Otto squadre delle principali conference di D1. Un milione di dollari a squadra in NIL più un milione extra al vincitore. Questi gli ingredienti del Player Era Festival, il torneo di preseason che vuole rivoluzionare il college basketball. Ecco cosa sappiamo.
Lo scorso 11 maggio, la CBS, con un articolo in esclusiva, ha reso noti i dettagli di questo nuovo evento. Le date e la location sono già state stabilite: la prima edizione si giocherà lungo la Strip di Las Vegas nel weekend di Thanksgiving (27-29 novembre 2024). Note sono anche le otto squadre che vi prenderanno parte: Alabama, Creighton, Houston, Notre Dame, Oregon, Rutgers, San Diego State e Texas A&M.
Ma cosa ha di diverso questo torneo rispetto ad altri eventi di non-conference per aver suscitato tanto clamore?
Questione di NIL
La risposta sta in tre lettere: NIL. Da quello che si evince dall’articolo di CBS, infatti, il Players Era mette in palio un milione di dollari per ciascuna squadra partecipante più un milione extra per la vincitrice. In cambio agli atleti viene richiesto di mettere a disposizione dell’evento i loro diritti d’immagine nei numerosi eventi extra cestistici che animeranno i tre giorni.
I giocatori, infatti, secondo il regolamento NCAA non possono essere pagati per giocare, ma possono ricevere compensi per il lavoro svolto in termini di image and likeness intorno ad un evento. Ed è proprio questo il fulcro di tanto interesse.
Ma c’è di più. I giocatori, singolarmente, potranno firmare fino ad un 10% di quote azionarie con il Player Era e quindi poter continuare a guadagnare grazie ad esso tramite gli introiti delle edizioni che verranno.
A beneficiarne saranno anche i singoli programmi. Se è vero che il milione di dollari in NIL dovrà essere diviso tra tutti i membri della squadra (più o meno 75.000 dollari a testa), la partecipazione all’evento diventa di per sé un’attrattiva molto grande per i futuri giocatori e in particolare per quelli che a fine stagione decidono di inserire il proprio nome all’interno del transfer portal con l’obiettivo di salire di livello e aumentare i propri guadagni.
L’idea è talmente appetibile che Creighton, pur di essere presente, ha dato forfait al Battle 4 Atlantis e ha firmato per tre edizioni. E diverse squadre si sono già segnate per il 2025, anno in cui gli organizzatori sperano di arrivare a 16 formazioni coinvolte. Sembra che siano già in fase di trattativa avanzata nomi come Duke, Gonzaga, Kansas, Michigan, Syracuse e Virginia.
I nodi da sciogliere
Proprio in merito ai contratti pluriennali, il torneo di Las Vegas ha suscitato le maggiori perplessità. Il regolamento NCAA, infatti, non permette alle squadre di poter prendere parte allo stesso evento di non-conference season prima di quattro anni dall’ultima partecipazione. Ma gli organizzatori sembrano aver già trovato una via di uscita: dividere il Players Era Festival in diversi sub-tornei che si giocheranno con nomi diversi e in locations diverse di Las Vegas. In questo modo, una stessa squadra potrebbe giocare varie edizioni senza incorrere in sanzioni.
Inoltre, non è ancora stato reso noto come gli organizzatori pensano di evitare gli scontri tra squadre della stessa conference (vietati dalla NCAA durante la non-con season), problema che si presenterebbe sicuramente nel caso di un torneo a 16.
Ma il problema più grosso che il torneo dovrà risolvere è l’autosostenibilità. I soldi in ballo sono tanti: un milione di dollari per quattro squadre a cui va sommato quello extra per il vincitore, fanno lievitare i costi a già 5 milioni. Soldi che dovrebbero arrivare dagli sponsor, dai diritti televisivi e dalle persone che andranno a vedere l’evento.
Tuttavia, almeno per questa prima edizione, i nomi dei programmi coinvolti sono perlopiù di seconda fascia, il che vuol dire che l’evento di per sé potrebbe non avere un grande appeal e, di conseguenza, un numero limitato di investitori. Senza contare il fatto che i tornei di non-conference season su campo neutro in genere non attirano grande pubblico sugli spalti.
Ambizioni altissime ma anche incognite serie: il Players Era Festival vuole cambiare il volto del college basketball e ha il potenziale per farlo, ma ci sono anche nodi che, se dovessero rimanere irrisolti, tramuterebbero il progetto in un gigantesco flop.