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Louisville regina ma Ohio State premia la B1G

Ohio State Louisville
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 5 Dic, 2019

L’ultima gara, quella decisiva, l’ha vinta Ohio State contro North Carolina, vanificando gli sforzi di Louisville contro Michigan e di Duke contro Michigan State. Le due conference più dominanti di questo inizio di stagione, con 7 squadre nella Top Ten, si sono affrontate per il ventesimo ACC/Big 10 Challenge della storia. A vincere, è stata la Big Ten per 8-6, grazie al 4-2 ottenuto nelle gare di mercoledì notte, ma la testa del ranking dovrebbe essere rimasta a marca ACC.

Vi proponiamo un rapido recap delle partite giocate che hanno coinvolto tutte le squadre, tranne Virginia Tech (l’ACC ha quindici squadre), delle due conference.

Illinois – Miami 79-81

Illinois sfiora la più grande rimonta della sua storia. Dal -27 del primo tempo fino ad avere palla in mano per il canestro della vittoria. Un cambiamento nelle prestazioni allucinante. Un primo tempo orrido in difesa, dove gli Hurricanes passeggiano senza trovare resistenza con un Chris Lykes in versione Muggsy Bogues, che ha pareggiato il career high di 28 punti. A metà secondo tempo, gli Illini accendono l’interruttore, recuperano palloni, volano in contropiede e servono quel mostro fisico di Kofi Cockburn. Non basta, ma Illinois si conferma pericolosa.

#1 Louisville – #4 Michigan 58-43

Louisville certifica il primo posto nel ranking, smantellando l’attacco rovente di Michigan, neo vincitore della Battle 4 Atlantis, tenendolo a 65.3 di Off Rtg. Una partita difensiva magistralmente preparata da Chris Mack che annulla tutti i mismatch fisici e tecnici favorevoli ai Wolverines. Alla fine 3/21 dal campo per il trio Wagner-Brooks-Livers. Dwayne Sutton meraviglioso in difesa su Isaiah Livers, Jordan Nwora (22+12, 9/23 FG) che non ha problemi a prendersi responsabilità e Steven Enoch che ha chiuso la partita con una delle sue due triple. Grande vittoria per i Cardinals.

#11 Michigan State – #10 Duke 75-87

Duke rovina la festa del ritiro della maglia di Draymond Green. Ottava vittoria nelle ultime nove contro Michigan State (l’unica per gli Spartans, ma la più importante, è arrivata nell’Elite Eight dello scorso Torneo), e una delle più convincenti. Tre Jones dominante anche in attacco, 20+12 assist, ha stravinto il confronto contro un Cassius Winston meno incisivo del solito. Vernon Carey invece è stato un gigante in mezzo ai bambini. In generale, i Blue Devils sembrano avere un’anima più consistente rispetto al free jazz dello scorso anno. I gregari hanno sopperito bene all’assenza di Cassius Stanley. Terza sconfitta in otto partite per Michigan State, che va ancora a corrente alternata.

Indiana – #17 Florida State 80-64

Serviva una quality win a Indiana per dimostrare di non essere un bluff. L’occasione è stata sfruttata al volo contro Florida State, mostrando una solidità assente nelle scorse stagioni. Non c’è un reparto in cui gli Hoosiers al momento brillino, ma non ce n’è nemmeno nessuno in cui mostrino evidenti lacune. Armaan Franklin e Trayce Jackson-Davis hanno portato energia e qualità sotto i tabelloni e sul perimetro. Poi, certo, serve far canestro e dopo l’ultima sfida è chiaro che quest’anno il go-to-guy della squadra sarà Devonte Green che ha chiuso con 30 punti (5/8, 5/7) e momenti di dominio assoluto. Florida State invece sembra ancora in cerca di un’identità e di un leader che al momento non sembra poter essere Trent Forrest, unico senior di una squadra giovanissima e con molto potenziale, a partire da quello di Devin Vassell.

#7 North Carolina – #6 Ohio State 49-74

Dopo Villanova, Ohio State miete un’altra vittima illustre, North Carolina, che cade di nuovo dopo il Battle 4 Atlantis. Il punteggio è eloquente, nato con uno strappo nel secondo tempo, 35-13 negli ultimi quindici minuti di gioco. I Buckeyes hanno dominato a rimbalzo, 44-26 alla fine, sfruttando l’uscita di Armando Bacot dopo sette minuti per un problema alla caviglia. Ohio State difende sempre in maniera efficacissima, 2° per KenPom (83.1), e per l’occasuione ha anche bombardato da tre gli avversari grazie ad un’ottima circolazione di palla, 17 assist e 10/26 dall’arco. La squadra ha anche una dimensione interna con Kaleb Wesson, che nella gara è stato servito anche meno del solito. I Tar Heels continuano a non avere un attacco efficiente (75.0 di OffRtg contro OSU) e ad avere problemi di spaziature con tanti giocatori a cui invece piace penetrare e con Cole Anthony, 15 punti con 4/15 dal campo, che non può sempre fare da solo. North Carolina, giocando l’ultima gara, ha fallito nel portare il punto del pareggio.

Purdue – #5 Virginia 69-40

Virginia ha scoperto cosa si prova a rimanere a secco per ampi tratti della partita e Purdue si prende la rivincita dopo l’amara sconfitta patita nella scorsa ‘Elite Eight. Mai in discussione la vittoria di Purdue, costruita grazie ad una prestazione offensiva favolosa. Una lunga serie di tagli, di blocchi lontano dalla palla, di uscite per i tiratori hanno permesso ai Boilermakers di sottrarsi dall’estenuante difesa di Virginia. Sasha Stefanovic ha tirato 6/10 da tre, portando il suo career high a 20, Jahaad Proctor e Trevion Williams hanno invece colpito con costanza in area. Virginia non concedeva un Off Rtg così alto (119.0) proprio dall’ultima partita contro Purdue nella March Madness (121.3). Difensivamente, Purdue ha preso il posto che di solito occupa Virginia, costringendo i Cavaliers a prendersi una caterva di tiri da tre, 4/24 alla fine, e mettendo tanta pressione sul perimetro. Solo undici minuti e 0/2 per Tomas Woldetensae, che continua ad avere qualche difficoltà. Ora c’è in vista lo scontro diretto tra le deluse del challenge, UNC e Virginia.

#3 Maryland – Notre Dame 71-52

I Terrapins hanno centrato la miglior partenza, 9-0, dal 1998-99 e lo hanno fatto smembrando minuto dopo minuto Notre Dame. Se Prentiss Hubb e TJ Gibbs combinano per un 5/25 dal campo, i Fighting Irish non hanno speranze. Sono bastati 10 minuti di gara perché Maryland prendesse le misure, dopodiché la squadra è volata via grazie ad una difesa estremamente atletica. Jalen Smith è il perno principale del team con la sua dimensione inside-out, 15+16 e 5 stoppate per lui, ma se anche i vari Ayala, Wiggins, Morsell giocano così, Maryland diventa una contender per il titolo. Soprattutto quando riescono a unire all’atletismo e alla fisicità, con cui vincono il confronto con la maggior parte delle squadre, un tiro da tre che finora non è stato costante.

Altri risultati

Minnesota – Clemson 78-60: Pitino Jr deve ringraziare il lungo Daniel Oturu per questa vittoria. 21 punti con 9/11. Clemson invece non ha quasi mai segnato da tre.

Syracuse – Iowa 54-68: La zona di Boeheim ha fatto sembrare un attacco decente quello di Iowa, 11-34 da tre. A noi di BN il nepotismo non piace e per questo soffriamo a vedere il 2/10 di Buddy Boeheim.

Boston College – Northwestern 62-84: La sfida tra i due brutti anatroccoli delle due conference viene vinta da quello che, solo due anni fa, sembrava essere un college in ascesa. E invece.

Pittsburgh – Rutgers 71-60: La rotazione di Jeff Capel, coach di Pittsburgh, è di soli sette giocatori e probabilmente prima o poi la benzina finirà. Per il momento, i due sophomore Xavier Johnson e Trey McGowens ne fanno 20 e 16 a gara e sono la spina dorsale della squadra.

Georgia Tech – Nebraska 73-56: Nebraska è, probabilmente, la peggior high major di questo inizio. Una onesta Georgia Tech ha avuto facilmente la meglio, dopo un primo tempo abbastanza equilibrato.

North Carolina State – Wisconsin 69-54: La battaglia della Motion Offense la vince Kevin Keatts, coach di Nc State. Percentuali sbilenche e solo 13 assist complessivi per due squadre che hanno nella circolazione uno dei loro capisaldi.

Penn State – Wake Forest 76-54: Danny Manning continua a lasciare perplessi e a far dubitare delle sue doti da allenatore. Penn State passeggia contro una Wake Forest che ha pochissime soluzioni offensive, 29% dal campo e o.71 punti per possesso.

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