North Carolina batte i cuginastri di Duke con Bacot e Ingram sugli scudi. Kansas surclassa Houston con una prova record. Questi e altri big match nelle pagelle della Week 13.
Armando Bacot e Harrison Ingram (North Carolina). Bacot ha picchiato da dentro l’area, contenendo anche Kyle Filipovski, cioè il miglior giocatore avversario. Ingram ha martellato da fuori (5/9 da tre) scegliendo la partita giusta per la sua prestazione migliore in 3 anni di college. Con fisico e tecnica, i due lunghi di Hubert Davis mettono insieme la metà dei punti di North Carolina (e 23 rimbalzi su 35) nella bella vittoria contro Duke e cancellano il passo falso contro Georgia Tech. Se giocassero sempre così, sarebbero serenamente il miglior frontcourt della nazione.
Johnny Furphy (Kansas). Il suo ingresso ha cambiato la fisionomia dell’attacco di Kansas, che ha trovato la sua massima espressione dominando Houston nel big match del sabato. I Cougars sotto Kelvin Sampson non avevano mai concesso il 69% dal campo e molto del merito è delle capacità balistiche dell’australiano, che ha permesso di avere sempre un target pericoloso ai lunghi raddoppiati dalla difesa asfissiante di Houston. Da quando è entrato in quintetto segna col 55% da tre punti e Kansas è di nuovo in corsa per il titolo della Big 12.
South Carolina. Zitto zitto Lamont Paris al secondo anno a South Carolina sta facendo un capolavoro. In settimana è andata sul campo di Tennessee a imporre la propria difesa che nega le triple e chiude l’area. Tenere l’attacco dei Volunteers sotto i 60 punti quest’anno è un’impresa ardua che non è riuscita a nessuno. La coppia Talon Cooper-Meechie Johnson si divide meravigliosamente i compiti di creazione e scoring mentre Colin Murray-Boyles è un freshmen interessante per il futuro.
Stephon Castle (UConn). Il college basket di alto livello dà ufficialmente il benvenuto a Castle, che dopo l’infortunio che l’ha costretto a saltare 6 partite a inizio stagione sta ingranando. Due ventelli consecutivi, uno in casa contro Providence e uno in trasferta contro St. John’s (career-high da 21 punti con 2/2 dall’arco). Il freshman tanto atteso a inizio stagione sta finalmente mostrando quello di cui è capace. Atletismo, scelte offensive sensate e anche buona presenza difensiva. Parliamo di una guardia/ala di quasi 2 metri. E ora sempre più persone pensano che Connecticut potrebbe tentare il repeat del titolo Ncaa.
Robbie Avila (Indiana State). La cosa migliore successa ai Sycamores dai tempi di Larry Bird ha la panzetta e porta occhiali spessi, rendendolo automaticamente un idolo dei social. Ma sorrisi e risatine a parte, c’è un giocatore che da sophomore sta dominando la MVC, un point center vero con un QI cestistico raro e capacità di colpire da ogni mattonella. Avila è il principale fautore della striscia di 7 successi che pone saldamente Indiana State al comando della conference e ha fatto un po’ quel che ha voluto in una vittoria su Drake che sa quasi di ipoteca sul titolo di regular season (20 punti, 11 rimbalzi, 4 assist e 2 stoppate per lui).
Kezza Giffa (High Point). A UTEP si staranno mangiando le mani per averlo lasciato ammuffire in panchina. Coi Miners, se giocava, non lo faceva che per spiccioli di partita: ora spara ventelli in serie (23.7 punti di media nelle ultime 7 gare) per una delle miglior mid-major della D1 (striscia aperta di 12 vittorie). È capace di colpire dalla distanza (41.9% in stagione) ma è attaccando dal palleggio che sa essere speciale, sgusciante e coordinato come pochissimi altri. Lo sa Winthrop, vittima di un career-high da 37 punti, e lo sa Presbyterian, che non ha potuto far altro che mandarlo in lunetta a ripetizione e assistere a un impressionante 22 su 24 ai liberi.
Zakai Zeigler (Tennessee). La prova orrenda con South Carolina (0/6 al tiro) è stata riscattata con gli interessi poi con Kentucky. Solo Trae Young negli ultimi 15 anni era riuscito a mettere una statline simile: 26 punti (13 per tempo) e 13 assist in una must-win per Tennessee che non doveva perdere il treno di testa dopo il passo falso coi Gamecocks. Nella serata in cui tutte le attenzione dei Wildcats erano per Dalton Knecht, è il play tascabile a prendersi la scena, insieme a Jordan Josiah James: triple, zingarate a canestro e soprattutto cioccolatini ovunque per i suoi compagni. Per una volta, l’attacco dei Vols funziona e la squadra di Rick Barnes è assai pericolosa anche in ottica marzo.
Max Shulga (VCU). Primo a salvarsi nello sgambetto subito da St. Bonaventure (25 punti), nel rivalry game con Richmond ha messo a segno 11 punti filati in circa due minuti e mezzo che hanno stravolto l’inerzia della gara in favore di VCU e infine condannato gli Spiders alla prima sconfitta in conference. Se i Rams possono fare da terzo incomodo nell’Atlantic 10, non poco dipende dalla direzione che la point guard ucraina prenderà da qui a marzo: la sua stagione fin qui è stata senza dubbio buona, ma ha anche mostrato che può fare qualcosa di più.
Kyshawn George (Miami). Nella sconfitta con NC State aveva steccato di brutto (2/9 al tiro e 4 perse, peggio di lui solo Wooga Poplar) ma il riscatto non è tardato ad arrivare, ispirando la rimonta su Virginia Tech con una prova che incapsula un po’ il suo valore in ottica Draft (16 punti, 5 rimbalzi, 4 recuperi, 1 stoppata). Jumper fluido, flash interessanti dal palleggio e soprattutto una difesa asfissiante in crunch time: supera i 2 metri e ha braccia infinite, ma anche piedi rapidi, ottimi istinti e aggressività sul portatore di palla. Sembrava una piovra.
San Diego State. Continua a inciampare in casa altrui e a fare la voce grossa sul proprio parquet, il che non è ideale per riguadagnare terreno verso la vetta della MWC. Tanto rammarico per non aver completato una rimonta su Colorado State che sarebbe stato oro colato, ma gli Aztecs almeno si sono rifatti con una prova difensiva superlativa ai danni di Utah State, la quale non era mai scesa prima sotto al punto per possesso in gare di conference. L’occasione per curare il mal di trasferta arriva questa settimana con Air Force (gara da vincere senza se e senza ma) e Nevada (decisamente più ostica, ma fattibile).
Tristan da Silva (Colorado). A inizio stagione poche squadre Ncaa potevano vantare ben tre giocatori considerati prospetti Nba. Una di queste era Colorado, che oltre al freshman Cody Williams (promettente ma al momento fragile), l’altro il junior KJ Simpson ma soprattutto il lungo senior Tristan da Silva, lottatore versatile inserito anche da BN tra i migliori del ruolo. La stagione però sta dicendo altro, soprattutto le ultime partite. Contro Utah la prestazione da 1/10 con 2 perse e 5 falli commessi si è fatta sentire. Ma Colorado ha bisogno della sua ala per poter ambire ai piani alti della Pac-12.
Wisconsin. Come dare un calcio al secchio del latte appena munto, Wisconsin edition. I Badgers sono reduci da due sconfitte di fila. Passi quella subita in casa contro Purdue, che quest’anno è una delle squadre più toste e continue, ma contro Nebraska la squadra di Greg Gard ha buttato all’aria una vittoria che sembrava già in tasca. Partiti 27-8 i Badgers si sono convinti non servisse più giocare per vincere. AJ Storr (segnatevelo) ha messo canestri importanti ma anche 5 perse. Nebraska ci ha creduto fino all’ultimo sospinta dal grande tifo del pubblico, ma Wisconsin ha sprecato un’occasione. E in Big Ten non ne capitano spesso.
Kentucky. Tennessee a 100 punti non era mai arrivata quest’anno, neanche nelle partite di non conference e figuriamoci in trasferta. Ma non aveva ancora giocato contro Kentucky, il Babbo Natale che regala canestri a tutti, soprattutto in casa: 96, 94 e 103 i punti incassati dai Wildcats nelle ultime tre gare alla Rupp Arena, due delle quali perse. I lunghi? Non pervenuti con 4 punti in tre. I piccoli? Bravi in attacco, certo, ma in grado di farsi segnare in faccia da chiunque. E così avere il terzo attacco della nazione serve a poco se la tua difesa è la 318/ma.
La student section di Gonzaga. Brutta figura da parte del pubblico del Kennel, che mai si era segnalato per episodi spiacevoli. Un fischio mancato da una parte e un canestro di Saint Mary’s dall’altra nel finale punto a punto ha mandato la student section su tutte le furie, tant’è che il povero coach Mark Few ha dovuto fare da pacere per calmare gli animi. Sconfitta che brucia per gli Zags, doppiamente.
Keyshawn Hall (George Mason). Per GMU, la differenza tra l’avere un 6-3 in conference e un 4-5 passa da due sconfitte in trasferta sul filo di lana. E un giocatore che ha più di qualcosa da recriminare. Hall ha sbagliato la tripla della vittoria con 5″ da giocare con Saint Joseph’s, e ci sta. Ma poi con UMass l’ha combinata davvero grossa, credendo che i suoi fossero sotto nel punteggio e quindi avventandosi su un avversario per mandarlo in lunetta. Invece GMU era sul pari e l’1/2 ai liberi degli avversari a ridosso dello scadere ha condannato i Patriots alla sconfitta.
Missouri. Le rose e fiori del primo di Dennis Gates in panchina si sono già appassiti. Questa Mizzou è un orrore: 8-14 in stagione e 0-9 nella SEC, in settimana è riuscita persino a perdere in casa con una Arkansas malridotta e in trasferta con Vanderbilt, che veniva da sette sconfitte di fila e che in teoria sarebbe la peggior high-major in circolazione, se non fosse per DePaul. I returning players sono spesso irriconoscibili e, Tamar Bates a parte, quelli pescati dal portal fanno piangere. Stagione da prendere, accartocciare e buttare nel cestino.
Jeff Goodman. Il co-fondatore di The Field of 68 non è un tipo per tutti i gusti e i suoi detrattori, che sono tanti, aspettano dietro l’angolo. In settimana, il giornalista veterano ha subito una valanga d’insulti e pernacchie su twitter per un buon paio di giorni filati, in una tempesta perfetta di ire sia dei fan della Big East che di Barstool. E per quanto i secondi non siano proprio un ritratto di simpatia, Goodman è indubbiamente nel torto per aver minacciato in via privata l’autore di un fan documentary su Providence. Non si sa se le accuse rivolte da Goodman all’autore del video siano fondate, ma quei DM restano in ogni caso una grave caduta di stile.
Robert Carpenter (New Mexico State). La porcata della settimana – e forse della stagione tutta – l’ha fatta lui, che ha reagito in maniera spropositata ad una gomitata e messo k.o. un giocatore di Liberty con un gancio destro da galera. Si è scusato sia di persona con la vittima del pugno che in pubblico sui social, ma la decisione degli Aggies di sospenderlo dalle attività della squadra è tanto sacrosanta quanto inevitabile.