Non esiste una ricetta per arrivare alle Final Four, però serve sicuramente un apporto da tutto il quintetto e anche oltre. Dopo avervi presentato i due scontri, oggi vi presentiamo i principali protagonisti che si giocheranno il titolo a Houston in un atto finale inedito ma non per questo meno interessante o imprevedibile.
UConn
Jordan Hawkins. Il miglior tiratore della Division I: quando si accende dall’arco solitamente spacca le partite. 3&D fatto e finito in odore di Nba. Occhio che ha saltato l’allenamento di ieri per febbre. Se gioca, indiziato No.1 da bloccare.
Tristen Newton. Da creatore secondario è più efficace. Non sporca il tabellino, sfrutta la sua taglia per prendere rimbalzi e far faticare gli attaccanti in difesa. Meno si nota, più si sente.
Andre Jackson. La vera anima della squadra. Con lui a gestire le operazioni in attacco gli Huskies sono inarrestabili. Spesso vicino alla tripla doppia, difensore eccezionale ma sfidato apertamente al tiro da tre (28.4%).
Alex Karaban. Sottovalutatissimo, ma capace di mettere tiri pesanti (chiedete a Gonzaga). Tiratore di livello (40.6%) che dà una mano a rimbalzo. Il futuro, ma anche il presente, di UConn.
Adama Sanogo. Con Donovan Clingan forma un mostro a due teste che ha spaventato tutte le difese incontrate fin qui alle March Madness. Un orso ballerino in post che la mette anche da tre. Difficilissimo da marcare.
Miami
Nijel Pack. Ha le pistole ancora fumanti dopo lo scorso weekend dove ha bucato a suon di triple le difese di Houston e Texas. Le possibilità di vittoria di Miami passano dalla quantità di munizioni rimaste al piccolo play.
Isaiah Wong. Scorer implacabile quando si tratta di puntare il ferro e raccogliere falli. Sapiente ad attaccare dal pick and roll senza mai forzare conclusioni senza ritmo. É la minaccia numero 1.
Wooga Poplar. É il cagnaccio tuttofare da cui ripartirà Miami l’anno prossimo. Completa benissimo il quintetto in cui le star sono altre giocando nelle pieghe della partita e difendendo fortissimo.
Jordan Miller. Lui e Christian Laettner hanno fatto quel tipo di partita. Poi stop. Una guardia di due metri che segna da dentro e da fuori. É la chiave con cui aprono le difese.
Norchad Omier. Mani veloci, fisico muscoloso e robusto, senso della posizione, verticalità e grandissima foga a rimbalzo. É Kyle Hines? No è Omier. Rimanere lontano dai falli è cruciale per andare avanti.
San Diego State
Darrion Trammell. L’eroe di questa March Madness. Ha steso Alabama, ha chiuso con freddezza la pratica Creighton. In uscita dalle HS aveva zero offerte in Division I. Ora è a 80 minuti dal vincere, da protagonista, il titolo.
Lamont Butler. Contro Creighton ha retto l’attacco di San Diego State per oltre trenta minuti. Il meno chiacchierato del backcourt, l’unico che ha ancora eleggibilità.
Matt Bradley. Gli Aztecs sono arrivati alle Final Four senza di lui (8 punti lo scorso weekend). Se dovesse segnare e SDSU dovesse mantenere quella difesa… beh, che dire, potrebbe essere titolo.
Keshad Johnson. Lui e Jaedon LeDee si spartiscono il posto e portano atletismo e intensità alla squadra. Non tira da tre ma ti mangia in testa quando salta ed è una grande presenza a rimbalzo.
Nathan Mensah. L’unico superstite della dominante squadra del 2020. San Diego State non solo ti mangia sul perimetro, ma sotto canestro ha uno come il ghanese che spazza 4 stoppate di media durante il torneo.
Florida Atlantic
Bryan Greenlee. Classico floor general da college basketball: basso ma tosto, che spara triple a raffica, non scade mai nell’ansia e difende. É la mente di questa squadra.
Nicholas Boyd. Il più giovane di una squadra che gioca senza senior. La spalla che permette a Greenlee di giocare anche lontano dalla palla. Senza il suo canestro con Memphis, non avremmo avuto questa storia.
Alijah Martin. Un piccolo carrarmato sparato a canestro. Martin mostra i muscoli e fa spallate in attacco. É già a quota 1000 punti con FAU. Punta alla storia sia in questo weekend che nei prossimi anni, se dovesse rimanere.
Johnell Davis. Florida Atlantic si fonda sulle responsabilità condivise, ma se c’è qualcuno che deve accentrare, quel qualcuno è Davis. Sophomore cruciale almeno in tre partite su quattro in questa Madness.
Vladislav Goldin. Uno così non dovrebbe giocare in una mid major. Il russo è il segreto di Pulcinella degli Owls, un totem sotto canestro che fa la differenza su entrambi i lati del campo.