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Dominio di Washington, delusioni e sorprese

Autore: Stefano Russillo
Data: 16 Mar, 2019

C’è chi l’ha definita la peggior Pac12 di sempre e vedendo le partite della regular season, è difficile non essere d’accordo. Non aiutano di certo i numeri che coronano la conference come la peggiore tra le “major”: nessun team nella Top25 nazionale, la vincitrice Washington solo al 47º posto del ranking di KenPom e un record complessivo di 4-31 contro squadre del Quadrant 1. La conference che rischia di mandare una sola squadra alla Big Dance, in attesa dell’esito del Torneo di Las Vegas, ha però regalato qualche sorpresa dietro al dominio incontrastato degli Huskies.

Il tabellone del Torneo della Pac12 che si sta giocando a Las Vegas

 

SQUADRE

La migliore

Washington ha semplicemente dominato la Pac12: partita con un record di 10-0 ha vinto la regular season con ben quattro partite d’anticipo, riportando a Seattle un titolo che mancava dal 2011 e eguagliando il record di 15-3 della stagione 1983-84. Il segreto di UW? La zona 2-3 di coach Mike Hopkins, un vero e proprio incubo per gli attacchi avversari come dimostrano i numeri: primi per efficienza difensiva, punti concessi, palle rubate e stoppate. Aggiungeteci Jaylen Nowell, ovvero l’Mvp della Pac12, e Matisse Thybulle, semplicemente il miglior difensore dell’Ncaa e l’asse play-lungo Crisp-Dickerson: ecco la formula vincente degli Huskies.

 

La delusione

Oregon, UCLA, Arizona e USC sono il manifesto della crisi della conference, scegliete voi la peggiore. Indicate nel preseason media poll come 1ª, 2ª, 4ª e 5ª forza della Pac12 hanno chiuso rispettivamente al 6º, 7º, 9º e 8º posto. Oregon, nonostante l’infortunio che ha messo fine prematuramente alla stagione di Bol Bol, poteva contare su un roster profondo e talentuoso con il giusto mix di veterani e freshmen promettenti, ma almeno è arrivata alla finale del torneo di conference; stesso discorso vale per i Bruins non giustificati di certo dai problemi cardiaci di Shareef O’Neal o dal licenziamento di coach Alford. Dai Wildcats ci si attendeva una stagione di transizione ma dopo un avvio promettente si sono lentamente spenti. Per i Trojans vale il discorso fatto per le prime due.

La sorpresa

Oregon State dopo aver sorpreso un po’ tutti ha chiuso in calando (4 sconfitte nelle ultime 6) e Arizona State, nonostante la sua imprevedibilità, aveva tutte le carte in regola per confermarsi, come ha fatto, alle spalle di UW. Scegliamo, dunque, Utah, terza forza della conference dopo essere stata indicata a inizio stagione come 8ª. Guidati dal top scorer Sedrick Barefield (17.2 di media) i ragazzi di coach Larry Krystkowiak sono stati l’attacco più efficiente (20º in tutta l’Ncaa) e hanno trovato in due giovani come il freshman tuttofare Timmy Allen e il Pac12 6th Man of the Year Donnie Tillman due validi contributi presenti (e futuri) alla causa degli Utes. Ah e sono stati i protagonisti della rimonta dell’anno: al Pauley Pavilion da -22 al  a…

 

GIOCATORI

Il migliore

Con buona pace del sempre sottovalutato Tres Tinkle (unico in Ncaa a viaggiare a 20+8+4 di media) e di Matisse Thybulle (giocatore capace di farti vincere una partita senza segnare un punto), è stato Jaylen Nowell il migliore. Oltre ai numeri (l’unico a tirare con almeno il 50% dal campo e il 40% da tre viaggiando a 16.3 punti di media) è stato l’impatto sulle partite della guardia di Washington il fattore determinante in questa scelta: ogni qual volta l’attacco di UW ha smesso di girare e contava metterla dentro ai fini del risultato finale “Mr. Clutchness” non si è mai tirato indietro con il suo arsenale offensivo totale e letale.

 

La delusione

Kevin Porter Jr. e Brandon Randolph dopo essere partiti forte si sono sciolti alla lunga: il primo, proiettato in top5 dei vari Mock Draft di inizio stagione grazie al mix di talento e fisico si è perso tra infortuni, sospensioni e inefficienza; il secondo dopo aver trascinato ‘Zona nella non-conference schedule a oltre 16 punti di media ha perso la via del canestro (10 a partita tirando con il 33.2%). È Payton Pritchard, però, “Mister Delusione”: doveva essere il leader designato di Oregon, libero di pensare più a fare canestro che a servire i compagni con l’innesto in cabina di regia del duo Amin-Richardson. E invece? Ha segnato meno e tirato peggio della scorsa stagione, assente ingiustificato nei momenti di maggior difficoltà de Ducks.

La sorpresa

L’ottimo ma incostante Luguentz Dort ha sorpreso fino a un certo punto, Bennie Boatwright è più una solida certezza che una sorpresa (18.3+6.6reb con il 43% da tre) scegliamo, dunque, ex-equo KZ Okpala e Zylan Cheatham come sorprese. L’ala di Stanford è esploso al suo secondo anno dimostrando tutto il suo potenziale e vedendo le sue quotazioni in ottica Draft salire vertiginosamente grazie al mix di fisico e atletismo e alla capacità di segnare (16.8 di media), difendere su almeno quattro posizioni e tirare con costanza dalla lunga distanza (36.8% da tre).

 

Alzi la mano chi aveva previsto, invece, l’impatto di Cheatham sulle sorti di ASU: il transfer da San Diego State si è rivelato il coltellino svizzero dei Sun Devils con la sua versatilità sul parquet. Lungo atletico e dall’alto IQ cestistico è stato l’unico giocatore della Pac12 a viaggiare in doppia-doppia di media (11.6+10.4reb), mettere a segno una tripla doppia e posterizzare Kenny Wooten.

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