Hanno talento, stile, una versatilità innata e un repertorio di schiacciate, assist e cambi di direzione da antologia. Gli “unicorni” non solo esistono, ma amano pure mettersi in mostra. Tra video virali e emoji arcobaleno, vi presentiamo la “Unicorn Fam”. Il suo creatore è Jalen Green uno dei prossimi giocatori di questo tipo ad arrivare in Nba che ha deciso di rendere virale ‘la famiglia’ (perché di questo si tratta) di cui fanno parte un manipolo di prospetti dal talento cristallino e dallo swag contagioso.
L’idea gli è venuta quando, ancora in high school con la maglia di St. Joaquin Memorial, un allenatore di Florida State lo ha definito in quel modo. “Si è avvicinato a me durante un allenamento e e mi ha detto: sei un unicorno, un tipo di giocatore unico. E io ho fatto mio quel nome” ha spiegato.
Poco dopo è arrivato persino un documentario – prodotto da HomeTeam Hoop – sulla sua stagione da sophomore. Il primo episodio, dei due a lui dedicati, ha come titolo “Unicorn”.
Ma cosa vuol dire essere un unicorno nel mondo del basket?
Inizialmente il termine è stato introdotto nella Nba per indicare quei giocatori che presentano quel mix esplosivo fatto di versatilità e dinamicità con tanti centimetri e una quantità inferiore di chili. Un esempio su tutti? Giannis Antetokounmpo. La stella dei Milwaukee Bucks è infatti un giocatore senza ruolo di 211 cm dalle caratteristiche fisiche eccezionali unite a un grande talento.
Se nella Nba, gli unicorni sono unici per la loro natura – e assai difficili da trovare come le mitiche figure a cui si ispirano – Green e il suo gruppo vogliono provare che anche i più giovani posso ambire a questo titolo.
Il tocco magico dei social
Oltre al talento e alla versatilità, c’è infatti anche un altro ingrediente che fa di questi giovani atleti degli esemplari unici nel proprio genere: i social media, dai reels di Instagram ai video virali di TikTok.
Schiacciano in testa agli avversari, distribuiscono passaggi no-look precisi al millimetro (ricordate quello di Jalen Suggs?) e mettono a referto punti in tutti i modi. Tutto diligentemente postato sui propri social e decorato con le emoji del loro amato unicorno.
Certo, un video non assicurerà una borsa di studio o un posto in squadra, ma sicuramente aiuta a farsi notare e a entrare nei radar degli allenatori.
E poco importa se i critici dicono che questa esposizione precoce ed incontrollata possa “bruciarli”; molti giovani giocatori e giocatrici hanno capito che questa pressione li aiuta invece a dare il meglio e ad impegnarsi anche di più in palestra.
I social media sono inoltre fondamentali per creare queste relazioni. La “Unicorn” non è infatti la sola “fam” in circolazione. Qualche anno fa Isahia Washington (Long Beach State) diede inizio al concept del “Jelly”, una maniera alquanto stilosa di fare un layup. Il “Jelly” è diventato in poco tempo un vero e proprio movimento meglio conosciuto come “Jelly Fam” con una comunità molto attiva tra cui spicca anche qualche nome della NBA.
Queste “fam” rappresentano il desiderio dei giovani giocatori di sentirsi parte di un gruppo di persone con cui condividono gli stessi valori di gioco, gli stessi obiettivi e le stesse caratteristiche. La “Unicorn” è quella che può sfoggiare i migliori talenti dell’attuale panorama del college basket e, nel caso di Green, della G-League.
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Ma chi ha avuto l’onore di essere inserito nel club degli “unicorni”? Scopriamolo insieme.
Jalen Green
Il fondatore della “fam” ha già in mente grandi progetti: non appena sbarcherà nel professionismo vuole creare un vero e proprio brand dedicato alla sua magica creatura. Jalen in fondo, è un po’ un pioniere nel panorama del basket: è stato infatti anche l’apripista del progetto della NBA G League. Giocatore di puro atletismo, esplosivo, capace di esaltarsi anche negli spazi ristretti di una difesa schierata, la guardia metà filippina, metà americana è soprattutto un grandissimo schiacciatore. Vero e proprio topo da palestra, il portento della G League Ignite si piazza al momento alla quarta posizione del mock draft NBA.
James Wiseman
Il giorno del suo commitment si è presentato davanti alle telecamere di ESPN con un pupazzo di un unicorno a cui aveva attaccato il logo di Memphis. Non c’è che dire: il ragazzo ha preso la questione assai seriamente. Wiseman è infatti un pacchetto completo: nonostante le sue lunghe leve (2.13 di altezza e uno strepitoso 2.28 di wingspan) è infatti dotato di ottima mobilità laterale e rapidità di piedi, aspetti essenziali soprattutto per reggere in difesa negli inevitabili accoppiamenti con giocatori più piccoli e veloci. Oltre ad essere un micidiale stoppatore, vanta un ottimo trattamento di palla e sa tirare sia dalla lunga che dalla media distanza. La sua carriera al college è stata alquanto travagliata a causa di problemi di ineleggibilità (ha giocato solo tre partite a Memphis) e anche la sua prima stagione in Nba con Golden State non è stata facilissima e si è chiusa in anticipo con un’operazione al ginocchio.
Vernon Carey Jr.
Arrivato a Duke come il “dopo Zion” è una montagna agile che prende posizione e ha mani educate per concludere al ferro. Nella sua stagione da freshman era il primo in tutto il college per falli subiti e secondo per PER (player efficiency rating). Se riceve palla è quasi inarrestabile. In altre parole, seleziona bene, prende la mira e kaboom. Peccato che il suo passaggio alla NBA non abbia avuto lo stesso impatto: selezionato al draft del 2020 al secondo turno dai Charlotte Hornets, è poi passato a giocare in G League.
RJ Hampton
Non vi fate ingannare dalla maschera da unicorno che RJ indossa in numerosi video. In campo non scherza affatto. Dopo esser stato considerato un prospetto 5 stelle, ha deciso di andare a giocare da professionista in Nuova Zelanda. E no, il suo talento e le sue doti da unicorno non sono scomparse. Il suo grande atletismo, le sue eccellenti doti da playmaker e il suo feeling con il canestro si sono viste poco a Denver ma a Orlando è andata decisamente meglio.
Jalen Suggs
La sua stagione a Gonzaga è stata eccellente con il buzzer beater in semifinale contro UCLA da ricordare. Il suo “feeling for the game” la sua visione di gioco hanno lasciato a bocca aperta davvero tutti. Sa interpretare al meglio le situazioni offensive con estrema aggressività ma rimanendo sempre in assoluto controllo. Ed è bravissimo ad da alzare i ritmi grazie al suo gioco in campo aperto. Per non parlare dei suoi passaggi originali e precisi. Il suo passato nel football, infine, gli permette di incassare i colpi in area senza scomporsi mai.
Zion Harmon
Prospetto in arrivo a Western Kentucky con un anno di ritardo dopo problemi di eleggibilità a Marshall County. Ma il suo talento e versatilità sono indubbie. Come la sua certezza di appartenere di diritto alla “Unicorn fam”: basta dare un’occhiata al suo profilo Istagram dove campeggia l’hashtag #UnicornWay. In fondo, al Grind Session National Championship ha battuto anche LaMelo Ball.
Chet Holmgren
L’alieno che fa sognare Gonzaga è stato definito in nuovo CEO della “fam”. Primo della classifica ESPN è un “sette piedi” magro magro. In effetti, troppo magro per fare il centro, ma in compenso Holmgren porta sul campo doti di ball handling e anche un tiro da guardia. Merito anche del suo amicoJalen Suggs di cui ha da sempre cercato di ricreare il gioco. Poi è cresciuto di quasi 20 centimetri in un anno ma i suoi movimenti e il suo ball handling sono rimasti molto coordinati.
Ma l’aspetto che rende unica questa “fam” è il fatto che non sia esclusiva per i soli maschi. Tra gli “unicorni” svettano infatti due giocatrici: Azzi Fudd e Paige Bueckers. Legate a Jalen Suggs e agli altri da un forte senso di amicizia, le due stelle di UConn non hanno alcun senso di inferiorità nei confronti dei giocatori.
Azzi Fudd, per esempio, ha battuto Jalen Green davanti agli occhi di Stephen Curry nel contest del tiro a tre durante lo Steph Curry Camp. Jalen non ci ha pensato due volte nel volerla nel suo esclusivissimo gruppo. Da quel giorno, l’unicorno nei suoi video non è più mancato. Azzi è una di quelle giocatrici che può giocare in qualsiasi posizione: ha delle percentuali al tiro molto alte, ma sa anche difendere; sa gestire al meglio la fase d’attacco, con assist per le compagne o conclusioni in area. E come Jalen, si esalta nelle sfide.
Non a caso, la sua migliore amica Paige Bueckers è anche la sua maggior rivale e fonte di motivazione.
Paige e Azzi potrebbero diventare la coppia più esplosiva del college basketball femminile. Si conoscono alla perfezione (entrambe hanno vestito la maglia della nazionale) e il loro gioco si completa a vicenda. Paige è entrata nella “fam” dopo Azzi ma ha subito dimostrato di essere degna di quel posto. Dopo aver vinto tutti i premi disponibili in high school, nel suo primo anno da freshman ha infatti aggiunto alla bacheca il Naimisth e il Wooden Award, la prima freshman a riuscirci. Si definisce la più “swaggie” delle giocatrici e i suoi video su TikTok (insieme ad Azzi) sono diventati virali.