Non saranno fra le protagoniste assolute della ACC di quest’anno ma Miami e Syracuse potrebbero benissimo condurre un’annata buona abbastanza per partecipare al Torneo NCAA – specie gli Orange, tremendamente giovani ma con margini di crescita davvero interessanti. Ecco come si sono comportate le due squadre quando sono passate per Roma.
Miami
vs Stella Azzurra @ Arena Altero Felici, 12 agosto
Miami – che dovrà riscattarsi da una stagione pessima – ha perso quasi tutto il quintetto titolare ma ritorna con ottimi propositi. Il play nano Chris Lykes (170 centimetri, dal vivo fa impressione in mezzo a tutti i giganti) comanda l’attacco insieme al transfer da Oklahoma Cameron McGusty. L’idea iniziale di Larranaga, per il momento, è quella di giocare sempre con due ball handler e due lunghi (il neozelandese Sam Waanderburg e il senior Rodney Miller). Loro, insieme al tiratore australiano Dejan Vasiljevic (top scorer con 20 punti), sono stati i titolari del match vinto per 73-69 contro la Stella Azzurra.
Esordio strano per Miami che, dopo un primo quarto equilibrato, ha dominato il secondo in difesa, concedendo solo otto punti e finendo sul +19. Nel secondo tempo la Stella è tornata sotto, allungando la difesa su tutto il campo e sfiancando gli Hurricanes (tre giocatori hanno finito la partita con i crampi). Ne è uscito un finale scoppiettante nel quale la Stella Azzurra ha sprecato qualche pallone e Miami ha chiuso la partita con due stoppate dei due freshmen Harlond Beverly (ottimo il suo impatto nel finale quando ha sostituito McGusty) e Anthony Walker (la sua a 13 secondi dal termine).
Fra le matricole, Walker è forse quello più pronto. Ha giocato spesso vicino a Miller, ha una buona mano da fuori, un fisico longilineo ancora da sviluppare ma ottimi istinti nella difesa del ferro. Isaiah Wong sembra essere quello più indietro ma ha piazzato un mini-parziale decisivo di 5-0 negli ultimi due minuti che ha portato la vittoria ai suoi.
Syracuse
vs Virtus Roma @ Centro Sportivo Tellene, 18 agosto
Prima amichevole stagionale della Virtus Roma, ultima italiana di Syracuse. In teoria, avrebbero potuto esserci gli ingredienti per una sfida equilibrata: peccato però che ai padroni di casa mancasse praticamente mezza squadra. È andata dunque a finire con un eloquente 82-42 per gli Orange e la cornice di pubblico – folto e composito – è stata, tutto sommato, una delle cose migliori della serata.
Per fortuna non sono mancate un po’ di giocate spettacolari, come il canestro da metà campo segnato da Elijah Hughes sulla sirena di fine terzo quarto. Proprio Hughes ha chiuso poi la gara come top scorer (21 punti).
L’occasione è stata più che altro buona per veder brillare alcuni dei tanti freshmen che compongono questo nuovo ciclo di Cuse. Quincy Guerrier è probabilmente quello che finirà per avere più minuti quando le partite conteranno davvero, avendo ottime capacità d’impattare la partita sul piano fisico. Arrivato in punta di piedi, il canadese ora parte in quintetto e, contro i capitolini, si è messo in mostra con 14 punti e 12 rimbalzi, il che non sorprende visto che si tratta di un’ala piccola con un corpaccione affatto da matricola e che ha dunque avuto vita facile con una Virtus forzatamente small dove i minuti dati ai giovanissimi sono stati molti. Resta da vedere come le sue qualità offensive si tradurranno in un contesto come la ACC, dove potrà far valere la propria forza solo fino a un certo punto. Le premesse, però, sembrano buone.
Joseph Girard è un altro che ci ha fatto un’ottima impressione nel test romano. Benché si tratti di un 4-star che era stato cercato da una pletora di squadre (fra cui Duke e Michigan), anche lui è arrivato a Syracuse senza troppe fanfare. Top scorer dell’amichevole di Siena (16 punti), contro la Virtus ha segnato 8 punti mostrando una eccellente tecnica di tiro e una faccia tosta con pochi eguali in squadra. Negli spot 1 e 2 sarà difficile trovare minutaggi alti quest’anno ma, se servono punti dalla panchina, Joe dovrebbe essere sin da subito un’opzione nettamente migliore rispetto alla guardia/ala Buddy Boeheim.
È apparso sottotono, invece, Jesse Edwards, aggregatosi alla squadra un po’ in ritardo e quindi indietro in quanto a condizione fisica. Lungo di 2.10 metri d’altezza, leve lunghe, mobile e con un tiro in sospensione che appare affatto malvagio: Edwards è uno degli elementi più intriganti di questi Orange ma, al netto della forma attuale, sembra anche uno dei più acerbi. Il suo fisico appare davvero troppo sottile, troppo poco “adulto” per poter battagliare coi lunghi di una high-major conference. Il potenziale è ragguardevole ma, per lui, potrebbe prospettarsi la classica stagione da freshman passata più dietro le quinte che in campo.
(con Paolo Mutarelli)