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Nick Smith, la stella che cambia Arkansas

Nick Smith
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 28 Feb, 2023

L’infortunio al ginocchio destro d’inizio stagione di Nick Smith, prima avvisaglia di un rapporto infelice tra Arkansas e le assenze, aveva fatto sì che le sue qualità rimanessero avvolte nel mistero. Ora però è tornato e gli sono bastate due partite per rimettersi in pista, prendere in mano l’attacco dei Razorbacks e rinvigorire le loro ambizioni.

Solo la superficie

Bocca da fuoco sembra l’espressione migliore per descrivere le capacità offensive di Nick Smith. Una guardia di due metri con pochissimi chili addosso e dei piedi rapidissimi collegati ad una testa incredibilmente matura per un freshman. Partendo lontano dalla palla, Smith attacca una difesa già mossa, può creare scompiglio con la sua imprevedibilità e le sue gambe sempre in azione.

Il floater è l’arma della casa, spesso usata per preservare il suo corpo dalle botte sotto canestro, ma la grande capacità del numero 3 è quella di sottoporre le difese ad uno stress mentale non indifferente. Tutte le opzioni sono aperte con Nick Smith: più atletico che esplosivo, Smith può arrestarsi in una frazione di secondo e prendere un tiro dal mid range con un rilascio molto alto, può fintare e andare sulla mano sinistra senza alcun problema e finire al ferro grazie alla sua lunghezza (208 cm di wingspan). Se attira troppe attenzioni su di sé, sa creare gioco per i compagni, senza dimenticare il tiro da tre che ha punito Georgia più di una volta (5/8 alla fine per lui, 7/11 nelle ultime due).

Diventerai una star

“Nick Smith is going to be a star” diceva The Athletic. Anche per noi, ad inizio anno, era il freshmen su cui riponevamo le maggiori speranze. Il motivo principale è che, oltre a poter mettere un ventello con estrema facilità, ha i mezzi per essere un difensore di prim’ordine. La rapidità di piedi si esprime in maniera efficace anche dal punto di vista difensivo, dove è una minaccia anche se lo battono dal palleggio grazie alla sue braccia che gli permettono di stoppare praticamente chiunque. Se Mark Sears di Alabama ha faticato molto (2/7 dal campo) molto del merito è di Nick Smith.

 

In questa stagione i Razorbacks hanno faticato a trovare continuità. Le assenze di Nick Smith e Trevor Brazile hanno tolto profondità al roster costringendo coach Eric Musselman a spremere i suoi, specialmente le guardie con minutaggi prossimi ai 40 minuti. Il ritorno di Smith regala ad Arkansas dunque una rotazione più bilanciata, oltre che aggiungere un giocatore che impatta su entrambi i lati del campo.

Poche squadre hanno un trio di scorer del livello di Nick Smith, Ricky Council IV e Devo Davis assieme ad una difesa fatta di taglia, forza fisica, con i gemelli Mitchell a svettare, e talento, specialmente dei tre freshmen, Smith, Jordan Walsh e Anthony Black. Florida e Georgia hanno sperimentato la versione migliore di Arkansas, beccando rispettivamente 19 e 32 punti di scarto. Ora bisognerà confermarsi nel pericoloso back-to-back contro Tennessee e Kentucky prima del torneo della SEC.

Il giornalista Jeff Goodman nell’ultima puntata del suo podcast ha detto che Arkansas, ora data con un seed #8, potrebbe sfondare il muro del primo weekend e approdare, come minimo, alle Sweet 16. La vittoria sfiorata contro Alabama sembra aver fatto cambiare la percezione intorno ai Razorbacks. Il merito di questo cambiamento è proprio Nick Smith che non è mai sceso sotto la #4 del nostro Super Mock Draft, in un anno in cui ha giocato dieci partite. Che sia lui il giocatore capace di far emergere il talento inespresso di questa squadra e trascinarla verso quello che era l’obiettivo d’inizio stagione, ovvero le Final Four di Houston? In tal caso, potremmo dire che è nata una star.

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