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South – Nevada, rimonta nella storia. Finisce la favola UMBC

Autore: Manuel Follis
Data: 18 Mar, 2018

La (seconda) più grande rimonta della storia

Gli sceneggiatori della March Madness 2018 ci hanno preso gusto e ormai se non inseriscono un elemento nuovo ad ogni turno non si divertono. Così nel match tra Nevada e Cincinnati hanno deciso di proporre la più grande rimonta di sempre. A 11 minuti dalla fine Nevada era sotto di 22 punti. Poi è andato in scena un mezzo miracolo. Precisazione per i pignoli: la più grande (da -25) è quella di BYU contro Iona nel 2012, ma in quel caso era una partita di First Four non una per l’accesso alle Sweet 16 (e vabbè) e soprattutto lo svantaggio era stato toccato a metà del primo tempo. Sempre per essere onesti e precisi, nel 2001 Duke alle Final Four recuperò 22 punti di svantaggio (toccati nel primo tempo) ma era a -10 a un minuto dalla fine. Duke grazie a Jay Williams (che oggi fa il commentatore per Espn) recuperò, passò il turno e poi vinse il titolo. Ne hanno fatto anche un mini-documentario.

Capito il mood? Ecco, siamo a quei livelli. Cincinnati per 30 minuti ha giocato al gatto col topo con Nevada, partendo 8-0, diventato subito 18-4 e poi gestendo… quasi scherzando. La squadra di Mick Cronin controllava i tabelloni e stava tirando bene. Unico problema, aveva commesso qualche fallo di troppo. Per il resto, sembrava una nave da crociera che solcava tranquilla il mare della vittoria. Sì, il Titanic.

Nevada ci ha creduto e ci ha creduto davvero a partire da coach Eric Musselman che ad ogni time out gridava “state scherzando? Volete davvero uscire dal torneo in questo modo?”. Pian piano son tornati i canestri, pian piano è tornata la fiducia, pian piano è migliorata la difesa e quando Cincinnati ha capito che Nevada faceva sul serio è entrata in gioco la paura di perdere, che già in questo torneo ha fatto vittime illustri come Arizona o Virginia.

Jordan Caroline e Cody Martin son stati due supereroi (40 minuti in campo a testa, 13, 7 e 5 assist il primo; 25, 6 e 7 il secondo), la tripla pesantissima del pareggio però l’ha messa Caleb Martin, l’altro gemello che ha avuto problemi di falli, mentre quello della vittoria (ironia della sorte su uno dei pochi rimbalzi offensivi concessi da Cincinnati) è dell’eroe della gara, il sophomore Josh Hall (14 alla fine con 6/8 dal campo).

 

Cincinnati ha davvero pagato la leggerezza, ha pagato la scommessa di coach Cronin di tenere in campo Jarron Cumberland (il migliore talento offensivo) con 4 falli vedendolo poi commettere un quinto stupido e quindi saltare gli ultimi 5 minuti di gara, ha pagato un Jacob Evans che ha gestito tutti i possessi chiave non sfuggendo dalle responsabilità ma non segnando MAI (ultimi 7 possessi 2 perse e 1/5 al tiro) e ha pagato l’ultima sanguinosa gestione di Cane Broome, che ha pasticciato e perso palla nel possesso del possibile pareggio/vittoria. Esce così l’altra grande difesa della stagione: non far segnare gli altri va bene, ma poi bisogna anche fare canestro. Hall l’ha fatto.

UMBC come le farfalle, una favola lunga una partita

I Retrievers ce l’hanno davvero messa tutta, ma la serata è stata molto diversa da quella magica che li ha portati a scrivere la storia della March Madness e battere la n. 1 Virginia. Per tre motivi: il primo è che Kansas State non ha sottovalutato l’avversario (merito di coach Bruce Weber, ma c’erano pochi dubbi), il secondo che i Wildcats hanno difeso alla morte su Jarius Lyles intuendo (giustamente) come la guardia di UMBC fosse il motore primario dell’attacco e il terzo è che i Retrievers sono stati ben lontani dalla prestazione balistica (50%) della prima gara (6/22 alla fine da 3) e non solo per merito di Kansas State.

UMBC è stata tradita più di tutti da Joe Sherburne (14 contro Virginia) che ha chiuso con 0/5, 0/4 e 0/1 ai liberi. Ah a proposito, la squadra di coach Ryan Odom ha anche tirato 9/18 dalla linea della carità. Insomma, una serata da dimenticare. L’ultimo invece a gettare la spugna è stato il play K.J. Maura, simbolo della voglia di lottare della squadra.

 

Da segnalare però anche i meriti di Kansas State, una squadra priva di senior (occhio l’anno prossimo) che è riuscita a vincere facendo prevalere la maggiore fisicità (35-28 a rimbalzo) e che ha sfruttato la fiammata improvvisa del secondo tempo di Xavier Sneed, sophomore che ha messo a segno le giocate di intensità (compresa una putback dunk da HL, vedere il video qui sotto per credere) per tenere a distanza di sicurezza i Retrievers. I Wildcats alla fine hanno vinto 50-43 segnando 1 sola tripla su 12 tentativi e facendo ancora a meno di Dean Wade, miglior marcatore della squadra, che però probabilmente tornerà in campo contro Kentucky.

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