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Da Rakocević alla sorpresa Ristanović, ecco i serbi più forti

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 7 Feb, 2019

I giocatori serbi sono di gran lunga i più numerosi fra gli Europei del college basketball, quindi non è molto difficile trovarne di talentuosi e importanti. Ne abbiamo parlato con Miloš Vujaković, coach del KK Mladost Zemun e Director of Scouting per HOOPSpects, ovvero qualcuno che li conosce davvero bene e che è inoltre molto appassionato di pallacanestro collegiale in generale.

Nick Rakocević è decisamente un candidato per il POY nella Pac-12. Siamo rimasti colpiti da lui perché ci aspettavamo che avesse impatto quest’anno, ma non in questa maniera visto che viaggia quasi in doppia-doppia di media (16 punti e 9.9 assist a partita). Ha così tante armi: piedi rapidi in post basso, ottimo tempismo e capacità di compiere buone scelte da rollante. Qual è la tua impressione generale su di lui? Ti aspettavi un impatto del genere?

È davvero difficile prevedere quanto un giocatore possa migliorare tra una stagione e l’altra. Posso dire che mi aspettavo dei miglioramenti, ma forse non così tanti. Quel che mi piace di lui è che, se guardi le sue statistiche dall’anno da freshman a ora che è un junior, ha fatto progressi in ogni stagione. Certo, le sue percentuali dal campo sono più basse adesso ma ciò è dovuto al fatto che prende 5-6 tiri in più a partita.

È migliorato anche ai liberi.

Quellè è uno dei suoi miglioramenti più importanti: ora è intorno al 70%. Questo conta molto, specialmente per un lungo come lui che gioca sempre in post, che è mobile e che va al ferro: è importante non rappresentare un punto debole per la sua squadra quando va in lunetta, altrimenti gli avversari si adattano spendendo molti falli su di lui. Ha già giocato con la U20 e spero che giocherà con la nazionale senior in futuro. Sono davvero contento e penso che possa diventare un professionista molto buono, negli USA o in Europa: il suo futuro è di sicuro radioso.

 

Va detto che tende ad avere spesso problemi di falli. Hai idea del perché…

È semplicemente per via della sua aggressività. È davvero difficile giocare nel modo in cui gioca lui senza commettere falli, specialmente a questa età. Col tempo e con l’esperienza imparerà a focalizzare meglio la sua aggressività. Penso che sia semplicemente parte del suo approccio e stile.

Non si può fare a meno di notare che è molto magro. Per esempio, se lo paragoniamo a un altro serbo, Nikola Popović, vediamo che ha 18 chili in meno anche se i due hanno la stessa altezza (2.11 metri). Deve semplicemente andare in palestra e mettere su muscoli o questo finirebbe per intralciare il suo stile di gioco?

Bella domanda, non sono certo di avere una risposta, non solo per il suo caso ma in generale. La questione è sempre quella: un programma di potenziamento fisico – pesi e roba del genere – limiterebbe la sua rapidità? Non sono sicuro su Rakocević ma penso che a un certo punto dovrà migliorare da quel punto di vista: la questione è quanto debba focalizzarsi su questo aspetto.

Ti ricorda qualche giocatore simile?

Mi viene in mente Nikola Jovanović, un altro serbo che ha giocato a USC [e che abbiamo intervistato su BN, ndr]. Fisicamente è simile a lui nel periodo in cui giocava al college: magro, alto, caratteristiche di gioco piuttosto simili oltre al fatto di non avere un gran tiro e non essere giocatori che aprono il campo in attacco. Jovanović ha preso quella strada e messo su molti chili ma le cose non hanno funzionato bene quanto qualcuno potesse sperare perché ha perso un po’ di quella sua rapidità.

Il suo ruolo sarà quello di centro?

Sì, penso che il futuro di Rakocević sia da centro: ora, in confronto ad altri, la sua forza risiede nella sua velocità. Nel basket moderno puoi giocare da 5 anche se sei leggero ma rapido abbastanza e con buoni istinti col pallone in mano. Penso che un approccio mediamo potrebbe essere congeniale per lui: lavorare sulla propria forza fisica, i suoi muscoli ma senza spingersi troppo in là in modo tale da non perdere la sua rapidità.

Parliamo un po’ di Nik Popović. Sta facendo una gran stagione con Boston College, compiendo un bel salto rispetto al suo anno da sophomore. È un giocatore divertente da guardare: giocatore di post basso intelligente, può usare entrambe le mani intorno al canestro e ha un tiro dalla media letale. D’altro canto però la sensazione è che non estenderà mai davvero il suo range di tiro: a Duke ha messo due triple nella stessa partita per la prima volta in carriera ma, in generale, ha sempre avuto percentuali basse con pochissimi tentativi.

Forse è da sottolineare il fatto che è molto importante vedere quali sono i trend attuali nel basket professionistico. Quando vedi uno come Popović, magari in passato sarebbe stato più realistico puntare al ruolo di 4, trovando qualcuno col quale lavorare sul suo tiro da tre. Ora però, come puoi vedere, ci sono un sacco di centri poco sopra i due metri. Per i ragazzi intorno ai 2.10 è difficile giocare da 4 se non hanno un 35-40% da tre.

Quindi anche per lui prevedi il ruolo di centro?

Penso che Popović sia uno di quelli che giocheranno da 5, il suo mid-range gli sarà utile, specialmente in situazioni di blocchi dove può effettuare un short roll. Poi non si sa mai, magari un giorno avrà un tiro da tre punti ma penso che lui debba concentrarsi sul gioco in post basso e dalla media per avere successo da professionista.

 

Come Rakocević, Sasha Stefanović di Purdue è un giocatore nato negli Stati Uniti e di origini serbe che è nei radar della federazione sin da quel raduno organizzato a Denver nel 2017. È un freshman e forse è presto per dire che tipo di giocatore possa diventare visto che finora ha mostrato più che altro le sue abilità di tiratore nei pochi minuti che ha avuto.

Sì, al momento si guadagna il minutaggio come giocatore che apre il campo e che magari fa quel passaggio intelligente che permette di allungare il possesso. Il suo ruolo crescerà nel prossimo paio di anni. È un prospetto, non è ancora minimamente vicino al meglio che può dare, soprattutto perché gioca in una conference talmente competitiva che ogni partita è fisica e difficile: non è ancora in quella fase nella quale può misurarsi senza problemi con quei giocatori. Sarà un tiratore, non c’è dubbio su questo: mi piace il suo rilascio veloce, penso che sia fantastico e ciò è davvero importante in prospettiva. Mi ricorda un po’ Jaycee Carroll per il modo in cui tira.

A proposito di freshman, c’è molto da ammirare riguardo Filip Petrušev, ha mostrato delle cose davvero interessanti quest’anno, anche contro squadre top in Division I (la partita con Duke a novembre, per esempio). Abbiamo già parlato di lui prima che iniziasse la stagione, sta avendo il tipo di anno che ti aspettavi da lui?

Il suo rendimento è esattamente quello che mi aspettavo: 10-15 minuti a partita mostrando lampi contro avversari di livello. Ha mostrato di avere aspetti su cui lavorare. Penso che migliorerà: questo è un gran anno da freshman per lui perché gioca in una squadra davvero buona. Credo che l’anno prossimo e quello ancora successivo vedremo una crescita simile a quella di Rakocević a USC, e che diventerà uno dei migliori lunghi in assoluto.

 

Finora abbiamo parlato solo di ragazzi nelle high major ma ci sono molti giocatori serbi di valore a livello di mid major. Il primo che viene sempre in mente a questo riguardo è Vasilije Pušica, un fifth-year senior che ha un impatto cruciale per Northeastern. È eccellente in attacco, un giocatore davvero pericoloso sia dal pick and roll che in campo aperto. Secondo te quale può essere il suo tetto massimo nel suo futuro?

Credo che sarà davvero un bel giocatore in Europa, non so a quale livello: in EuroCup o forse in Eurolega. È uno che può giocare in entrambi i ruoli di guardia, sia on che off the ball. La questione con lui è che da il meglio quando ha un ruolo importante nella sua squadra, non è il tipo che può giocare alla grande se è tipo il nono o il decimo in rotazione. È stato così per tutta la sua carriera, anche da prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Questo è il motivo per il quale ha fatto fatica a San Diego, al di là del fatto di essere un underclassman. Penso che abbia fatto una scelta perfetta trasferendosi a Northeastern, una buona mid-major che gli permette una certa ribalta.

 

Anche Djordje Dimitrijević di Mercer intriga: cosa ci puoi raccontare su di lui?

Assomiglia un po’ a Vasa Pušica. È uscito fuori dai radar in Serbia per un po’ di tempo, ma ora vedo che sta giocando davvero bene. È un giocatore intelligente, uno di quelli che ti possono dare minuti preziosi, che sa quando palleggiare, tirare, provare a penetrare, dare la palla fuori. Sono curioso di vedere che cosa farà l’anno prossimo: sarà cruciale per il suo futuro. Il suo tiro da tre è intorno al 25% adesso, ma è un miglior tiratore rispetto a quanto le sue percentuali possano suggerire.

Infatti vedendolo giocare non si nota nulla di sbagliato nel suo tiro. Forse il problema è nel tipo di conclusioni che prende. Dando uno sguardo alle sue statistiche su Hoop-Math, si può vedere che ha una percentuale piuttosto bassa di triple assistite (un po’ sopra il 60%). Sa mettere tiri difficili ma ora come ora ciò sta influendo negativamente sulla sua efficienza.

 

Ci sono così tanti ragazzi che giocano nelle mid che, a un certo punto, diventa difficile scegliere quelli di cui parlare. Verrebbe da citare Mladen Armuš, un lungo che fa la differenza in più modi per East Tennessee State, o Stefan Kenić, un sophomore che ha avuto un impatto vero a Cleveland State praticamente sin dal primo giorno. Se devi sceglierne uno fra quelli meno famosi, su chi scommetteresti?

Andrija Ristanović di Iona è uno che penso sia “under the radar” non solo fra gli scout europei ma anche in Serbia. Il suo percorso di avvicinamento al college basketball è stato un po’ difficile rispetto ad altri perché giocava per una piccola squadra di Belgrado, poi è andato a North Central Texas Academy e infine a Hillcrest Prep. È molto più interessante di quanto le sue statistiche possano far sembrare: è alto 2.08, ha grande tecnica, è ottimo con la palla in mano ed è un tiratore veramente buono. È emerso tardi: per questo molti allenatori e scout qui in Serbia non hanno puntato su di lui. So però che anche, grazie a un suo ex coach, che ha grande etica del lavoro, ama la pallacanestro ed è facile lavorare con lui. Penso che migliorerà e sorprenderà tanta gente nel prossimo anno o due.

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