlo, ha preso ispirazione dal dettagliatissimo resoconto di Charley Rosen.

La storia che si ripete

Queste piaghe sono ricorrenti perché ci sono sempre più soldi in ballo nello sport universitario. […] Si tratta di business, in fondo, ma il vero costo è quella della distruzione di numerose giovani vite. […] Per prima cosa è importante capire che gli student athletes del college sono reclutati solo per generare soldi per le loro scuole e sono di fatto professionisti. Il passo più logico sarebbe quello di ampliare la Athletic Scholarship per includere un salario minimo. […] E iniziamo ad imparare dai nostri errori passati”.

Così scriveva Charley Rosen nell’epilogo del suo libro “Scandals of ’51, How the Gamblers Almost Killed College Basketballdel 1978.

Viste le recenti vicende (risalenti al 2018 e il 2019) che hanno investito programmi come Louisville, Miami, Arizona, Kansas e il movimento #notncaaproperty nato alla vigilia del torneo di quest’anno, le parole dello scrittore suonano assolutamente attuali anche dopo oltre 40 anni.

The line

Per questo, l’idea di Charles Barkley di produrre una serie basata sulle vicende raccontate da Rosen ha suscitato l’interesse di tanti addetti ai lavori. “Sono un grande fan del libro ed era il momento giusto per farne una serie televisiva. É impossibile capire il presente senza conoscere il passato e storie come queste sul barare, sul razzismo e su come gli sport amatoriali siano facile da corrompere, sono vere oggi come lo erano 70 anni fa”, ha detto la ex stella NBA, ora affermato analista del programma della Tnt “Inside the Nba”.

Charles Barkley

Charles Barkley è ora un affermato analista del programma Inside the Nba, per cui ha vinto anche un Grammy

“The Line” sarà il titolo della serie e la linea a cui si riferisce è quella che separa i due giovani protagonisti della storia: da un lato, un giocatore che prenderà atto dell’ipocrisia del sistema e la sfrutterà per i propri interessi attraverso il “point shaving”, cioè il controllo del margine di punti in una partita per favorire qualche scommettitore, dall’altro un giocatore che scende invece in campo per il solo piacere di giocare. Il progetto rappresenta il primo prodotto interamente televisivo di RTG Features, la nuova compagnia nata da SLAM, che lo produrrà con la Round Mound Media, la società di Barkley.

Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo una delle pagine più buie del basket universitario nella quale rimasero coinvolte ben 7 squadre e 32 giocatori.

COSÍ FAN TUTTI

Tutto ha inizio l’11 gennaio del 1941 al Manhattan College. Junius Kellog è uno dei migliori giocatori dei Jaspers e la sua presenza nel campus non passa di certo inosservata. Ma non per i suoi 2 metri di altezza: Junius è infatti il primo e unico atleta afroamericano della squadra di basket dell’università. Mentre esce da una lezione, viene avvicinato da Hank Poppe, ex giocatore e leggenda vivente dei Jaspers (con 1.027 punti è il secondo best scorer del programma). Poppe non è lì per parlare di schemi: al contrario, offre a Junius 1.000 dollari per truccare l’imminente match contro DePaul.

Junious Kellog

Junious Kellog, stella del Manhattan College

Junius prende tempo: in fondo 1.000 dollari per un ragazzo che lavorava al minimo salariale in un negozio di surgelati sono una bella cifra. Ma alla fine decide di denunciare l’accaduto al suo allenatore, Kenny Norton, il quale si rivolge immediatamente a Padre Bonaventure Thomas, il direttore dell’ateneo. Poche ore dopo, Junius si ritrova con due agenti della procura del Bronx a pianificare per filo e per segno  come scoprire quello che sarebbe stato il primo dei tanti scandali del ’51.

Con grande sorpresa del giocatore, gli agenti gli dicono di accettare la proposta di Poppe.

In un bar tra la 242ma e Broadway, nella sera del 14 gennaio, l’ex star dei Jaspers spiega i trucchi del “point shaving” al suo giovane allievo: il sistema è assai semplice e permette ai giocatori di truccare la partita pur vincendola: “Non è difficile” gli dice Poppe. “Puoi lasciarti sfuggire un rimbalzo di tanto in tanto e quando ne prendi uno, non lanciare subito il contropiede, ma temporeggia in modo che la difesa possa rientrare. E non provare troppo sul serio a stoppare i tiri degli avversari. Ricordati che Manhattan College non deve perdere. Tutto quello che devi fare è controllare il margine di vittoria. Lo fanno tutti. Ovunque. Anche i Pro”.

E aveva ragione. “Al Garden, scommettevano tutti, anche il venditore di popcorn”, scrive Rosen. Nel 1951, infatti, il Madison Square Garden di New York era la Mecca degli scommettitori come Poppe. Il  business era così redditizio che aveva attirato anche la mafia locale.

In quella partita specifica, Manhattan College era data favorita di 10 punti. Junius doveva fare in modo che i Jasper vincessero con uno scarto inferiore. E così fece mettendo a segno solo 4 punti. Alle 3 del mattino, gli agenti arrestarono Hank Poppe nella sua casa di Manhattan.

CCNY: l’inizio dello scandalo

Ma è solo l’inizio di un fenomeno che stava prendendo sempre più piede nel basket universitario. E la vera bomba stava per esplodere al City College di New York (CCNY), ad appena 7 km dal Manhattan College.

CCNY vince NIT e Torneo NCAA

CCNY vince NIT e Torneo NCAA, Ed Warner e coach Nat Holman tengono in mano i due trofei

Nel 1950 i Beavers erano la squadra da battere: erano infatti gli unici ad aver conquistato il NIT e il Torneo NCAA (all’epoca si svolgevano in periodi diversi). Coach Nat Holman poteva infatti contare su un gruppo formato dai migliori atleti del Paese. Ad iniziare da Ed Warner, sophomore di Harlem molto promettente, ma assai problematico. Aveva infatti già dei precedenti penali e, a causa dei voti accademici bassissimi, era stato necessario ricorrere a dei documenti falsi per farlo inserire in squadra.

Quando Warner venne approcciato per la prima volta da Eddie Gard, ex giocatore della Long Island University e uno degli uomini dell’allibratore Salvatore “Tarto” Sollazzo, il giovane non ci pensò due volte ad accettare la proposta. Decise anche di coinvolgere altri compagni di squadra: Ed Roman e Al Roth. I tre vennero arrestati dall’agente Frank Hogan, insieme ad altre 4 persone, alla Penn Station di New York il 18 febbraio dopo la vittoria su Philadelphia. La notizia si guadagnò la prima pagina del New York Times a firma di Meyer Berger, vincitore del premio Pulitzer.

Da lì a poco vennero scoperte tante altre irregolarità (tra cui anche il reclutamento dei giocatori) e il programma di basket di CCNY venne ridimensionato e inserito nella Division III. Tutti i tre giocatori furono invece per sempre allontanati dalla National Basketball Association.

L’arresto, frutto di pedinamenti e chiamate intercettate, aveva di fatto innescato la miccia.

LIU: il sistema di Eddi Gard e Sollazzo

Due giorni dopo, stessa sorte tocca a Sherman White (atleta di prim’ordine e appena eletto MVP del NIT), LeRoy Smith e Adolph Bigos della Long Island University (LIU). Anche per loro l’accusa è quella di aver truccato le partite e di aver “lavorato” con Sollazzo e soprattutto con Gard, loro compagno di squadra e di fatto colui che li aveva trascinati nel giro delle partite truccate.  A rendere più amara questa seconda serie di arresti fu il rendersi conto che quello del “point shaving” era un vero e proprio sistema saldamente radicato a New York e al Madison Square Garden. “Abbiamo il controllo noi delle partite e nessuno si fa male”, amava ripetere Eddie Gard ai suoi compagni.

White Sherman

White Sherman in azione con la maglia di LIU

Le ripercussioni sul programma atletico di LIU furono però devastanti e si decise di chiuderlo interamente dal 1951 al 1958. Sollazzo fu finalmente arrestato il 12 luglio e tutti i giocatori coinvolti testimoniarono contro di lui.

Kentucky e Toledo, non si salva neanche il midwest

In molti credevano che la piaga del “point shaving” fosse limitata alla sola zona di New York. E ne era certo anche Adolph Rupp, il coach di Kentucky: “Gli scommettitori non riuscirebbero neppure ad avvicinarsi  ai miei ragazzi qui”.  Ma si sbagliava. E di grosso.

Kentucky University

Il 20 ottobre, nel mirino di Hogan cadono infatti tre dei suoi ragazzi: Ralph Beard, Alex Groza e Dale Barnstable. Il capo d’accusa: aver accettato 500 euro a testa per manipolare i risultati del match di NIT contro Loyola Chicago. Indovinate dove si era svolta la partita? Sì, al Madison Square Garden. A rendere più pesante la situazione di Beard e Groza c’era poi il fatto che entrambi avevano giocato anche per la Nazionale nel 1949 alle Olimpiadi di Indianapolis. La sentenza contro di loro fu quindi molto pesante e furono così bannati per tre anni da tutte le competizioni sportive.

Nessuno si aspettava neppure che i ragazzi della Toledo University finissero dentro il giro delle scommesse illegali anche se, a leggere il libro di Rosen, non era un segreto che gli scommettitori frequentassero abitualmente le partite dei Rockets. Bill Walker, stella della squadra, in realtà provò a tirarsi fuori non appena lo scandalo investì il Manhattan College. Ma era troppo tardi e finì in manette insieme e Carlo Muzi, Bob McDonald e Jack Freeman.

I Wildcats furono gli unici a non uscirne danneggiati in maniera permanente, anche se furono costretti a non giocare per la stagione 1952-1953. Per quel che riguarda il Garden, invece, la NCAA decise di non giocarci più nessun incontro dal 1961 (quando un nuovo scandalo scommesse emerse) fino al 2014.

Non è ancora dato sapere quali storie e quali giocatori deciderà di seguire Barkley, ma una cosa è certa. La serie riaccenderà i riflettori su una questione ancora non risolta e metterà sul tavolo molti interrogativi soprattutto sul caldissimo tema del permettere ai giocatori di trarre profitto dalla loro immagine. Cinque college si sono già mossi in questa direzione e la NCAA si sta interrogando a proposito.

Lo sapremo il 1 luglio, data di scadenza posta dai giocatori e dallo stesso presidente della NCAA Mark Emmert che ha invitato tutti ad approvare delle nuove regole entro quel determinato termine.

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