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La corsa al POY: Johni Broome in testa, Cooper Flagg ci prova

Johni Broome - Cooper Flagg
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 14 Feb, 2025

Alla fine dei conti, il college basketball è sempre dominato dai lunghi. Nella nostra cinquina per la corsa al Player of the Year per la stagione 2024-25 di college basketball c’è quasi unicamente spazio a giocatori dai 207 cm in su. Ovviamente, il primo della lista è il grande favorito, Johni Broome.

Johni Broome – PF – Auburn

Se dovesse vincere lui, sarebbe il simbolo di un’era: super senior al quinto anno, una carriera partita nella piccola Morehead State che ha trasformato a suon di stoppate in una squadra da March Madness per poi entrare nel transfer portal e fare il grande salto in una power conference. Dal suo primo anno Broome è cambiato radicalmente, tanto da diventare ormai un 4 in attacco in grado di fungere da connettore offensivo, dispensando assist per la miriade di ali che gli ruotano attorno e prendendosi addirittura triple dal palleggio. il risultato è, senza spremersi troppo (28.2 minuti di media), una doppia doppia di media da 18+10, oltre a più di tre assist e due stoppate per il volto della migliore squadra della nazione.

Cooper Flagg – PF – Duke

In oltre un decennio di one&done, solamente due freshmen sono stati in grado di vincere il NPOY: Anthony Davis e Zion Williamson, ma neanche loro erano stati in grado di guidare la propria squadra in ogni voce statistica e portarla al Torneo (l’unico ad averlo fatto, senza March Madness, fu Ben Simmons). L’ACC non ha trovato ancora rimedi a Cooper Flagg: un corpo incredibile in grado di unire elasticità, atletismo e forza fisica. L’unico che può fermarlo è Cooper Flagg stesso, come visto nell’ennesimo scivolone, letterale, della sua stagione nella sconfitta contro Clemson. Per il resto Jon Scheyer, con l’andare della stagione, ha costruito una squadra fatta a misura del futuro Numero 1 al Draft. Principale sbocco offensivo, anche a costo di perdere qualcosa in termini di efficienza, e perno su cui ruota una difesa fatta di atleti fuori scala per l’NCAA. Il risultato è che Duke è una seria candidata al titolo, grazie al suo biondino.

Braden Smith – PG – Purdue

Quando coach Matt Painter ha un talento offensivo da cavalcare, lo fa senza remore. Per questo i Boilermakers hanno totalmente spostato il loro baricentro, dopo anni di Zach Edey, verso una guardia come Braden Smith che sta facendo a fette le avversarie della Big Ten. Partito come floor general in grande spolvero (è il migliore in Ast% della nazione con 45.1%), ora è un’arma in grado di spaccare le difese con il suo palleggio-arresto-tiro capace di funzionare sia dal perimetro che dal mid-range. Lo testimoniano i 16.4 punti di media e Purdue, grazie a lui, si sta giocando la Big Ten grazie all’esperienza di una squadra profonda, cresciuta alle spalle di Edey, che ora sta spostando il proprio modo di giocare verso quello di Smith.

Ryan Kalkbrenner – C – Creighton

Mai dare per spacciata una squadra con un vecchio volpone al timone e un lungo al quinto anno sotto canestro. Dopo le sconfitte al Player’s Era Festival e l’infortunio di Pop Isaac, tutti avevamo dato per derelitta la stagione di Creighton e invece Ryan Kalkbrenner ha rimesso sulla mappa i Bluejays giocando una Big East da MVP. Chiedete a Providence, Xavier e a Marquette cosa significa difendere contro questo lungone di due metri e venti che sta flirtando sempre più anche con il tiro da tre (42.1%). Il risultato è che sta ritoccando i massimi in carriera senza giocare più di tanto, scollinando i trenta punti o sfiorando partite da 100% al tiro rimanendo l’àncora difensiva più temibile della Division I.

J’Wan Roberts – C – Houston

Non è più solo il pretoriano dalle spalle quadrate e l’istinto feroce per andare a rimbalzo. J’Wan Roberts è cuore, anima e mente di una Houston che, per il secondo anno di fila, sta dominando la Big 12. Non è più un onesto comprimario in grado di ammucchiare punti da situazioni sporche, ora coach Kelvin Sampson si fida, lo manda in post basso e sa che mentalmente può dominare avversari e partita. Se Houston ha compiuto un miracolo sbancando l’Allen Fieldhouse in una partita in cui Kansas aveva già vinto tre volte, il merito è suo, del suo dominio contro Hunter Dickinson (grande assente di questa cinquina e delusione) e della sua difesa.

Honorable Mentions
Kam Jones
Eric Dixon
Donovan Dent
PJ Haggerty
Mark Sears

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