Hanno rispettato le promesse e mantenuto tutto l’hype che c’era per il loro arrivo. Erano considerati i primi tre nomi da scegliere al draft all’inizio della stagione e lo sono ancora di più alla fine. Non capita spesso e invece Paolo Banchero, Chet Holmgren e Jabari Smith hanno confermato tutti e tre anche sui campi del college basket quanto di buono avevano fatto vedere all’high school. Erano e sono loro i top freshman e le loro squadre sono tra le candidate a vincere il titolo e questo dà ancora più valore alla loro stagione vissuta da protagonisti al livello più alto.
Ma non sono gli unici freshman da ammirare al torneo: Duke potrà contare anche su AJ Griffin per far chiudere la carriera a coach K nel migliore dei modi. E poi abbiamo voluto inserire una sorpresa, un giocatore europeo che ha fatto più e meglio di quanto chiunque si aspettasse: c’è anche Baylor tra le possibili vincitrici della march Madness, anche perché Jeremy Sochan ha fatto una stagione straordinaria.
Paolo Banchero
La sua caratteristica migliore è quando prende in mano le partite. Quella peggiore è quando le guarda da spettatore passivo. Passa tutto da qua il torneo di Duke, non c’è molto altro da analizzare, e passeranno in parte anche da qua le sue possibilità di essere scelto alla numero 1. Non ha tremato, non ha mai sentito il peso di una maglia importante e dell’attesa che c’era su di lui, è stato dal primo minuto della stagione il leader di una squadra che punta al titolo e che guida sia nei punti (16.9) che nei rimbalzi (7.8), grazie a tecnica e fisico da giocatore di assoluto livello.
Potenzialmente sa fare tutto, da portare palla a giocare in post basso, ed è stata questa la caratteristica della sua stagione, nel bene e anche nel male. La versatilità può essere un pregio ma, soprattutto se sei un giocatore di 2.08 per quasi 115 chili, devi capire quando è più utile sfruttarla. Tradotto: non sempre fare la guardia ha senso, così come cercare di risolvere le partite tirando da fuori (e il 33% da 3 è dato su cui lavorare), meglio, molto meglio leggere avversari e situazioni della partita e poi decidere quale delle tanti armi a sua disposizione usare. Nelle gare secche del torneo non potrà poi permettersi pause, che sono state invece una costante della sua stagione, con troppi minuti trascorsi senza dare un cenno di sé in campo. E’ l’ultimo torneo di coach K e Duke ha tutto per arrivare in fondo. Soprattutto se Banchero ci metterà tutto quello che può.
Chet Holmgren
Una sorta di extraterrestre riconoscibile anche dall’ultima fila del Carrier Dome, che di posti ne ha oltre 35mila. Di 7 piedi che non raggiungono i 90 chili non ce ne sono tanti, ma non è questa l’unica cosa che lo rende unico: è un lungo che cambia su due lati del campo il gioco degli avversari, che in difesa non sanno come marcarlo e in attacco arrivano in mezzo all’area e poi tornano indietro. Le sue statistiche rendono bene l’idea: quasi doppia doppia di media con 14.4 punti e 9.7 rimbalzi, il 60% dal campo con il 43.8 da 3, 3 stoppate e mezza a partita e due assist per chiudere. Dunque, un rim protector assoluto in difesa e un giocatore totale in attacco.
Come si ferma? Anche lui a volte fa tutto da solo. Ogni tanto smette di prendere iniziative in attacco, gira ai margini della partita e si dimentica di essere senz’ombra di dubbio un talento da Nba. Ma anche se Gonzaga è squadra più esperta di Duke, ha bisogno della sua leadership e non si può permettere che produca solo pochi punti, accontentandosi di far valere la sua presenza in area. Perché anche lì possono capitare corpi grossi e lunghi che si fanno intimidire poco dai suoi centimetri. Se invece mette in campo tutto il suo talento, può dominare le partite e il torneo. E dare agli Zags il primo titolo Ncaa.
Jabari Smith
All’inizio dell’anno non si scappava proprio: la prima scelta al draft sarà Paolo Banchero oppure Chet Holmgren. Adesso non è più così, per il semplice fatto che Auburn è arrivata fino alla numero 1 della nazione grazie alla stagione di Smith. Che è senza dubbio il giocatore più bello da vedere della Division I per l’eleganza dei suoi movimenti e la morbidezza del suo tocco. Il che sarebbe anche un gigantesco chissenefrega visto che l’Ncaa non è una sfilata di moda, senonché la palla esce dalle sue mani al termine di un tiro perfetto e tende spesso a entrare: 16.7 punti con il 42.5% da 3, la verità è che dall’alto dei suoi 208 centimetri il ragazzo può tirare sulla testa del 90% degli avversari che provano a marcarlo.
C’è anche però il risvolto della medaglia, e cioè che Smith a volte si limita a fare solo quello. Tiro, tiro e ancora tiro da fuori ed è un peccato, perché è un giocatore completo. Primo anche per minuti e rimbalzi dei Tigers, può sfruttare il suo fisico non solo contro giocatori più piccoli che non possono tenerlo, ma anche contro lunghi che non hanno la sua velocità di movimenti. Di fatto è un’ala piccola che dà senz’altro in attacco il suo meglio. Qualcuno ha detto Kevin Durant? Può darsi, ma Durant il Torneo non l’ha mai vinto. Jabari Smith più di una chance ce l’ha.
AJ Griffiin
A vederlo, sembra un cowboy appena sceso da cavallo dopo aver attraversato il Texas da parte a parte. Le sue gambe arcuate tenute sempre molto divaricate sono l’opposto dello stile classico del tiratore e gli hanno procurato più di un problema, tra caviglie e ginocchia, che ha condizionato la sua carriera all’high school e anche l’inizio della stagione in maglia Duke. Coach K ha dosato il suo minutaggio fino a gennaio, e da allora si è avuta la conferma che questa sarà la prima e l’ultima al college perché non solo ha cancellato i dubbi sulla sua tenuta fisica, ma ha confermato tutte le qualità che lo avevano reso uno dei talenti più attesi.
Tiro non perfetto stilisticamente, si diceva, ma il suo 48% abbondante da 3 rende molto più che superfluo questo dettaglio. Non solo ha fiducia, ma non sente la pressione e infatti la sua miglior partita è arrivata sul campo di North Carolina, in un ambiente già discretamente caldo reso ancora più infuocato dalla presenza per l’ultima volta a Chapel Hill di Mike Krzyzewski.
Potente fisicamente, con 100 chili sparsi su 198 centimetri e una parte alta del corpo che gli consente di assorbire molto bene i contatti. Non è solo un tiratore quindi, tutt’altro, perché sa usare bene entrambe le mani con le quali portare il pallone anche nel cuore dell’area per far male anche da vicino. Ormai presenza fissa in quintetto, ha avuto una sola partita davvero deludente contro Virginia, ma per il resto ha dato sempre il suo contribuito sui due lati del campo. Ed è l’arma in più di Duke per fare tanta strada al Torneo.
Jeremy Sochan
L’ala di Baylor è il giocatore più giovane ad aver vestito la maglia della nazionale polacca, e questo è quanto si sapeva più o meno di lui all’inizio della stagione. A fari spenti , ora l’intruso è finito nel primo giro del draft e quindi intruso non è mica poi tanto. Finito nelle sapienti mani di Scott Drew che non ha avuto nessuna paura a dargli subito spazio, alla fine è diventato lui ancora più che Kendall Brown il freshman più solido e utile dei Bears, grazie alla sua presenza totale sul campo.
Versatile e in grado di adattarsi contro qualsiasi avversario, capace di cambiare contro tutti con la stessa capacità con cui cambia capigliatura, sta prendendo sempre più fiducia in attacco anche se la mano da fuori non è ancora del tutto affidabile. Ma corre, prende i rimbalzi (secondo trai Bears con oltre 6 a partita), stoppa e muove le difese in attacco. Perché non è più un intruso, ma un giocatore pericoloso che merita rispetto e attenzione.
Honorable mentions
TyTy Washington sarà senz’altro tra i primi 10 nomi che verranno chiamati al draft e la sua Kentucky ha tutto per arrivare fino in fondo. Anche perché il suo freshman ha confermato di essere uno scorer affidabile e un bel toro in difesa. Stesse caratteristiche di Trevor Keels, terzo freshman spesso in quintetto di Duke che si è preso la scena soprattutto in assenza di AJ Griffin. E proprio contro Washington ha giocato una delle sue partite migliori, segnando 25 punti. Il più divertente? JD Davison, ma gioca in una squadra di tali pazzi come Alabama che il suo Torneo potrebbe finire anche al primo turno.