Un Ryan Kalkbrenner in formato POY, Gonzaga schiacciasassi contro Baylor e un paio d’italiani in gran forma: questo e molto altro nelle pagelle della Week 1
Ryan Kalkbrenner (Creighton). Aspettando partite più complesse, finora il centro dei Bluejays ha sciorinato prestazioni con numeri da record e da Player of the Year. Mostruoso e inarrestabile. I 49 punti in una gara d’esordio per un giocatore di un team del ranking sono una prestazione registrata solo da altri tre giocatori: Bob Pettit, Lew Alcindor (conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar) e Artis Gilmore. A Roma il commento finale virerebbe sullo scurrile.
Gonzaga. È ovvio che sia ancora presto, ma gli Zags di inizio stagione hanno impressionato per solidità. Panchina lunga, tante soluzioni e miglior attacco dell’intero college nonostante due avversarie serie come Baylor e Arizona State. La squadra ha anche goduto della versione migliore di Ryan Nembhard. Il playmaker in due partite ha registrato 22 assist e 2 sole palle perse.
Zeke Mayo (Kansas). È tutto quello che era mancato a Kansas lo scorso anno: creazione dal palleggio, capacità di segnare a giochi rotti e punti dalla panchina. I Jayhawks chiudono con 42 punti della second unit nella palpitante vittoria contro una North Carolina mai doma, la metà di questi punti li ha messi il transfer da South Dakota State, tra cui quelli che chiudono la partita nell’ultimo minuto. Triple in step back o dall’angolo, un tocco morbido nei pressi del canestro per un 50% tondo tondo che lo consacra a idolo locale, visto che è proprio nativo di Lawrence.
Egor Demin (BYU) e Kasparas Jakucionis (Illinois). Fra le matricole che convincono ci sono anche i due freshmen europei più quotati di quest’anno. Demin già dimostra che quello con la nuova BYU di Kevin Young è un fit perfetto e la sua spiccata abilità di creare per sé e per gli altri dal pick and roll sarà un tema centrale di questa stagione. Jakucionis non è stato altrettanto impattante sul piano realizzativo ma di certo non è da meno in quanto ad abilità d’innescare i compagni dai blocchi sulla palla.
North Florida. Mid-Major sorpresa della settimana. Indicata in preseason come squadra da metà classifica nella modesta ASUN, ha invece mostrato un attacco molto ispirato e ora ha record 3-0 con due vittorie contro delle high-major, South Carolina e Georgia Tech. Curiosamente, tutte e due occupavano la posizione numero 67 del ranking di KenPom prima di essere battute dagli Ospreys, che nel frattempo sono passati 253 alla 139.
Gabriel Pozzato (Evansville) e Niccolò Moretti (FAU). L’Italia del college basketball ha il sorriso largo dopo l’ottimo inizio questi due underclassmen. Avevamo detto che Pozzato poteva sorprendere e così è stato: pronti, via e 28 punti con una squadra tosta come North Texas, mostrando tanta esplosività e un tiro in evoluzione, seguiti da 18 facili contro una formazione della NAIA. Anche Moretti fin qui ha giocato solo una gara “vera”, ma è stato il migliore dei suoi contro Indiana State (19 punti) e, in due partite, ha distribuito 12 assist a fronte di una sola persa.
New Mexico. Correre, correre, correre: la squadra che gioca al ritmo più alto della Ncaa quest’anno farà divertire. La vittoria in campo neutro contro UCLA porta i Lobos tra i papabili per entrare nel ranking. Molto merito va al junior Donovan Dent, trasformatosi in vero leader tra punti assist e giocate difensive. E tra meno di una settimana ci sarà lo scontro con St. John’s, coach Richard Pitino sfiderà suo padre Rick.
Augustas Marciulionis e Paulius Murauskas (Saint Mary’s). I Gaels storicamente legano le proprie fortune ai talenti australiani, ma questo sembra dover essere l’anno dei lituani, importanti nella vittoria su Towson e decisivi in quella su Chattanooga. Marciulionis è lo stesso ammirato lo scorso anno e anche qualcosa di più: play affidabile, difensore tosto ma anche in costante miglioramento come scorer. Murauskas, scaldapanche da freshman ad Arizona, ha iniziato a tutta birra con due doppie doppie e il piglio di chi vuole essere leader.
Auburn. La scazzottata fra compagni durante il viaggio per Houston è una figuraccia enorme che sembrava di cattivo auspicio, invece i Tigers hanno conquistato una vittoria che vale doppio. I Cougars stanno ancora registrando i meccanismi difensivi ma non hanno peccato di energia e fisicità. Peccato che ad Auburn fossero pronti per resistere e soprattutto per restituire con gli interessi. Chiedere al freshman Tahaad Pettiford (21 punti per lui), a tratti indemoniato.
Danny Wolf (Michigan). Esordio sul velluto pieno di punti (19), rimbalzi (13) e anche giocate difensive (3 stoppate e 3 recuperi), ma l’ex Yale è precipitato sul pianeta terra insieme alla squadra quando si è trattato di misurarsi con Wake Forest. A parte un paio di lampi interessanti, è stato un non-fattore (4 punti con 2/6 dal campo) e le sue abilità di playmaking sono stavolta rimaste adombrate da una certa superficialità (ben 6 perse a fronte di 4 assist).
Baylor. Prima una ripassata feroce subita da Gonzaga, capace di massacrare una difesa disattenta a suon di pick&roll e triple dall’angolo, poi una partita di pragmaticità pura da parte di coach Scott Drew che piazza fisso una difesa a zona mutevole che manda in crisi l’acume tattico di John Calipari forzandolo ad un 5 su 20 da tre e alla prima sconfitta di Arkansas. Insomma, una montagna russa per Baylor dove c’è ancora da sbloccare il tiro da tre (10 su 45 per un 22% complessivo) e un VJ Edgecombe abbastanza impreciso (5 su 23 dal campo).
Great Osobor (Washington). Esordio in doppia doppia abbondante (15 punti e 17 rimbalzi) pur litigando col ferro dalla lunetta, ma poi la prima trasferta stagionale è stata un incubo (0/7 dal campo in 30 minuti) che è costata la sconfitta contro Nevada. Ben 11 perse e solo il 50% ai liberi in due gare e già cominciano a piovere critiche pesanti, un po’ eccessive ma anche inevitabili quando sei mister 2 milioni di dollari. Niente panico, c’è tutto il tempo per raddrizzare la rotta prima di rincontrare avversarie difficili.
Wade Taylor (Texas A&M). Affonda a sorpresa nel finale contro UCF, in grado di fare quello che gli Aggies non sono riusciti a fare, ovvero andare al ferro e prendere falli. Sembrava che la sua tripla da 9 metri avesse chiuso la partita a 5 minuti dalla fine, invece diversi incidenti frontali contro i lunghi dei Knights (0/4 alla fine dalle parti del ferro) hanno contribuito a perdere una partita che la squadra di Buzz Williams ha sempre comandato senza mai archiviare.
Skyy Clark (UCLA). Se il buon giorno si vede dal mattino, per il play che un tempo era considerato un prospetto NBA la strada è già in salita. Nelle prime due partite due prestazioni anonime se non negative. Poco incisivo in difesa (non ingannino le 6 recuperate contro New Mexico) e quasi dannoso in attacco. Non è nemmeno un floor general che detta i ritmi. Così non va.
Villanova. Nella penultima puntata del podcast “Eye on College Basketball”, Gary Parrish e Matt Norlander hanno passato i primi 20 minuti a chiedersi se sia già il caso di esonerare coach Kyle Neptune e questo la dice lunga. Dopo due stagioni da dimenticare, i Wildcats hanno patito una sconfitta casalinga contro la non irresistibile Columbia e si è aperto il dramma. La storia dice che anche i primi 3 anni di coach Jay Wright non furono positivi. Ma gli alibi iniziano a scarseggiare.
Arkansas. Siamo ufficialmente innamorati di Boogie Fland, ma non è una grande idea affidarsi solo al suo talento quando giochi contro Baylor. Arriva la prima sconfitta della gestione Calipari a Fayettevile in una sfida in cui Arkansas non ha mai messo il muso davanti perché non ha mai sfidato la difesa a zona di Baylor. L’attacco si è accontentato di tante triple e ha trovato le polveri bagnate di Johnell Davis e DJ Wagner (0/8 da tre per i due). Anche dal punto di vista difensivo, sembra essere un cantiere aperto: troppo porosa la prima linea. Fortunatamente per Cal, ci vorranno altre tre settimane e quattro partite abbordabili prima d’incontrare qualcuno di serio.
Todd Golden (Florida). I Gators hanno iniziato con due solide vittorie, ma il loro head coach fa parlare di sé per la sua condotta lontano dal campo. Il giornale studentesco di UF ha sganciato una bomba in settimana, rivelando che Golden è da due mesi sotto investigazione da parte dell’università per molestie sessuali e stalking, atti raccontati come sistematici dalle varie testimonianze raccolte e persino facilitati da almeno due membri del coaching staff. Per ora l’università non si pronuncia e il dipartimento atletico non sembra intenzionato a prendere provvedimenti nei confronti di Golden, il quale siederà in panchina oggi durante la partita in programma con Grambling.