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Vince Duke, Kentucky meglio di Michigan State

Cassius Stanley - Duke
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 6 Nov, 2019

Era dal 1993 che le prime quattro squadre del ranking prestagionale non si incrociavano nell’opening stagionale. Al Madison Square Garden, Duke Kansas  e KentuckyMichigan State hanno dato vita a due partite toste, intense e combattute fino all’ultimo minuto. Le due favorite per il ranking, Spartans e Jayhawks, hanno perso e, probabilmente, Duke e Kentucky saranno le prossime numero 1 e 2 della nazione

Kansas-Duke

Duke ha battuto Kansas 68 a 66 in un match equilibrato, pieno di strappi nel punteggio e che ha visto entrambe le squadre avere momenti di controllo della gara. I Blue Devils sono stati più lucidi nei momenti chiave, trainati dal leader Tre Jones. Ecco cosa ha detto la partita.

La sfida nella sfida

Devon Dotson di Kansas contro Tre Jones di Duke era il duello più atteso. Le due point guard che hanno rinunciato alla NBA per stare al college sono state in campo praticamente tutto il tempo (38 vs 39 minuti) sfidandosi a viso aperto e difendendo l’uno contro l’altro. Il loro match è finito in parità nei numeri: 17 punti a 15 per Dotson con Jones che ha tirato peggio (5/14 dal campo e 0/4 da 3) ma nel finale la PG di Duke ha messo un jumper decisivo ed è sembrato più lucido.

 

Le palle perse di Kansas

I Jayhawks sono stati in partita (e anche in vantaggio di 9 punti nella gara) nonostante abbiano chiuso con 28 palle perse, il massimo per Kansas da quando allena coach Bill Self. In parte è stato merito della difesa dei Blue Devils ma in parte è stata farina del sacco dei giocatori di Lawrence. Il dato sui turnovers, guardato da un altro punto di vista, è quasi positivo per i Jayhawks che, al netto delle palle perse, sono sembrati spesso più solidi di Duke, vincendo anche la lotta a rimbalzo (37-30).

C’era una volta il tiro da 3

Kansas ha tirato poco dall’arco (4/9) ma meglio di Duke (8/24). La gara ha confermato le attese sulle due squadre. I Jayhawks tirano poco per scelta. Hanno pochi tiratori, visto che né Dotson né l’altra guardia Marcus Garrett sono dei cecchini, e infatti nel finale (quando ci si attendeva una tripla) non c’è stato verso di arrivare nemmeno a ipotizzare un tiro dall’arco. Il gioco di Kansas si è basato (e si baserà nel corso della stagione) sulla presenza interna data dal trio Udoka Azubuike (voto 6), David McCormack (voto 6,5) e Silvio De Sousa (voto 5). I Blue Devils invece hanno tirato di più ma peggio. L’unico vero talento da fuori sembra essere il lungo Matthew Hurt (3/7 per lui) mentre hanno pesato, e peseranno in stagione se continuano così, le percentuali di Tre Jones.

I freshman di Duke

Hurt, Carey, Stanley, Moore. Questa sarebbe la classifica su come si sono comportati i giocatori Blue Devils al primo anno. Matthew Hurt e Vernon Carey Jr in realtà hanno portato entrambi un buon contributo. Il primo ha fornito pericolosità costante da fuori, mentre il secondo, pur andando sempre a sinistra, ha giocato in maniera solida contro i lunghi di Kansas ed è stato utilissimo con 6 rimbalzi e un provvidenziale 2/2 dall’arco. Cassius Stanley ha mostrato l’atteso atletismo, molta grinta e nel secondo tempo ha fornito un grande contributo. Wendell Moore invece, in teoria il più talentuoso e più atteso dagli scout NBA, non ha brillato, fuori giri sia in attacco (2 punti con 1/6) sia in difesa.

Michigan State-Kentucky

Signore e signori, Tyrese Maxey

L’uomo partita è arrivato dalla panchina. Calipari non lo ha schierato dall’inizio e il ragazzo ha risposto subito con due colpi del suo repertorio: tripla e floater a velocità supersonica. Il talento di UK ha collezionato falli e tiri liberi, 9/10 alla fine, ed è esploso negli ultimi sette minuti. Nove punti e un assist per battere i numeri uno 69-62. Si è visto uno scorer completo, senza paura nei pressi del canestro con un floater quasi infallibile, ma capace anche di segnare da fuori, 3/8. Farlo partire dalla panchina, sembra un delitto. 

 

Kentucky esperta

Non è stata la Kentucky che siamo abituati a vedere ad inizio stagione. Calipari ha infatti sfruttato tutta l’esperienza che ha in squadra. Ha iniziato con un solo freshman, Kahlil Whitney, più tre giocatori della scorsa stagione e un transfer, per poi scoprire Maxey durante la gara. La difesa è parsa più solida con E.J Montgomery e Nick Richards in campo, mentre Immanuel Quickley e Ashton Hagans (unici due in doppia cifra oltre a Maxey) sembrano esser migliorati rispetto alla scorsa stagione. Gli altri freshmen, ossia Keion Brooks e ancora meno Johnny Juzang, sono stati solo comparse.

Se i tiri non entrano

Vedendo 62 punti a referto si potrebbe pensare che la difesa di Kentucky sia molto efficiente. No, non esattamente. Michigan State, offensivamente, ha fatto una buona partita, costruendo spesso buoni tiri aperti, ma ha avuto una pessima mano da fuori: 5/26 da tre, 2/8 dagli angoli. Cassius Winston è stato sottoposto a pressione costante da Ashton Hagans e dal lungo di turno, ma è spesso riuscito a creare un tiro pulito per i compagni. Fiaccato dalla pressione, ha steccato lui stesso al tiro, 1/7 da tre, rimanendo però il giocatore più importante di Michigan State.

Supporting cast degli Spartans 

Undici giocatori in rotazione, di cui otto sopra i 17 minuti. Tom Izzo ha sfruttato a fondo la sua panchina per cercare la soluzione migliore per cercare di battere i Wildcats. Tralasciando gli errori al tiro, l’attacco degli Spartans si è mosso bene, riuscendo a far girare nel modo giusto la palla, come testimoniano i 13 canestri assistiti su 22. L’assenza di Joshua Langford però si è fatta sentire perché è mancato un secondo creatore di gioco, anche se la fitta rete di blocchi ha spesso liberato dei tiratori. La difesa è stata invece la solita degli Spartans, comandata da Xavier Tillman e da un Marcus Bingham capace di chiudere la via del canestro grazie alle sue lunghe braccia. Ma non è bastato.

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