Auburn è da 10 e lode dopo la vittoria su Alabama: è lei la regina delle nostre pagelle in questa Week 15.
Auburn. Batte la sua acerrima rivale in trasferta, in un inedito match #1-contro-#2 in Top 25, riguadagnando così il primato solitario della conference. La vittoria dei Tigers sul campo di Alabama è di quelle che i fan ricorderanno a lungo. Solita doppia doppia abbondante di Johni Broome (19 punti e 14 rimbalzi con pure 6 assist), certo, ma anche ben sei giocatori (di cui tre dalla panchina) in doppia cifra realizzativa in una gara condotta quasi ininterrottamente, con la capacità di ferire la difesa avversaria in un modo in cui Bama non è abituata e col carattere di reagire alla rimonta avversaria. Statement win se ce n’è una.
Michigan. Fuori Purdue, fuori Ohio State e ora le vittorie consecutive dei Wolverines sono sei. Balbettii di fine gennaio messi abbondantemente alle spalle, la formazione di Dusty May ha portato a casa due importanti vittorie di misura, oltretutto vendicando in parte l’umiliazione inflitta dai Boilermakers un paio di settimane fa (stavolta con un Danny Wolf molto incisivo). La squadra di Ann Arbor ora guida la Big Ten in solitaria, coi rivali di Michigan State a una sola W di distanza e un derby da giocare nel weekend. Preparate i popcorn.
Milos Uzan (Houston). Ha scelto un ottimo momento per sfoderare la sua miglior prestazione in maglia Cougar. Miglior marcatore sul campo di Arizona, i suoi 19 punti (tra l’altro efficienti) sono risultati essenziali per spuntarla in questa battaglia di trincea (specie in presenza di un Emanuel Sharp dalle polveri bagnate e un J’Wan Roberts offensivamente in difficoltà) che ora permette a Houston di guidare la Big 12 con due W di vantaggio proprio su Zona e Texas Tech.
Tru Washington & Donovan Dent (New Mexico). Eccoci di nuovo qui a parlare di UNM e di un’altra missione compiuta dalla truppa di Pitino il Giovane. La seconda vittoria contro Utah State vale il primissimo posto nella Mountain West con due W di vantaggio proprio sugli Aggies. E i due giocatori da ringraziare in primis sono Dent (non una sorpresa) e Washington (giocatore importante, sì, ma in genere non impattante in questa maniera). 48 punti in due per il backcourt duo di New Mexico, con tanta efficienza (16/27 dal campo e 10/13 ai liberi) e canestri pesantissimi da parte di entrambi nel finale in volata.
JT Toppin (Texas Tech). Che abbia ingerito una qualche pozione magica? Per carità, per segnare segna, ma il sophomore non aveva mai piazzato un trentello fin qui in carriera: in settimana invece ha rifilato 41 punti ad Arizona State e 32 a Oklahoma State, oltretutto registrando doppie doppie in entrambe le partite e umiliando le difese avversarie con un assurdo 29/39 dal campo in totale. Certo, le due vittime in questione non sono fra le più toste della Big 12 (ASU comunque ha dato filo da torcere per due supplementari), ma numeri del genere non li fa chiunque.
John Tonje (Wisconsin). Non ne stecca una da quasi un mese ormai e il trentello di sabato è la ciliegina sulla torta. 24.3 punti di media nelle ultime sette gare (cinque vinte dai suoi) con un bel 53.5% dal campo e 85.4% ai liberi per il super senior, spina nel fianco in primis da oltre l’arco: sul campo di Iowa ha fatto la differenza da piazzato e attaccando i close-out, mentre su quello di Purdue ha spesso e volentieri sfruttato i blocchi sulla palla per liberare le sue qualità di scorer, firmando ben 32 punti a fine gara.
George Mason. In un modo o nell’altro hanno sempre ragione loro. Due vittorie soffertissime in settimana (76-74 dopo un OT in casa di Saint Louis, 58-57 in rimonta poi su Saint Joseph’s) per una striscia positiva che dura da 11 partite adesso, i Patriots si presenteranno così allo scontro di sabato prossimo con l’inseguitrice VCU forti di un buon margine di vantaggio (2 vittorie con 5 gare da disputare nell’Atlantic 10).
Green Bay. Doug Gottlieb si lamenta che si parla di lui solo perché perde e allora siamo qui a porgergli un bel fiore dopo il successo dei suoi per 79-68 contro Wright State, vittoria che consente ai Phoenix di migliorare il proprio record stagionale, salendo a quota 3 vittorie e 24 sconfitte. Avanti così, bravissimi!
Villanova. Una stagione da eterna incompiuta ben incapsulata dalla settimana appena passata. I Cats prima hanno fatto il miracolo contro la capolista St. John’s (con Tyler Perkins eroe di giornata grazie alla sua tripla clutch), ma poi sono andati a tirare mattonate contro Providence (5/19 da tre contro l’eccellente 13/27 avversario) in quella che doveva essere una gara fattibile (per quanto possa esserlo giocando a The Dunk). In teoria c’è ancora speranza, ma di questo passo non farà capolino nella bubble. L’unica magrissima consolazione è che la stagione nel complesso sta andando un pelo meno peggio di quanto ci si aspettasse.
Illinois. La figuraccia fatta con Terrence Shannon (la cerimonia di ritiro della maglia si è risolta in un esilarante banner a testa in giù) probabilmente è stato un presagio di quanto aspettasse gli Illini sul campo. Con Michigan State hanno completamente alzato bandiera bianca nel secondo tempo (-18) in una gara fin lì equilibrata, vanificando così la vittoria ottenuta contro UCLA pochi giorni prima e scivolando di nuovo verso la metà classifica della Big Ten.
Purdue. Due sconfitte che pregiudicano la corsa verso il titolo di regular season con cinque partite ancora da giocare. Con Michigan è mancata la zampata finale, mentre con Wisconsin il povero Trey Kaufman-Renn (career-high da 30 punti) si è trovato a lottare praticamente da solo durante la ripresa. Se il lungo non è coadiuvato a dovere dal backcourt duo Loyer-Smith (12 assist per il secondo ma anche 2/10 dal campo), le cose possono farsi assai grigie per la truppa di Matt Painter.
Arizona. Nemmeno il tempo di incensarla la settimana scorsa, ecco che arriva il patatrac. La già citata sconfitta con Houston può starci in un certo senso, persino in casa propria, ma l’essere arrivati all’appuntamento reduci da una L difficilmente pronosticabile con Kansas State (Caleb Love non ha aiutato col suo 3/15 dal campo) sta condannando i Wildcats a una rincorsa adesso disperata verso il primo posto.