Il 2023 è stato l’anno di Shaka Smart. Ma il vincitore del “AP Coach of the Year ” e del premio come “Big East Coach of the Year” sembra non dare peso ai titoli e alle lodi ottenuti la scorsa stagione. Per lui quello che conta è il presente.Ed è con questa filosofia che sta guidando Marquette nel suo tour italiano e che sta preparando i suoi ragazzi per la prossima stagione.
Lo scorso anno avete chiuso la stagione con un record 29-7 e di 17-3 nella Big East, avete vinto la regular season e il torneo di conference guadagnandovi il seed #2 alla March Madness. Da dove si parte per migliorare una stagione del genere?
In realtà ci sono molti aspetti su cui dobbiamo lavorare sia a livello di squadra che individuale. Non siamo stati perfetti e quindi il nostro obiettivo è quello di migliorare l’esecuzione dei nostri schemi offensivi e difensivi. Ciò vale soprattutto per gli otto returning players: vogliamo che tutti facciano un salto ulteriore in ogni aspetto del gioco, dalla difesa ai rimbalzi, dal tiro ai passaggi. E che sappiano creare un gruppo unito con i sei nuovi arrivati. Se riusciremo a fare tutto ciò saremo una squadra davvero competitiva.
Lo scorso anno tutti vi snobbavano, ora vi mettono in Top 5. Hai sentito differenza a livello di pressione o di aspettative?
No, non sentiamo più pressione dato che non diamo mai troppo credito a quello che dicono da fuori. Per quel che riguarda le aspettative poi, non abbiamo bisogno che gli altri ne creino per noi: ne abbiamo già tante e sono anche molto grandi.
Avete battuto due volte UConn in stagione, ma loro poi sono diventati campioni NCAA. Come l’ha fatta sentire il titolo degli Huskies? Qualche rimorso?
In realtà no, in quanto significherebbe rimuginare sul passato mentre tutta la nostra attenzione deve essere, ed è, sul presente.
A VCU ha stupito il mondo del college basket. A Texas non è andata come tutti si aspettavano. A Marquette sembra essere rinato. Cosa ha capito del suo modo di allenare durante questo viaggio?
In 14 anni da capo allenatore ne ho imparate tante di lezioni, spesso commettendo anche degli errori. Quella più importante è che sono i giocatori a creare un ambiente vincente, a prescindere di chi sia o cosa faccia l’allenatore. Per questo nella fase di recruiting è cruciale portare nel programma i ragazzi giusti e coltivargli intorno un ambiente che permetta loro di essere la migliore versione di se stessi. Un ambiente che consenta loro di interagire e giocare nella maniera in cui vogliamo che giochino.
Marquette giocherà al Maui Invitational più “carico” di sempre con Kansas, Purdue, Gonzaga, Tennessee e UCLA al via. Come si prepara un torneo day-to-day del genere e in particolare questo che potrebbe darvi la possibilità di uscire con il primo posto del ranking?
Esattamente giorno per giorno. Al momento siamo in Italia e non pensiamo a Maui. L’importante ora è concentrarsi su come possiamo essere migliori oggi, sul creare un’attitudine vincente giorno dopo giorno. Solo questa ci potrà portare a dei risultati non solo a Maui ma anche durante la prossima stagione.
La Big East negli ultimi anni è tornata ad essere tra le migliori conference della nazione. Quest’anno ha aggiunto un “Hall of Famer” come Rick Pitino a St John’s e George Town ha preso Ed Cooley. Ci sono tantissimi rivali e tanta competizione di alto livello. Come la fa sentire?
Sono orgoglioso di giocare in una conference così importante e piena di talento! E soprattutto di farlo a capo di Marquette. C’è davvero tanta competizione e ogni partita è sempre una guerra. Ed è proprio quest’aspetto a rendere il tutto davvero avvincente. Non temiamo nessuno: siamo consapevoli che se manterremo alti i nostri standard di gioco, ce la potremo giocare contro tutte le avversarie.
Capitolo “transfer portal”: Marquette è una delle poche squadre a non aver né perso né preso giocatori nel transfer portal. Com’è cambiato costruire, sviluppare e mantenere un roster in questo momento storico?
Il portal ha sicuramente cambiato il modo di fare recruiting nel basket universitario. Non è però il nostro modo di fare. Ci piace portare in squadra giocatori della high school con cui normalmente instauriamo un contatto nei due anni precedenti. Il transfer portal ha più a che fare con un processo di “transazione” tra le due parti: ciascuna vuole guadagnarci qualcosa in termini di soldi o di un posto da titolare. Noi puntiamo invece su giovani che vogliono crescere e maturare sia come giocatori che come studenti. Per questo, per esempio, non garantiamo mai un posto da titolare.
Parliamo invece del riallineamento: per la terza estate di fila squadre di peso si sono mosse cambiando la geografia dello sport universitario. La Big East è già scomparsa una volta nella sua storia e non ha un peso rilevante nel football. È preoccupato per la sorte della sua università? Cosa prevede?
Naturalmente è qualcosa su cui non ho il controllo e penso che sia un processo che continuerà ad esistere. Marquette per un allenatore è uno dei programmi migliori dato che dà molto valore al basket e quindi non temo per le sue sorti.
Tyler Kolek è un All-American, Oso Igodharo uno dei lunghi meno chiacchierati della nazione, Jones e Joplin anche. Quali sono i giocatori che scopriremo nel prossimo anno e da chi si aspetta un passo in avanti?
Kolek, Igodharo, Jones e Joplin sicuramente; ma io aggiungerei anche Stevie Mitchell e Chase Rose. Se seguite Marquette, teneteli d’occhio!
Siamo di fronte ad una stagione davvero esplosiva. Le squadre di vertice sembrano forti e complete e sono un paio di anni che ormai sembrano esserci sempre 12-15 squadre attrezzate di arrivare alle Final Four, cosa che raramente si è vista negli ultimi venti anni. È cambiato qualcosa con il NIL, il portal, l’ingaggio di giocatori stranieri o è solo un momento?
Sì, negli ultimi anni le Final Four sembrano più accessibili anche a squadre che non rientrano nelle “blue blood”. Penso che si tratti più di un momento ma anche che tutti i fattori che hai menzionato abbiano in parte creato i presupposti per questa situazione.
Viaggio nel tempo. 10 aprile 2024. Shaka Smart è felice se…?
Se mi sto davvero godendo quel giorno nel suo essere, senza essere intrappolato nel passato e senza la smania di guardare già il futuro… ecco, così mi sentirei davvero felice.