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Kansas spodesta Gonzaga, Nova scende

Autore: Andrea Mauri
Data: 13 Dic, 2018

E’ iniziata la prima conference e, dopo due settimane, è tempo di andare a vedere come stanno le dieci squadre più seguite del college basketball con ovviamente una nuova numero uno. Kansas ha infatti spodestato Gonzaga, dopo la sconfitta degli Zags contro Tennessee, mentre Michigan continua a stupire con il suo cammino perfetto.

Chi sale

Kansas (8-0)

L’infortunio di Udoka Azubuike potrebbe complicare i piani dei Jayhawks, ma intanto sono loro i nuovi numero uno del ranking. L’assenza del centro nigeriano si sente soprattutto in difesa e la vittoria risicata contro New Mexico State lo ha dimostrato. Il lavoro di Dedric Lawson è sicuramente lodabile, tanto da guadagnarsi la seconda posizione nel ranking del player of the year di Kenpom ma, se in attacco riesce a sopperire all’assenza del compagno, dall’altro lato del campo lascia ancora troppi buchi in area. Tra i freshman, quello che impressiona maggiormente è sicuramente Devon Dotson, più pronto a prendersi la scena rispetto a Quentin Grimes.

Michigan (10-0)

Altre tre vittorie per i Wolverines che restano la squadra più in forma della Ncaa, oltre che la miglior difesa della nazione per punti presi su 100 possessi. Le vittorie contro Purdue e Northwestern danno ai ragazzi di coach John Beilein anche una ottima partenza nella Big Ten, ma per la prima volta in stagione, contro South Carolina, c’è stato qualche scricchiolio in difesa. I Gamecocks sono l’unica squadra ad aver segnato più di 70 punti a Michigan, ma poco importa perché l’attacco ha girato a meraviglia (41.7 % da tre e 51.% dal campo). Inoltre, Jordan Poole, Ignas Brazdeikis e Charles Matthews sono un terzetto di assoluto livello e il primo ha fatto vedere che quando il gioco si fa duro, i Wolverines possono contare su di lui.

Michigan State (8-2)

Tre vittorie in fila, due molto convincenti contro Rutgers e soprattutto Iowa, una un po’ meno contro Florida. Coach Izzo si è detto molto soddisfatto dei suoi ragazzi per la striscia di cinque vittorie ed una sconfitta (“Not even my mother would have expected this”) e proprio contro i Gators ha trovato buone risposte da Kyle Ahrens, autore della schiacciata decisiva, e da Xavier Tillman che ha chiuso con14 punti, 9 rimbalzi e 3 rubate in uscita dalla panchina. Il sophomore è il sesto uomo perfetto per gli Spartans, mentre Cassius Winston e Nick Ward sono ormai delle certezze consolidate.

Chi scende

Kentucky (7-2)

Coach Calipari ha diversi grattacapi da risolvere, a partire dai freshman. Dei giovani arrivati a Lexington, solo Keldon Johnson sembra rispettare le attese e meritare la fiducia dei compagni più esperti, come dimostrato anche dal buzzer che vale l’overtime contro Seton Hall.

 

Reid Travis e PJ Washington sono al momento i leader tecnici e mentali dei Wildcats, ma non possono bastare loro due per sperare in una cavalcata vincente. Inoltre, continuano i problemi da oltre l’arco: il 34% non è un dato accettabile. E Quade Green, cioè la PG che doveva dare esperienza e solidità, ha deciso di andarsene.

Villanova (8-3)

Tre sconfitte in undici partite è un ruolino di marca che probabilmente in pochi si aspettavano dai campioni in carica, anche perchè comprende l’upset subito da Penn che non batteva Nova dal lontano 2002. Jay Wright ha molto da lavorare dentro e fuori dal campo. Jahvon Quinerly sta marcendo in panchina e il comportamento al dì fuori del parquet non aiuta a migliorare la sua situazione, dato che raramente le polemiche via social contro il proprio coach portano buoni risultati. Sul campo, invece, continua a mancare una presenza forte sotto il ferro. Dhamir Cosby-Roundtree aveva fatto sperare i tifosi di Nova Nation con prestazioni solide, ma gli ultimi quindici giorni lo hanno riportato sulla terra.

Gonzaga (9-1)

Tennessee si è messa di traverso tra gli Zags e la stagione perfetta, ma qualche campanello d’allarme era già suonato contro Washington con il solito Rui Hachimura a togliere le castagne dal fuoco. Il giapponese è il leader della squadra in assenza di Killian Tillie ma, se lui sbaglia le scelte, non c’è qualcuno pronto a prendere il suo posto e nel minuto finale contro i Volunteers si è visto bene, compresa la difesa sul canestro della vittoria di Admiral Schofield.

 

L’altro grande limite, in questo momento, è dettato dalle rotazioni ridotte a 8 giocatori, con punti pesanti che dalla panchina arrivano solo da Filip Petrusev, che resta comunque un freshman che deve imparare ancora molto. Un’idea potrebbe essere quella di sfruttare maggiormente il tiro di Corey Kispert che nelle ultime cinque viaggia al 52% da tre.

Stabili

Duke (9-1)

RJ Barrett ha ritoccato i libri dei record dei Blue Devils, Zion Williamson continua a volare sopra i canestri e coach K continua a inanellare vittorie. Non tutto funziona alla perfezione comunque. Duke è una squadra costruita per andare al ferro e si vede molto bene guardando le percentuali all’arco: 35.3%, 19.2% e 23.8% rispettivamente contro Stetson, Hartford e Yale. Contro squadre inferiori non sarà mai un problema, ma quando si affronteranno avversari di livello più alto con difese più organizzate questo potrebbe essere un grosso limite. Da segnalare anche l’involuzione di Cam Reddish. Il terzo violino dei Blue Devils ha reso al di sotto delle aspettative nelle ultime due partite con percentuali dal campo barbine: soffrirà la presenza delle altre due superstar?

UCLA (7-2)

I Bruins sembrano aver trovato un loro equilibrio con il terzetto composto da Jaylen Hands, Kris Wilkes e Moses Brown. Questi tre sono i cardini della squadra ma, tolto Brown che segna la maggior parte dei suoi punti in area, le due guardie hanno alcuni problemi a trovare il canestro. Wilkes è l’ago della bilancia, se lui segna con continuità la squadra può vincere. Come per Duke, però, c’è un grosso problema al tiro da tre punti e la difesa è un po’ troppo statica sia sulle penetrazioni che sugli scarichi.

North Carolina (7-2)

Una partita giocata negli ultimi quindici giorni e una vittoria. I Tar Heels hanno risposto bene alle parole dure pronunciate nei loro confronti dal proprio coach e contro Wilmington hanno dominato il secondo tempo mettendo a referto 53 punti. Ottimo Cameron Johnson, autore di 21 punti e unica vera soluzione dalla distanza, e si sono visti anche sprazzi del vero Nassir Little, che ha chiuso con 14 punti e un buon 5 su 9 dal campo. North Carolina ha dimostrato finora di poter essere letale in transizione, la corsa sarà un fattore chiave per il cammino futuro.

Indiana (8-2)

Tre vittorie di misura contro avversari dal livello simile rimettono gli Hoosiers e Romeo Langford in carreggiata. Il freshman è sempre più il padrone della squadra, il jumper della vittoria contro Northwestern e i liberi messi a segno contro Louisville gli hanno consegnato i primi momenti di gloria da giocatore di Indiana. Il ‘killer silenzioso’ ha iniziato a mietere vittime ed al suo fianco sta trovando un valido aiutante nel senior Juwan Morgan, che dopo il passaggio a vuoto contro Duke sembra essere tornato ai suoi livelli.

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