Messo in archivio il primo mese di conference season, andiamo a vedere quali sono i giocatori europei in NCAA che si sono comportati meglio all’inizio dell’anno nuovo.
All-Euro Team
Jón Axel Guðmundsson
DAVIDSON – 19.8 PTS, 9.1 REB, 5.4 AST, 1.6 STL
Davidson era per molti una squadra col potenziale da Top 25 e Guðmundsson qualcuno che potesse imporsi di nuovo come POY dell’Atlantic 10. Le cose però si sono messe male subito per la truppa di Bob McKillop, orfana dei titolari Frampton e Pritchett, mentre l’islandese è apparso davvero sottotono. Le cose adesso stanno pian piano cambiando per i Wildcats (i quali sono comunque solo 4-4 nella conference) e JAG è tornato su livelli simili a quelli dei giorni migliori. La PG di Grindavík ha dominato nelle tre vittorie messe in fila dai suoi a fine mese (Fordham, Saint Louis, GMU) mostrando di nuovo il suo classico impatto da all-around, oltre una mira dall’arco migliore (9 su 20, in stagione ha però un poco brillante 32.8%). «He’s certainly putting up some outstanding numbers. But it’s his aggression, the joy and fun he’s having playing the game that has really now resurfaced», ha detto McKillop.
Djordje Dimitrijević
MERCER – 23.9 PTS, 3.6 REB, 2.0 AST, 1.9 STL
Prima del nuovo anno, Mercer aveva vinto solo sei gare di cui due con avversarie non-D1 e tre con squadre sotto la #300 su KenPom. Se ora ha una striscia aperta di cinque W nella SoCon, compreso un colpaccio in casa di ETSU, buona parte del merito va a Dimitrijević, il quale ha scalato la classifica dei marcatori europei in NCAA (ora è 1° con 18 di media) con un gennaio folle: su otto gare giocate, sei le ha chiuse sopra i 20 punti segnati, con un career-high di 34 contro Western Carolina. Arrivato in D-I in punta di piedi dal mondo dei JUCO, il serbo è una combo guard senza grande scatto ma che sa individuare le situazioni in cui può prendere vantaggio, attaccando l’uomo con efficacia a sinistra o a destra. Quest’anno sta finalmente mettendo in pratica le sue doti da cecchino: dal 27.3% da tre della scorsa stagione è passato al 41% di questa e a gennaio ha prodotto un impressionante 48.2% su 7 tentativi a partita.
Marek Doležaj
SYRACUSE – 10.1 PTS, 8.3 REB, 3.4 AST, 1.1 BLK
Un profilo particolare, forse unico fra gli europei in NCAA: Doležaj è un giocatore strano che, nel sistema di Cuse, fa la differenza come pochi e in un modo tutto suo. Generalmente in positivo, ma qualche volta anche in negativo, come nella recente sconfitta con Clemson in cui la sua prematura uscita di scena con un quinto fallo evitabile ha privato Jim Boeheim di un’arma indispensabile per l’attacco Orange. Lo slovacco non ha range (ormai nemmeno ci prova più a tirare da oltre i 5 metri) ma ha un tocco straordinario (71.4% nelle conclusioni al ferro per Hoop-Math) e sposa visione di gioco e doti di passaggio in un modo che, dall’alto dei suoi 208 cm d’altezza, lo rende un playmaker aggiunto di grande valore. Nella ACC, ci sono solo due giocatori negli spot 4 e 5 con un Assist Rate di poco superiore al suo, Aamir Simms (Clemson) e Steffon Mitchell (Boston College).
Killian Tillie
GONZAGA – 15.6 PTS, 6.3 REB, 2.3 AST, 1.7 BLK, 1.0 STL
Bravissimo, come nei giorni migliori, e poi sfortunatissimo, come al solito. Tillie era tornato a brillare dopo averci messo un po’ a carburare nella prima metà di stagione. Appena il tempo di toccare il 100% della condizione ed ecco un nuovo infortunio alla caviglia sinistra: «It’s a shame because he was playing as good as he’s ever played these last 4-5 games. […] It looks like it’s in the lower area. If there’s any silver lining it’s that and it’s not up high or broken», ha detto Mark Few dopo il match a Santa Clara. Prima di questa nota dolente, il francese aveva vissuto un gennaio da leading scorer della squadra con quattro ventelli, tante giocate da incorniciare (per esempio una stoppatona che ha deciso l’unica gara incerta degli Zags, quella con Pepperdine) e un dominio incontrastato contro degli avversari nella WCC davvero male attrezzati per tenere testa qualcuno col suo raro mix di tecnica, QI e taglia.
Emmanuel Nzekwesi
ORAL ROBERTS – 17.4 PTS, 10.1 REB, 1.0 BLK, 1.5 STL
Il faro di ORU è stato l’unico in doppia doppia di media a gennaio fra gli europei in NCAA e contende a Tyler Hagedorn di South Dakota il titolo ideale di miglior 5 della Summit League. Questo almeno nella metà campo offensiva – dove tende a spianare tutto quel che gli si para davanti – visto che il rendimento difensivo suo e della squadra è di qualità inversa a quello dell’attacco (per KenPom, Oral Roberts è #57 in D-I per ORtg ma soltanto #236 per DRtg). Le abilità da intimidatore un po’ si vedono ma fanno fatica a emergere (il contesto aiuta poco), nonostante l’olandese sia un buonissimo atleta con una fisicità ben al di sopra della media in quella conference. Qualità che invece si traducono, eccome, sia sotto i tabelloni (1° per OR% e 2° per DR% nella Summit) che nell’area avversaria. Per Synergy, è 8° in D-I alla voce post-up (1.112 PPP) fra i giocatori con almeno 80 possessi giocati in stagione.
Altri in evidenza
(ordine alfabetico)
Iván Aurrecoechea
NEW MEXICO STATE – 15.4 PTS, 6.6 REB, 1.1 AST
Joël Ayayi
GONZAGA – 12.5 PTS, 5.1 REB, 3.4 AST, 1.6 STL
Jubrile Belo
MONTANA STATE – 12.6 PTS, 7.9 REB, 1.0 BLK
Deniz Çelen
ST. FRANCIS (NY) – 14.9 PTS, 6.2 REB, 1.8 AST, 1.2 BLK, 1.1 STL
Oscar da Silva
STANFORD – 13.7 PTS, 5.9 REB, 1.3 AST, 1.6 BLK, 1.1 STL
Rapolas Ivanauskas
COLGATE – 14.2 PTS, 8.0 REB, 1.8 AST
Alessandro Lever
GRAND CANYON – 17.4 PTS, 7.3 REB, 2.7 AST
Nico Mannion
ARIZONA – 13.7 PTS, 3.9 REB, 4.9 AST
Joshua Mballa
BUFFALO – 9.4 PTS, 9.8 REB, 1.0 AST, 1.4 BLK, 1.4 STL
Davide Moretti
TEXAS TECH – 14.5 PTS, 2.5 AST, 1.8 STL
Filip Petrušev
GONZAGA – 16.1 PTS, 7.1 REB, 1.6 AST
Filip Rebrača
NORTH DAKOTA – 12.6 PTS, 9.7 REB, 1.7 AST, 1.1 STL
Thorir Thorbjarnarson
NEBRASKA – 11.5 PTS, 6.8 REB, 2.1 AST, 1.4 STL
Ramon Vila
CHATTANOOGA – 12.9 PTS, 5.8 REB, 1.4 AST
Franz Wagner
MICHIGAN – 13.7 PTS, 6.1 REB, 1.1 AST, 0.9 BLK, 1.4 STL
Cover Photo by Ben Murray