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Moses Moody cambia l’umore di Arkansas

Moses Moody Arkansas
Autore: Andrea Mauri
Data: 5 Gen, 2021

L’ultima volta in cui Arkansas aveva iniziato meglio di quanto fatto quest’anno (9-0) era il 1993-94: partì con un 10-0 e c’era Corliss Williamson a guidare poi quei Razorbacks all’unico titolo Ncaa della loro storia. La squadra di coach Eric Musselman, però, non è minimamente da titolo. Forse neanche da parti alte della SEC. Eppure qualche motivo d’ottimismo c’è, visto che oggi a prendersi il centro della scena c’è Moses Moody, esterno talentuoso abbastanza da poter rinvigorire l’atmosfera di un programma ormai poco abituato ai successi. Il freshman da Montverde è decisamente uno sul quale vale la pena spendere più di qualche parola, visto che è da tempo sui taccuini degli scout NBA. Non a caso, nella prima edizione 2020-21 del nostro Super Mock Draft, lo ritrovate alla numero 14.

Moses Moody Arkansas

Moses Moody

Un cecchino da Little Rock

Quando aveva ufficializzato la propria intenzione di vestire la canotta di Arkansas, in molti si erano chiesti se Moody potesse essere il primo one-and-done dell’ateneo. Tutti i torti non li avevano, a chiederselo. A Montverde aveva diviso il parquet con molti prospetti di altissimo livello, tra cui Cade Cunningham e Scottie Barnes. Nonostante questo, non è mai finito in secondo piano.

Considerato come una delle migliori two-way guard della sua classe, ha scelto di riavvicinarsi a casa – è nato a Little Rock – e cedere alla lunga corte di Musselman che stravede per lui: Può diventare uno scorer letale su tutti e tre i livelli. Da tre e ai liberi è già un ottimo tiratore, inoltre ha fatto un incredibile lavoro per aumentare la massa muscolare ed ora è un ottimo rimbalzista offensivo”, raccontava il coach ad aprile. E in questo inizio di stagione, Moody, ha già messo in mostra tutto il suo repertorio.

Musselman lo sta mettendo nelle condizioni di rendere al meglio e vuole sfruttare le sue doti da tiratore, una scelta che al momento sta ripagando visto il 42% da tre in stagione su 5 tentativi a partita. Spesso si fa trovare pronto per lo scarico nell’angolo e da lì sceglie l’opzione migliore: piedi a posto e tripla o palla a terra e penetrazione al ferro.

Sì, perché oltre ad avere un’ottima mano, Moody ha anche un grande atletismo ed un fisico sovradimensionato per una guardia (198 cm d’altezza per 93 kg di peso con un wingspan di ben 213 cm) che gli permette di arrivare al ferro con discreta semplicità, trovando il canestro o il fallo. E considerando che viaggia col 78% dalla lunetta, non è un brutto affare.

Non si vive di solo tiro

L’impatto offensivo di Moses Moody è considerevole (nelle prime dieci gare, l’attacco di Arkansas è sceso da 119.1 a 98.2 di Adj. Efficiency quando si è seduto in panchina) ma la sua dimensione di scorer non è l’unica che ci interessa.

Il ragazzo di Little Rock è anche un ottimo rimbalzista, sia in difesa, ma soprattutto in attacco. Dei 61 rimbalzi catturati finora ben 25 provengono dal ferro avversario: se per KenPom Arkansas è la #23 della nazione per Offensive Rebounding Percentage (36.0), buona parte del merito è suo.

Un dato, questo, che può sorprendere, ma fino ad un certo punto. Infatti, se il QI difensivo è ancora da costruire, quello offensivo si poggia su un’ottima base di partenza. Da questo punto di vista può crescere ulteriormente perché, stando a quanto dice Musselman, lui è un grande lavoratore: “Possiede grande fiducia nei propri mezzi ma non smette mai di allenarsi. Quando arrivo in palestra al mattino lui è già lì a provare i tiri e subito dopo va in sala pesi per tenere pronto all’azione il proprio corpo”. Ed anche questo non è un dettaglio trascurabile.

Il fisico di Moody gli permette di giocare da 3 ed in casi eccezionali anche da 4. In questo senso, il mese di gennaio offrirà spunti interessanti. Già contro Missouri è stato schierato da PF per sopperire alla mancanza di Justin Smith, infortunatosi alla caviglia, e qualche limite difensivo è venuto fuori. Per tutta la partita ha sofferto il mismatch contro i lunghi di Mizzou, Tilmon soprattutto, sbattendo costantemente contro il loro fisico senza mai trovare una reale contromisura nonostante la sua buona mobilità laterale. E se in attacco è capace di fare malissimo coi tagli backdoor, in difesa ha mostrato di poterle subire facilmente a causa di mistiche distrazioni improvvise.

 

Nonostante queste difficoltà difensive, il suo apporto in attacco è decisivo per far pendere la bilancia dalla sua parte e da quella di Musselman. Il gioco di Arkansas è cucito su di lui come un abito sartoriale. Oltre a cercarlo sempre sull’arco, i Razorbacks sono i #29 in D-I per Adjusted Tempo: tradotto in italiano, sono una squadra con un ritmo di gioco molto alto.

Pur non essendo proprio un grandissimo assistman, in transizione Moody riesce a mettere in mostra anche le sue capacità di playmaking grazie alla visione di gioco e alla bravura nel far arrivare la palla nel posto giusto, mettendo in condizione i compagni di segnare facilmente.

Al momento, per ciò che ha fatto vedere in campo in high school e in questa prima parte di stagione Ncaa, molti lo considerano una lottery pick, anche se i pareri si dividono tra chi pensa che possa essere un protagonista nella Nba e chi forse lo sottostima, immaginandolo come un onesto comprimario. Lui, intanto, continua a mostrar di cosa è capace cercando di portare più in alto possibile Arkansas. Certo, non saranno i quaranta minuti d’inferno dei bei tempi andati, ma a Fayetteville, per una volta, hanno un giocatore molto diverso dal solito da coccolare. Anche se per un anno solo, probabilmente.

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