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Quickley, leader di UK per volere di Dio

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 4 Mar, 2020

A inizio stagione, ragionare su un possibile leader di Kentucky voleva dire pescare fra Ashton Hagans, il freshman Tyrese Maxey e Nick Richards. Ora, siamo quasi arrivati a marzo e i Wildcats sono primi nella Sec, 14-2, dopo aver lasciato sfogare e appassire Lsu e Auburn, e il trascinatore è diventato Immanuel Quickley, guardia al secondo anno. Un’esplosione sorprendente, soprattutto alla luce di una stagione da freshman in ombra (5 punti di media) e del fatto che molte squadre lo hanno provato a convincere a trasferirsi durante l’estate. 

Dio, la famiglia e la crescita

Per inquadrare al meglio l’esplosione del nativo del Maryland, bisogna partire dall’infanzia e dalle scelte di mamma Nitrease, quando lui era piccolo. Fosse stato per lei, Immanuel non avrebbe mai giocato a basket. Voleva che il figlio sviluppasse altre passioni, mentre per papà Marcellous, devoto pentecostale, era anche peggio: il basket era la via perfetta per la perdizione. Quindi? Ci pensava zia Demetria, sorella della mamma. Era lei che permetteva al piccolo Quickley di sgattaiolare fuori per giocare al campetto. Lei che allenava una piccolo gruppetto di bambini, e Immanuel era il più forte.

Non solo mamma e zia, ma anche nonna e sorellina seguono Quickley durante le partite

 

Alla fine i genitori si sono arresi al suo interesse, ma lo hanno fatto in modo diametralmente opposto. Il padre ha disconosciuto la passione del figlio, semplicemente non interessandosi a questa componente della sua vita, la madre invece ha accettato la passione, a patto che Quickley non si dedicasse completamente al basket e che rimanesse fuori ai circuiti AAU. L’hobby alternativo quindi è diventato la musica, ma neanche in questo caso Quickley ha dato retta alla mamma. I sogni di Nitrease erano pianoforte e sassofono. Lui invece è rimasto colpito dalla batteria (l’incubo di quasi ogni genitore), mostrando un talento naturale per il ritmo, cosa che si è tornata utile anche nel basket. Ancora oggi, in Kentucky, Quickley suona per la band della chiesa di Lexington.

Non solo ma oggi, il balzo nel rendimento tra la prima e la seconda stagione, per Quickley ha a che vedere col suo rapporto con la fede e in particolare con un incontro occasionale e fortuito, pochi giorni prima di ritornare a Lexington. Durante la messa, un uomo che non faceva parte della comunità si è alzato per fare un discorso ai fedeli, discorso che ha colpito molto la di UK. Il sunto? Focalizzare gli obiettivi della propria vita, dedicarsi a essi e poi affidarsi a Dio.

Quickley, tornato al campus, ha iniziato una nuova routine: lettura di alcuni passi della Bibbia due volte al giorno. John Calipari ha detto di aver trovato una nuova persona dopo l’estate. “I decided to start showing who I was, that I’m a Christian who happens to play basketball. Last year, I really wasn’t showing my faith and showing who I was for Jesus”. C’è un nuovo Quickley in città.

Spostare gli equilibri 

Possono quattro tiri liberi cambiare una carriera? Sì, se con quei liberi si decide il derby tra Kentucky e Louisville. Due per mandare tutti al supplementare e poi due a 17 secondi dalla fine: 18 punti e career high. A brillare in quella partita è stato in realtà Tyrese Maxey (per lui 27 punti, galvanizzato dalla presenza del padre, a lungo malato, a palazzo). Negli spogliatoi, però, anche Quickley ha ricevuto un bellissimo regalo a sfondo familiare: un video del padre che lo guarda mentre gioca.

In quel momento forse è scattato qualcosa dentro di lui. Quel career high poi lo ritoccherà quattro volte, di cui due nelle ultime partite che stanno permettendo a Kentucky di ipotecare la Sec. Di fatto, oggi l’attacco è spesso nelle mani di Quickley, diventato anche un serio candidato per il Sec Player of the Year. 

 

La sua crescita ha ricalibrato gli equilibri della fase offensiva di Kentucky, permettendo a Maxey e ad Ashton Hagans di dedicarsi più alla creazione estemporanea. Il mix ha reso l’attacco di UK più fluido, con Quickley libero di correre sui blocchi, liberarsi in angolo per tirare da tre e segnare, come dimostrano le quasi cinque triple tentate a partita. Le doti da batterista si sono trasformate in un’indole da tiratore. Non perde mai il ritmo, ha sempre fiducia, e così le sue percentuali sono passate dal 34% al 43%.

L’87% delle triple che prende sono assistite

 

Pur di non farlo tirare spesso le difese cercano di fargli mettere palla per terra e farlo penetrare. Il risultato? Luci ed ombre. Ha sicuramente un grande tocco, ma soffre anche molto i contatti (non arriva al 50% di realizzazione al ferro). In compenso, sa come conquistarsi viaggi in lunetta. Ad oggi 5.4 tiri liberi tentati per gara, netto miglioramento dagli 1.7 della scorsa stagione. Ah, poi il batterista segna con il 91% dalla lunetta. Una sentenza. 

Ovviamente, anche le sue quotazioni in ottica draft stanno crescendo, nonostante non sia inserito in quasi nessun mock draft. Il tiro da tre e la difesa, puramente istintiva e basata sulle sue lunghe braccia (6’8 di wingspan), ci sono, ma le carenze in fase di creazione di gioco sono pesano per un atleta che ambisce ad essere una guardia in Nba. Di sicuro, non sono caratteristiche che pesano a Calipari che si gode l’esplosione del suo sophomore. Un giocatore che peraltro potrebbe addirittura allungare la sua permanenza a Kentucky.

Prima ha conquistato la fiducia della sua famiglia, poi quella del suo coach e pian piano di tutta la Sec. I prossimi obiettivi sono la March Madness e la Nba. Quickley d’altronde è abituato a sorprendere e chissà che come i Blues Brothers non sia davvero in missione per conto di Dio. 

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